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venerdì, Maggio 3, 2024
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«SIANI, IL CORAGGIO DI FICCARE IL NASO»

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«Fortapasc» la cronaca della morte annunciata del giornalista napoletano, Giancarlo Siani, giovane cronista de “Il Mattino” ucciso dalla camorra a ventisei anni per mano del clan Nuvoletta. Di seguito due recensioni segnalate da una professoressa del liceo Cartesio di Qualiano. Il film visto e analizzato da due giovani studenti.

Il film “Fortapasc” diretto da Marco Risi è ispirato alla storia vera di Giancarlo Siani, ucciso dalla camorra per aver fatto il suo lavoro, quello di scrivere articoli che evidentemente non facevano tanto comodo agli esponenti dei clan ai quali erano riservati. Siani riteneva se stesso un giornalista “abusivo”, in quanto non aveva stipulato un contratto regolare con la redazione di Torre Annunziata, per la quale lavorava con fervore e costanza che mai si erano visti in un giornalista, tanto che in una parte del film il direttore del giornale gli dice di fare il giornalista impiegato, piuttosto che il “giornalista giornalista”.

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Siani ha voluto “ficcare il naso” nei fatti della camorra ma non per mostrarsi più coraggioso degli altri, che preferivano sempre “chiudere un occhio”, ma perché qualcuno doveva pur iniziare a farlo per difendere la speranza del futuro, anche se inevitabilmente c’era un prezzo molto alto da pagare.



Il film inizia in medias res, nel bel mezzo dei fatti, quando il protagonista, Siani, sotto lo sfondo musicale di una canzone di Vasco Rossi, si trova in un auto. La scena viene introdotta da una voce narrante esterna onnisciente del Siani che già sa qual è il suo destino, e dice che non sarebbe stato così felice cantando una canzone di Vasco Rossi se avesse saputo che da li’ a cinque minuti sarebbe stato ucciso. Successivamente la storia in un flashback, narra gli ultimi quattro mesi di vita di Giancarlo Siani.



Qui la focalizzazione diventa interna, siccome Siani adesso non è più il narratore onnisciente, ma è il personaggio che non sa quello che succederà, o meglio, è il personaggio che sa che immischiandosi nelle faccende della camorra, scrivendo articoli su di essa, prima o poi si ritroverà tutti contro, dal minimo esponente di un clan camorristico fino al sindaco corrotto di Torre Annunziata.



Il titolo del film, Fortapasc, è da attribuirsi ad un articolo del Siani che viene riportato in una scena del film, quando il sindaco di Torre Annunziata tiene un discorso alla cittadinanza riguardante i problemi che la camorra affligge alla città. All’improvviso un temporale costringe ad interrompere il dibattito, il sindaco chiude con le parole, parafrasando Siani, “Qui non ci troviamo a Fortapache!”. Un elemento che ha caratterizzato questo discorso è stato il fulmine improvviso che preannuncia il temporale, che ha il significato del preludio alla tempesta, l’inizio di una guerra, l’inizio di “Fortapasc”.



Successivamente Giancarlo viene promosso da giornalista “abusivo” a giornalista del “Mattino” con regolare contratto. E qui iniziano i problemi, le prepotenze, le chiamate anonime, gli avvertimenti di non immischiarsi più negli affari camorristici. Tutto questo si chiude in una sorte di struttura circolare che riprende dalla scena iniziale con Siani in auto che canta una canzone di Vasco Rossi, mentre si reca a casa, dove ad attenderlo ci sono i membri del clan Nuvoletta che gli fanno pagare il prezzo della sua onestà e della sua voglia di dare una speranza ai giovani.



Antonio Cozzolino

Liceo «Renato Cartesio» di Qualiano (NA)




L’altra recensione sul film «Fortapasc»


Il film “Fortapàsc “diretto dal regista Marco Risi,narra la storia di Giancarlo Siani un giornalista assassinato dalla camorra. Il film inizia in medias res .
La focalizzazione si alterna. Essa è esterna all’inizio quando Siani narra se stesso,quindi in questo caso il narratore è onnisciente ,invece è esterna quando Siani vive la sua storia e gli appare evidente solo quello che osserva nella vicenda, creando una situazione di suspance.

Dai dialoghi che ci sono fra i personaggi emerge un registro linguistico basso,dovuto all’ambiente disagiato e arretrato, sia in campo culturale che sociale,in cui si svolge la vicenda.
Inoltre dai dialoghi sono evidenti parole come: boss, clan, mafia, malavita…Esse appartengono ad un campo semantico specifico ,quello della camorra ed hanno un livello connotativo che riporta a quello della violenza ,un fenomeno che nella nostra società dilaga sempre più.

Durante la narrazione del film compare un foreshadwing: un semplice bigliettino che appare insignificante all’interno di quella scena sarà foriero della sua sentenza di morte,infatti su di esso sono annotati i clan più famosi della zona,tra cui i “Nuvoletta” ; saranno quest’ultimi , infatti, che decreteranno e attueranno la sentenza di morte.
Nel film non compaiono mai la madre,il fratello o altri suoi familiari, se non con una voce fuori campo, infatti questi ultimi non hanno una caratterizzazione fisica ,ma sono presenti con i loro consigli quasi come una sorte di coscienza guida.

In un’altra scena del film, Siani si trova da solo in un bar, qui riceve uno schiaffo , non vede nessuno, il bar è deserto e lo spettatore ricerca qualcuno nei paraggi ma non scorge nessuno, questo avvenimento può essere registrato su due aspetti quello che la camorra è presente ma non si vede, e quello più intimo cioè quello della sua coscienza che lo frena nel corso delle sue indagini.
In conclusione Siani con i suoi articoli e la schiettezza con cui li scriveva inizia ad inimicarsi la camorra che con un agguato, organizzato dal clan “Nuvoletta”, lo uccide sotto casa sua.



Il film Fortapasc è un omaggio al personaggio di Giancarlo Siani,un ragazzo che con il suo coraggio ha combattuto la mafia, un fenomeno che distrugge le famiglie e l’intera società.


Maria Pia Ciambriello
Liceo «Renato Cartesio» di Qualiano (NA)

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