18.8 C
Napoli
domenica, Aprile 28, 2024
PUBBLICITÀ

OMICIDIO VERDE, GLI ARTICOLI DI CRONACHE DI NAPOLI

PUBBLICITÀ

L’inizio di una
serata tranquilla, di quelle che
sembrano normali, in questo
periodo di feste. Via Borsellino,
già via Napoli, è sempre ingolfata
di traffico. Centinaia di macchine
la percorrono. Varie le direzioni
in cui si può arrivare percorrendola.
La zona è di passaggio
anche per i bus delle linee pubbliche
provinciali. Poi ci sono tanti
supermercati e negozi dove fare
compere. Più avanti, nei pressi
della nota pizzeria “Number one”,
quella mitica con due forni, ha
trovato la morte Francesco
Verde, 58 anni, capo dell’omonimo
clan santantimese che gestisce
il racket delle estorsioni e l’usura
nei comuni di Sant’Antimo e
Casandrino, da sempre in lotta
con i clan Ranucci e con i Marrazzo.
’O negus era a bordo di
una Nissan Micra, grigio metallizzata,
insieme al nipote Mario
Verde, 32 anni, figlio di suo fratello
Antonio, anche lui rimasto
ferito nell’agguato. L’autovettura
è stata raggiunta da due motociclette
di grossa cilindrata. A
bordo quattro uomini, col casco
integrale. Armati fino ai denti,
hanno messo fine alla vita del
negus. Hanno esploso una ventina
di colpi: quattordici calibro 9, sei
a pallettoni, con un fucile a canne
mozze. Una esecuzione di stampo
camorristico. Di quelle che devono
lasciare il segno. Una impronta
forte, rumorosa. Di quelle che
devono, anzi che vogliono decretare
la fine di una egemonia, il
ridimensionamento di un boss,
della sua famiglia e di quella
schiera di affiliati e comparielli
che gestiscono i soldi, il business.
Molti, quasi tutti i colpi, hanno
raggiunto il boss alla testa ed al
volto. Una morte all’istante, che
il nipote Mario, conosciuto col
soprannome di o tipografo, non è
riuscito ad evitare. Mario, ferito,
ha ingranato le marce e si è diretto,
con una fuga folle, all’ospedale
San Giuseppe Moscati di Aversa.
Ci è arrivato in pochi minuti.
’O negus, però, non ha nemmeno
messo piede in ospedale. Il suo
cadavere è rimasto in macchina,
per diverse ore, in attesa del
magistrato. Mario, il nipote, è
stato immediatamente soccorso.
Le se condizioni sono apparse
subito serie. Mai in pericolo di
vita. Dopo l’anamnesi prossima, i
medici dell’ospedale San Giuseppe
Moscati hanno deciso di sottoporlo
ad un delicato intervento
chirurgico. L’operazione è riuscita.
Mario è stato trasferito in rianimazione,
e la prognosi resta
riservata. Francesco Verde, scarcerato
dopo patteggiamento, il 16
dicembre 2006, era sottoposto
all’obbligo di firma, presso il
commissariato di Frattamaggiore,
diretto dal vicequestore aggiunto
Pietropaolo Auriemma, competente
sul territorio santantimese.
Francesco verde, da un anno, due
volte alla settimana, si recava in
commissariato per ottemperare al
suo obbligo. Così ha fatto pure
ieri pomeriggio. E’ andato a Frattamaggiore
ed ha firmato. All’uscita,
zio Francesco e nipote
hanno imboccato l’asse mediano.
Sono usciti ad Arzano. Dalla
rotonda di Arzano, hanno preso al
direzione Casandrino per poi arrivare a Sant’Antimo. In via Borsellino,
nei pressi della nota pizzeria
a due forni, però, hanno trovati
ad attenderli i quattro killer.
Immediatamente sono scattate le
indagini, dirette dal comandante
del Reparto Territoriale di Castello
di Cisterna Fabio Cagnazzo e
dal capitano della Compagnia di
Casoria Paolo Cambieri. Posti di
blocco sono stati predisposti in
tutti i comuni a nord di Napoli ed
in quelli limitrofi della provincia
di Caserta. Gli 007 dei carabinieri
hanno anche prelevato da tutte le
loro abitazioni i pregiudicati dell’area
nord. Diversi sono stati sottoposti
alla prova dello stube. Si
resta in attesa di capire chi e se
qualcuno è risultato positivo, cioè
se abbia sparato. I carabinieri ipotizzano
l’agguato vada sintetizzato
come un puro regolamento di
conti, non come una nuova guerra
di camorra. Una, dalla fine degli
anni ottanta e i primi del Novanta,
lasciò sul terreno decien e
decine di vittime. Un regolamento
di conti, che potrebbe essere scattato
per volere del clan
Marrazzo. Il capo dei Marrazzo,
Enzuccio, detto l’elettrauto, pare
sia libero, in licenza premio. Proprio,
l’elettrauto, l’ex alleato del
negus, potrebbe aver decretato la
sua morte, ritenendolo responsabile
dell’agguato ai danni di suo
fratello, avvenuto sempre a
Casandrino, l’anno scorso, nelle
festività natalizie.


