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GIUGLIANO, DITTA AMATO: IL LICENZIAMENTO ARRIVA CON LA FESTA DEI LAVORATORI

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Primo maggio con l’angoscia di perdere il posto di lavoro per gli operai della ditta Fratelli Amato che commercializza e distribuisce prodotti per la casa in tutt’Italia. Nei giorni scorsi l’azienda ha annunciato ai sindacati di essere pronta ad avviare le procedure per quattro licenziamenti e ieri per tutta risposta una dozzina di dipendenti su 40 hanno incrociato le braccia. Armati di manifesti e col sostegno della Cgil hanno picchettato l’ingresso della ditta sulla via Appia di Giugliano, al confine con Melito. Sui cartelloni la scritta: «Il lavoro non si tocca», con i quali sfileranno anche oggi a Napoli. Gli operai minacciano di inasprire le manifestazioni di protesta in mancanza di un accordo. «Davanti a una crisi economica generalizzata, abbiamo chiesto ai titolari di verificare la possibilità di adottare misure alternative ai licenziamenti – dice Salvatore Velardi, responsabile Cgil dell’area giuglianese – Per tamponare l’emergenza, un’ipotesi percorribile potrebbero essere i contratti di solidarietà». Intanto a Giugliano c’è grande tensione in un momento in cui la crisi del settore penalizza anche le attività di un’azienda solida come quella della famiglia Amato, sul mercato da quarant’anni, e che tra dipendenti e indotto dà lavoro a cento famiglie. Dal canto loro, i titolari dell’azienda pongono sul tavolo il mancato rispetto dell’impegno siglato con le rsu e parla di crisi di produttività. «Siamo stati costretti ad annunciare i licenziamenti, anche per tutelare chi lavora con noi da anni – dice Domenico Amato, che gestisce coi fratelli e i figli l’azienda di famiglia – Non possiamo permetterci di andare avanti accollandoci gli stipendi di chi provoca ritardi. Non siamo la pubblica amministrazione, se verranno rispettati i parametri sulla produttività, noi riusciremmo a far fronte all’emergenza senza perdere quote di mercato. Abbiamo chiesto loro uno sforzo, aspettiamo risposte». Il dialogo è ancora tutto aperto, insomma. Se da un lato l’azienda chiede agli operai di impegnarsi e di tirare la cinghia in un momento difficile, dall’altro gli operai non ci stanno ad essere considerati degli «sfaticati». Nel frattempo lo sciopero resta proclamato ad oltranza. Il dialogo si fa difficile anche per altre questioni. I toni si fanno aspri anche sull’osservanza della legge 626, ma in questo caso non sono i dipendenti a lamentarsi bensì gli imprenditori. «Siamo stati costretti a mettere per iscritto che alcuni operai – dicono in azienda- volontariamente lavorano senza protezioni esponendo loro stessi e l’azienda a gravi rischi». I rappresentanti sindacali hanno chiesto anche al sindaco Giovanni Pianese di convocare un incontro al Comune per mediare sulle diverse posizioni. L’appuntamento potrebbe essere fissato agli inizi della settimana prossima. Nel frattempo l’azienda non si tira indietro sulla possibilità di stipulare contratti di solidarietà. Una misura temporanea che, riducendo le ore e i salari, potrebbe contribuire a superare la crisi e a scongiurare i licenziamenti annunciati.



TONIA LIMATOLA

Il Mattino – 01/05/2008

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