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Delitto Siani, in manette l’Angelo diabolico della Camorra

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Arrestato il superboss Nuvoletta



MARANO – Angelo Nuvoletta, il «Provenzano della camorra», latitante da oltre un decennio e accusato di essere il mandante dell’omicidio di Giancarlo Siani, è stato arrestato ieri dagli agenti della Dia di Napoli, a conclusione di un blitz clamoroso coordinato dal pubblico ministero Giuseppe Borrelli della Direzione distrettuale antimafia della Procura diretta da Agostino Cordova.
La notizia della cattura ha attraversato nel giro di poche ore la città di Marano e la periferia a nord di Napoli, dove la famiglia malavitosa da decenni detiene il predominio assoluto delle attività illecite.
Angelo Nuvoletta è stato condannato all’ergastolo con sentenza definitiva per l’omicidio di Giancarlo Siani, il cronista del «Mattino» assassinato a piazza Leonardo il 23 settembre del 1985.
La caratura criminale di Angelo Nuvoletta è cristallizzata in centinaia e centinaia di pagine di atti giudiziari, e non solo per il delitto Siani. A differenza del fratello Lorenzo, deceduto nel 1994, Angelo Nuvoletta è sempre riuscito a mantenersi costantemente nell’ombra, guadagnandosi non solo rispetto, ma anche una fama di personaggio impenetrabile che ne ha consolidato il potere negli ambienti malavitosi.
Gaspare Mutolo, il pentito di mafia che ha svelato una parte importante dei segreti di Cosa Nostra siciliana riferì, agli inizi degli anni 90, che il vero capo della famiglia Nuvoletta non era Lorenzo, il più conosciuto dei fratelli, ma proprio Angelo.
I particolari dell’arresto saranno illustrati oggi nel corso della conferenza stampa che si svolgerà negli uffici della Procura di Napoli. Ma, secondo quanto trapelato con insistenza ieri a Marano, il capoclan sarebbe stato bloccato dagli uomini del vicequestore Guido Longo proprio nei pressi di Poggio Vallesana, tenuta e roccaforte del clan.
Come ricordato, il nome di Angelo Nuvoletta ricorre negli atti delle principali indagini di camorra degli anni ’90. Tra queste, anche l’inchiesta sulla morte del cronista del «Mattino» Giancarlo Siani.
Per quella vicenda Angelo Nuvoletta è stato processato e la sentenza è diventata definitiva con la pronuncia della Corte di Cassazione. Una indagine lunga e difficile, quella sulla morte di Siani.
La verità giudiziaria emersa è ricostruita nelle carte processuali: Valentino Gionta – capoclan di Torre Annunziata e altro imputato eccellente nel processo in Corte d’Assise – non avrebbe avallato la decisione di uccidere Siani ma avrebbe «subìto» la presa di posizione dello stesso Angelo Nuvoletta, deciso a punire il giornalista per l’articolo nel quale ipotizzava un tradimento dei maranesi come chiave di lettura dell’arresto di Gionta avvenuto sempre a Poggio Vallesana.
La cattura di Nuvoletta era nell’aria da quando – il 27 marzo scorso – era stato arrestato, sempre a Marano, Gaetano Iacolare, complice degli esecutori dell’omicidio del giornalista de «Il Mattino».

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DARIO DEL PORTO – IL MATTINO 17 MAGGIO 2001








Delitto Siani, in manette l’Angelo diabolico della Camorra



NAPOLI, 17 MAGGIO 2001-
Il boss latitante Angelo Nuvoletta, uno dei più potenti capi della camorra napoletana, è stato arrestato dagli uomini della Dia in una operazione condotta la notte scors a Marano, zona di influenza del clan.