Lia Del Vecchio




Gli interessi del ‘feudo’ e l’amicizia coi Casalesi



SANT’ANTIMO
. La famiglia dei
Verde nella storia della malavita
organizzata è sempre stata una delle
più temibili. Il sodalizio criminale
negli anni ha stretto l’alleanza con i
‘cugini’ dei casalesi. Tra i “pezzi da
novanta” è considerato un ex. Ma nel
suo feudo è sempre lui il monarca.
Con un nome da monarca, dei più
spietati e tirati fuori da una nomenclatura
un po’ vetusta. Ed ancor oggi
continuano a chiamarlo “‘o negus”.
E’ il padrino incontrastato di
Sant’Antimo. E’ Francesco Verde,
cresciuto e pasciuto tre le fila del boss
di San Cipriano d’Aversa Antonio
Bardellino. Un “pezzo da novanta”,
Francesco Verde è uno dei “sopravvissuti”
alla guerra che vide le milizie
di don Antonio Bardellino fronteggiarsi
con quelle di Raffaele Cutolo.
Cadevano i tempi di una sanguinaria
guerra, tempi in cui ‘o negus era considerato
poco più che un picciotto.
Che prese a guadagnarsi rispetto e
venerazione per la sua ferocia, per il
suo coraggio e per la fredda determinazione
che lo contraddistingueva.
Dopo la scomparsa del boss di San
Cipriano d’Aversa, Francesco Verde,
con i suoi sei fratelli ed una ventina
di altri superstiti a quella mattanza,
prese a gettare le basi di una cosca
che fu tra le più spietate e potenti che
la storia della camorra dell’hinterland
ricordi. Erano i primi anni Novanta.
L’alba di una nuova guerra. Le trincee
si scavavano a Sant’Antimo.
Quattro famiglie si contrastavano per
il controllo del territorio: Puca,
Ranucci, Petito e, ultima per tempo,
Verde. ‘O negus fu arrestato l’ultima
volta nel novembre del 1995, dopo
oltre un anno di latitanza. Nel luglio
dell’anno precedente nei confronti
del boss di Sant’Antimo furono
emesse due ordinanze di custodia
cautelare in carcere per concorso in
tre omicidi di matrice camorristica: il
duplice delitto di Antonio Filippini e
Femiano Guarino, uccisi l’8 luglio
del 1981, e l’assassinio di Carlo
Chiariello, datato maggio del ‘92. A
quell’epoca il curriculum del padrino
già colmava diversi fascicoli. Altre
accuse vi spiccavano all’interno: tentato
omicidio ed evasione. L’ultimo
reato commesso il 18 luglio del ‘93:
don Francesco approfittò di un permesso
ottenuto durante la sua detenzione
nel carcere di Saliceto San Giuliano,
nel Modenese, e fece perdere le
sue tracce. Mario Verde è uno dei
fratelli della ‘storica’ famiglia malavitosa
di Sant’Antimo. E’ stato sempre
il ‘numero due’ nella scia del fratello
Francesco. Mario ‘’o ferraro’ fu
arrestato il 19 luglio del 1996 dal
vicequestore Adolfo Grauso, all’epoca
dirigente del commissariato di
Frattamaggiore: era latitante da pochi
giorni e si rifugiò nell’abitazione dei
suoceri alla periferia del paese dove,
si disse, stava curando i preparativi
per una lunga latitanza. Doveva scontare
diciotto mesi di carcere. Ma in
quel periodo uno come lui serviva
