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sabato, Maggio 18, 2024
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«IL COMMISSARIAMENTO? LA PAROLA FINE AD UN TENTATIVO DI RISCATTO»

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INTERVISTA AL SINDACO BERTINI





a cura di Ugo Ferrero e Francesca Laudato




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· Sindaco, lei ha sempre sostenuto di non essere un sindaco anticamorra, ma sindaco nonostante la camorra. Per anni ha rappresentato l’altra faccia della politica; i suoi stessi avversari le riconoscevano, nonostante quello che viene comunemente definito un “caratteraccio”, un atteggiamento integerrimo e l’assoluta assenza di compromessi con chiunque. Come è potuto succedere che proprio lei sia finito nel mirino dell’Antimafia e della Dda, addirittura sospettato di aver fatto parte di un’organizzazione criminale, di averne favorito gli affari, fino all’invio di una commissione d’accesso per il monitoraggio degli atti prodotti dalla sua Amministrazione?

Non è certo il primo degli atti. Io ho anche avuto un avviso di garanzia per il 416 bis: il che vuol dire camorrista doc. Poi c’è stata l’archiviazione: e d’altra parte non era pensabile diversamente. Adesso ne hanno provata un’altra. Non credo ci sia alcun elemento per ipotizzare una collusione con la camorra: c’era bisogno di mettere in campo tutte le strade per interrompere l’esperienza politica di Marano. Questa penso sia un’esperienza che rompe le scatole a tanta gente. Ci hanno provato in tutti i modi per farci fuori. Sconfitti nel percorso democratico, ora stanno percorrendo altre strade per eliminarci. A differenza però dell’atto giudiziario in cui contano le prove, con la Commissione d’accesso basta il sospetto per procedere allo scioglimento del Consiglio. Ed è una decisione inappellabile.




· Perché questo accanimento così insistente su Marano? Crede ci siano pressioni politiche?


Penso proprio di sì. Marano è una realtà che sconvolge gli schemi politici ed elettorali. La gente ha fatto una scelta consapevole, lontana dai compromessi. E la gente libera preoccupa. Non a caso ci definiamo un’amministrazione “apolide”: non siamo né con il Polo, né con il centrosinistra. E questo resta sulle palle un po’ a tutti. Certamente i più “incazzati” sono quelli del centrodestra che non riescono a scalzare questa esperienza, che anzi ogni giorno si radica. L’invio della Commissione è un’iniziativa politica che cerca di stroncare Marano, ributtando addosso il marchio di “città di camorra” a questo Comune che se l’era scrollato. Ed è questa la cosa più vigliacca.





· Cosa significherebbe per Marano un nuovo commissariamento?


La morte. Decisamente la fine di ogni tentativo di recupero e di riscatto. Il Commissariamento, soprattutto per motivi di camorra, è un commissariamento di polizia. Ai commissari interessa l’ordinaria amministrazione. La mortificazione di un atto estremo come questo è inimmaginabile. Questa umiliazione l’abbiamo già provata, giustamente. Perché poi l’abbiamo pagata cara e la città ha capito ed è cambiata. Ma c’era davvero la camorra quando hanno mandato a casa il Consiglio comunale di Marano tanti anni fa. Malvano, allora designato commissario prefettizio, frantumò brutalmente le cose, creando le premesse per un cambiamento. Per l’attuale situazione, mi auguro solo che il nuovo Prefetto abbia una valutazione oggettiva delle cose e sia estraneo all’operazione costruita per mandarci a casa. I fatti parlano, d’altronde.





· Quale situazione si è trovato a gestire alla sua prima investitura da sindaco dopo il primo commissariamento?


Una situazione impossibile. 54 miliardi di debito, il blocco di ogni possibilità di investimento, la mancanza di soldi per pagare anche gli stipendi. E poi la macchina comunale completamente ferma, totalmente demotivata, incapace e priva di volontà di muoversi. Una città assolutamente rassegnata. Abbiamo dovuto ricostruirla. Augurarsi che il Comune non sia commissariamento nuovamente è la cosa più normale. Ma gli effetti di questa manovra messa in atto da Forza Italia ed Alleanza nazionale per surrogarci sono già evidenti. Un esempio. Non appena si è insediata la Commissione d’accesso, i finanziatori del progetto “Pianeta Marano” si sono tirati indietro.




· Cosa è stato fatto e cosa resta da fare?


Quanti giorni avete a disposizione? (ride). Non posso guardarmi indietro, posso solo guardarmi avanti. Certo, Marano oggi è una città. Nell’hinterland si presenta come il Comune più vivibile. Il primo e più importante passo che abbiamo fatto in avanti è stato quello di rimettere in mano alla gente la sicurezza che i padroni della città sono loro.




· Sindaco, chi è il camorrista?