È stata un’ operazione movimentata quella che ha portato all’ arresto. Il latitante, uno dei più ricercati, ha tentato infatti di sottrarsi alla cattura aiutato da due complici che sono stati arrestati. Lo ha reso noto il direttore della Dia, Agatino Pappalardo, che è stato ricevuto al Viminale dal ministro dell’ interno Enzo Bianco

Angelo Nuvoletta, uno dei cinque più pericolosi latitanti italiani, era stato condannato all’ergastolo quale mandante dell’omicidio del giornalista de “Il Mattino” Giancarlo Siani, “giustiziato” proprio perchè avrebbe scritto del tradimentod el clan di Marano nei confronti del boss di Torre Annunziata Valentino Gionta.

Secondo quanto è trapelato il boss sarebbe stato rintracciato proprio nella zona di Poggio Vallesana, la zona di Marano, comune a Nord di Napoli, ritenuta la roccaforte del clan, uno dei più potenti della malavita organizzata partenopea e dagli anni Settanta punto di riferimento della mafia siciliana. Pur avendo sempre operato nell’ombra, a differenza del fratello Lorenzo ritenuto il capo indiscusso del clan e deceduto nel ’94, il nome di Angelo Nuvoletta compare in numerose inchieste sulla camorra a partire dagli anni Novanta.

Di recente, con la pronuncia della Cassazione, è divenuta definitiva la condanna all’ergastolo per l’omicidio di Giancarlo Siani, fatto uccidere la sera del 23 settembre 1985 sotto la sua abitazione napoletana di Piazza Leonardo. Il 27 marzo scorso, sempre a Marano, era stato artrestato anche Gaetano Iacolare, anche egli condannato per l’omicidio Siani.

L’arresto del boss della camorra Angelo Nuvoletta «è il risultato del salto di qualità delle capacità investigative delle forze di polizia». Ad affermarlo è stato il ministro dell’Interno Enzo Bianco, che ha ricevuto questa mattina al Viminale il direttore della Dia, Agatino Pappalardo per ringraziarlo personalmente per quella che il ministro ha definito «un’indagine lunga, complessa e difficile».

«L’arresto di Nuvoletta – ha aggiunto Bianco – ha una grande valenza anche rispetto ai segnali inquietanti di recrudescenza della criminalità nel napoletano che negli ultimi tempi sono stati fortissimi». «Questo – ha proseguito il ministro – è il segnale che lo Stato aspettava». Bianco ha poi ricordato come negli ultimi cinque mesi questo sia il quarto arresto eccellente dopo quelli di Prudentino, Spera e Virga.

«Le nostre forze di polizia – ha detto il ministro – con i fatti, con le azioni concrete stanno rispondendo da tempo e puntualmente allasacrosanta richiesta dei cittadini di avere più sicurezza, di essere di nuovo liberi e sicuri nelle loro città e nei loro paesi dove in passato le grandi organizzazioni criminali l’hanno fatta da padrone». «Per questi boss – ha concluso Bianco – non è più tempo di impunità, di lunghe e spesso dorate latitanze da cui continuavano, non di rado, ad esercitare il loro potere».

«È stata un’indagine lunga e difficile, durata oltre due anni e che non si è avvalsa del supporto di nessun collaboratore». Così il direttore della Dia, Agatino Pappalardo ha descritto il percorso che ha portato all’arresto di Angelo Nuvoletta nel corso del suo incontro al Viminale con il ministro dell’Interno Enzo Bianco.

«Al di là del valore simbolico dell’arresto di un latitante storico, arresto che afferma la presenza dello Stato sul territorio – ha detto Pappalardo – questa operazione ha una valenza sostanziale per la conoscenza delle dinamiche criminali interne alla camorra». «Questa lunga indagine ci ha permesso – ha proseguito Pappalardo – di attualizzare il reticolo dell’organigramma dell’organizzazione camorrista e dei suoi rapporti organici con altre associazioni criminali in un panorama frastagliato e variegato». Pappalardo ha confermato che le condizioni di Nuvoletta sono buone anche se la sua cattura è stata «movimentata».