troppo al clan per farsi arrestare.
Mario ‘’o ferraro’, detto anche
‘Marittiello’, ha lontani precedenti
per omicidio, tentato omicidio, estorsioni,
associazione mafiosa, armi e
ricettazione. Si tratta di delitti che
risalgono a moti anni fa e già definiti
in sede giudiziaria, dove Mario
Verde non è sempre risultato colpevole.
Nei confronti di Mario ‘’o ferraro’
è stata recentemente applicata la
misura della ‘sorveglianza speciale’
per la duata di quattro anni: per essere
libero ha pagato una cauzione di
diecimila euro. Franceco e Mario
Verde, non ancora ai vertici della
camorra quando comandava il boss
dei boss Raffaele Cutolo, furono sfiorati
dall’affiliazione alla ‘nuova
camorra organizzata’ del ‘professore’
di Ottaviano. Si legarono subito all’astro
nascente Antonio Bardellino ed
anche alla mala dei Casalesi. Negli
anni in cui Bardellino accarezzò il
‘sogno’ di dominare anche sulla città
di Napoli, a Mario Verde fu affidato
un ruolo particolare: individuare in
città le vittime delle estorsioni.
‘Marittiello’, ancora giovanissimo, fu
presente per un anno circa al Vomero,
dove si inserì nel commercio delle
scarpe. L’evolversi della situazione al
Vomero e l’acuirsi del conflitto con i
cutoliani e la scomparsa di Antonio
Bardellino suggerì a Verde di fortificarsi
sul loro territorio. Mario conservò
al Vomero soltanto qualche
buona amicizia e niente di più. L’ultimo
arresto del boss Francesco detto
‘’o negus’ risale al 27 gennaio del
2003 quando, snobbando l’obbligo
del soggiorno in Sant’Antimo ed il
divieto di frequentare pregiudicati, fu
fermato in Arzano. Poca cosa al
cospetto di accuse di concorso in tre
omicidi: il duplice delitto di Filippini
e Guarino (8 luglio 1981) e l’assassinio
di Carlo Chiariello, che risale al
maggio del 1992. Se per Mario il
‘percorso’ in sede giudiziaria appare
in discesa, non si può dire lo stesso
per il boss Francesco, che deve chiarire
in tribunale la sua posizione in
alcuni processi di camorra. Francesco
Verde era il boss del clan camorristico
attivo nei comuni di Sant’Antimo,
Casandrino e Grumo Nevano, nell’hinterland
settentrionale di Napoli.
Tra la fine degli anni Ottanta e gli
anni Novanta la cosca di Verde si
contrappose alle ‘famiglie’ dei Puca
e dei Ranucci, uno scontro al quale
vengono attribuiti numerosi omicidi.
Nel 1993, grazie a un permesso premio,
si allontanò dal soggiorno obbligato
in una casa lavoro di Modena
dandosi alla latitanza. Il boss fu catturato
due anni dopo dai carabinieri alla
periferia di Napoli.



CRONACHE DI NAPOLI – 29 DICEMRE 2007

PUBBLICITÀ

RESTA AGGIORNATO, VISITA IL NOSTRO SITO INTERNAPOLI.IT O SEGUICI SULLA NOSTRA PAGINA FACEBOOK.

PUBBLICITÀ

Ultime Notizie

Terremoto a Soccavo, scarcerato il narcos ‘Maradona’

Non sono bastate tre inchiesta e diverse informative che lo indicano come fedelissimo di Simone Bartiromo, il narcos attualmente...

Nella stessa categoria