E’ un sottoprodotto dell’umanità. E’ uno che è venuto male, con un difetto di fabbrica che l’ha marchiato. Uno che non sa avere rapporti decenti, educati e “cristiani” con la gente che ha attorno. E’ uno scompensato che cerca di equilibrare il suo scompenso imitando l’asino, cioè quello che dà calci perché non riesce a ragionare. Il camorrista nella nostra cultura è ancora l’uomo di rispetto. Io mi sto ancora domandando quali potrebbero essere i motivi per rispettare un camorrista. Il malvivente è una cellula venuta male nel corpo di una città sana: se si comincia a sentire il rigetto e lo schifo, significa che già è cominciata la cura.





· Contano ancora molto i padrini da queste parti?


Credo abbiano in mano tutta l’economia di Marano. Nella nostra città la camorra non è un’organizzazione truculenta che spara o uccide; è una camorra che fa impresa, che si è messa la cravatta e la giacca. E investe. I padrini hanno una capacità di coinvolgimento che varia secondo il radicamento locale delle persone che incontrano. Da dieci anni però non riescono ad avere rapporti con l’amministrazione; prima trovavano la strada già aperta.
I padrini, non c’è dubbio, contano ancora da queste parti e sono dominanti sul piano economico. Però non sono più dominanti sul piano della libertà del modo di essere e di pensare. Molta gente a Marano non li pensa proprio: e questa è già una gran cosa.




· Hai mai ricevuto pressioni?

No. Nel senso diretto, mai. In tanti anni non ho ricevuto nessuna minaccia. Penso abbia giocato a favore il fatto che non sono originario della zona. D’altra parte credo si sappia che non accetto compromessi.



· Sindaco, ci spiega cosa è avvenuto per Palazzo Merolla. Il senatore Emidio Novi (Fi) sostiene che lei ha acquistato l’edificio “sborsando oltre un miliardo di lire alla società Tiziana Costruzioni facente capo a Giuseppe Polverino (che qualche tempo prima l’aveva pagato 400 milioni)”. E’ vero?

Novi non è nuovo a farneticazioni di questo tipo. Io ho comprato palazzo Merolla perché ritengo sia la parte più significativa di Marano. Lì realizzeremo la palazzina della cultura: dalla biblioteca alle sale convegni. Come il proprietario l’abbia avuto – se l’ha avuto regalato o l’ha pagato 100 miliardi – non è un problema mio. Sono andato dal proprietario di palazzo Merolla e l’ho valutato. Quando le richieste superavano i 5 miliardi di lire, abbiamo fatto mettere i vincoli dalla Sopraintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali. Arrivati i vincoli, sono finite le pretese di 5 miliardi e l’abbiamo acquistato ad un miliardo. Semplicemente.


· E’ vero che una delle cause principali dell’insediamento della commissione d’Accesso sarebbe da attribuire all’assessore Massimo Nuvoletti?

Questo mi farebbe piacere, se così fosse. Quando sono stato in Commissione Antimafia, Novi pose la stessa domanda. Solo che non mi seppe rispondere quando posi la domanda io a lui. Se è vero che Massimo Nuvoletti è il nipote di Lorenzo Nuvoletta e per questo è un disgraziato, è anche vero che Massimo Nuvoletti è il nipote del vicequestore di Arezzo. Quale è la parte dei Nuvoletta che va presa in considerazione?


· L’invio della Commissione d’accesso potrebbe essere allora collegato al processo che la vede imputato per corruzione?

Credo di no, anche se qualche punto di contatto tra le due cose potrebbe esserci. Di sicuro l’invio della Commissione d’accesso e l’imputazione per corruzione sono il tentativo per mandarci a casa. A questo punto devono provarci. Ah: un’altra cosa.


· Dica.

Queste manovre politiche messe in atto dai vari Scoppa, Spinosa e Florino possono portare solo danni a Marano. Loro farebbero bene a pregare San Gennaro che il commissariamento non avvenga: la gente li sputerebbe in faccia senza ritegno.




· Ritorniamo alla Commissione d’accesso. Se Marano dovesse essere commissariata nuovamente, lei continuerà con la politica o chiuderà definitivamente?


Io non ho mai fatto politica. E mi sono trovato a fare per caso il sindaco di Marano poiché durante la campagna elettorale arrivarono 52 fra arresti e avvisi di garanzia: rimasi io solo e diventai sindaco. Non ho mire politiche, la politica per me è intesa come strumento di servizio per determinati progetti che abbiano la città al centro. Se questo è politica, continuerò a fare politica.
Continuerò a credere nelle cose che hanno motivato la mia esistenza: le posso fare facendo il sindaco, facendo il rivoluzionario per la strada o andando a dare una mano in Iraq a qualcuno che vorrebbe liberarsi.

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