«Nuvoletta ha infatti cercato di sottrarre i polsi alle manette – ha raccontato il direttore della Dia – con l’aiuto di due favoreggiatori che sono stati anch’essi arrestati».




http://lanazione.quotidiano.net/art/2001/05/17/2164084






NUVOLETTA, L’ULTIMO DEI GRANDI PADRINI




NAPOLI, 17 MAGGIO 2001 – Angelo Nuvoletta è considerato l’ ultimo dei grandi padrini della camorra che era ancora in libertà. Inserito nell’ elenco dei 30 latitanti di massima pericolosità, appartiene ad una “famiglia” potentissima che da decenni aveva allacciato stretti rapporti di collaborazione con la mafia siciliana.

In passato il clan dei Nuvoletta era governato da tutti e tre i fratelli: Lorenzo, Ciro ed Angelo. Il primo, morto alcuni anni fa a seguito di una grave malattia che lo aveva colpito mentre era detenuto, era considerato il capo; Ciro – ucciso in un agguato avvenuto nell’ ambito di una vera e propria guerra tra formazioni rivali: da un lato i Nuvoletta-Gionta e dall’altro Bardellino-Alfieri-Galasso-Verde – era il più sanguinario del gruppo; Angelo costituiva invece la “mente” del clan, colui al quale era affidata la gestione economica del gruppo.

Proprio ad Angelo era toccato di tenere gli stretti contatti con Cosa Nostra e, in particolare, con la cosca dei corleonesi, con la quale, sin dagli anni settanta, i Nuvoletta avevano stretto un patto di reciproca collaborazione. A carico di Nuvoletta vi sono numerose imputazioni: dall’ omicidio al traffico di stupefacenti, all’ estorsione, al possesso di armi ed esplosivo, all’ intimidazione, al controllo degli appalti pubblici. Angelo Nuvoletta è stato, tra l’ altro, condannato all’ ergastolo perchè accusato di essere uno dei mandanti dell’ omicidio del giornalista del Mattino, Giancarlo Siani, avvenuto nel settembre 1985. La sentenza, emessa dalla corte d’ assise di Napoli il 14 aprile 1997, fu confermata in appello il 7 luglio 1999 e dalla Cassazione il 13 ottobre 2000.

L’ omicidio di Siani, secondo quanto fu accertato nell’ inchiesta condotta dal pm D’ Alterio della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, anche grazie al contributo di alcuni collaboratori di giustizia, fu deciso nell’ abitazione dei Nuvoletta, a Poggio Vallesana di Marano, proprio da don Angelo, nel corso di una riunione alla quale parteciparono anche il boss di Torre Annunziata, Valentino Gionta ed il luogotenente dei Nuvoletta, Luigi Baccante.

La ‘condanna a mortè del cronista fu decretata perchè in un articolo aveva accennato ad un tradimento che i Nuvoletta avrebbero fatto a Gionta. Una circostanza inconfessabile (e poi rivelatasi vera) che andava punita con la morte. Durante la lunga latitanza, Angelo Nuvoletta non si sarebbe quasi mai mosso da Marano, riuscendo sempre a trovare rifugio, forse in qualche nascondiglio segreto nello stesso centro della cittadina. E da lì avrebbe continuato a mantenere in piedi l’ organizzazione criminale, gestendone le molteplici attività illecite.

Nuvoletta avrebbe anche avuto la possibilità di continuare a mantenere i rapporti con Cosa Nostra, confermati, del resto, anche dalle dichiarazioni di Gaspare Mutolo, già appartenente alla famiglia Partanna di Mondello e collaboratore di giustizia. Fu proprio Mutolo a riferire ai giudici che i rapporti dei corleonesi con i clan della camorra risalgono al 1973. In quell’ anno lo stesso Mutolo, uscito dal carcere di Poggioreale in cui era rinchiuso, trovò ad attenderlo Saro Riccobono ed Angelo Nuvoletta, che lo accompagnarono in auto a Poggio Vallesana, nella tenuta del clan di Marano, dove, a sua volta, li aspettava Totò Riina. La ritrovata libertà di Mutolo fu festeggiata a tavola con un pranzo che sancì la definitiva alleanza tra i Nuvoletta ed il gruppo di Riina.




http://lanazione.quotidiano.net/art/2001/05/17/2167985

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