REFERENDUM: A NAPOLI NORD L’AFFLUENZA NON SUPERA QUOTA 10%

Non supera il 10% l’affluenza ai tre quesiti referendari nei comuni a nord di Napoli, ma il numero di voti favorevoli va ben oltre l’80%. Un esito prevedibile già a distanza di tempo. Il referendum abrogativo sulla legge elettorale manca di gran lunga il quorum e apre due dibattiti paralleli nel mondo politico: sul futuro dell’istituto referendario e su quello della legge elettorale. Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, annuncia querele contro chi lo ha accusato di voler intimidire i presidenti di seggio e lancia l’idea di una riforma del referendum. Si tratta di un record negativo, con il dato più basso d’affluenza registrato nella storia della Repubblica (in media poco più del 23% degli italiani chiamati ad esprimersi), «merita una riflessione» – ha aggiunto il ministro Maroni. E dinanzi al flop dei tre quesiti referendari sulla legge elettorale, con una larga ma ininfluente vittoria relativa dei sì, occorre «ripensare» lo strumento, affinché «non muoia» e «non diventi inutile».
«Il referendum e’ fallito miseramente. Ancora una volta si sono spesi migliaia e migliaia di euro di tutti gli italiani per un referendum inutile. Il bipartitismo e’ stato bocciato». Lo dice il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, commentando dal suo sito il mancato quorum. Come gia’ alle europee gli italiani hanno bocciato il bipartitisno «con un scarsissima partecipazione al referendum. Ora speriamo che i promotori si mettano il cuore in pace e non evochino complotti» o lancino accuse al ministro dell’Interno: «Gli italiani hanno l’intelligenza per capire che dare il 25% di voti a un partito e consentirgli di prendersi il 55% dei seggi, come sarebbe capitato in caso di approvazione del referendum, sarebbe stato un salto nel buio per l’Italia e per gli italiani».
«Bisogna riflettere sul logoramento dell’istituto referendario. Il Pd ha proposto dei disegni di legge che da un lato elevino il numero dei sottoscrittori delle firme cosi’ da rendere un po’ piu’ competitiva la raccolta, e dall’altro magari si puo’ discutere dell’abbassamento della soglia del quorum per rendere il referendum qualcosa di credibile, di meno inflazionato, visto che dal ’95 non si raggiunge il quorum». Lo ha detto Walter Verini (Pd) commentando l’esito referendario e il mancato raggiungimento del quorum. Verini ha ricordato che il Pd si era schierato a favore del si’ «per aiutare a spingere verso una necessaria riforma elettorale. Ora – osserva – il rischio maggiore e’ che non se ne parli piu’ mentre sarebbe urgente farla in Parlamento per rafforzare il bipolarismo». Per Verini, quindi, “resta l’esigenza di procedere a questa riforma, nell’interesse dei cittadini e della trasparenza del sistema politico”. Sull’alta percentuale di astensione, l’esponente del Pd ribadisce: «Non e’ un dato inatteso, non si poteva sperare di raggiungere il quorum visto che e’ dal ’95 che i referendum non lo raggiungono e che si e’ deciso di non fare l’election day».
Il ministro della difesa Ignazio La Russa sottolinea che negli ultimi 15 anni «tutti i referendum sono falliti», ma che al contrario «i grandi referendum non sono finiti nel nulla, come il divorzio, l’aborto o la preferenza unica». La proposta di La Russa «è di triplicare le firme necessarie per promuovere il referendum e di abbassare il quorum, non dico abrogarlo. Alle amministrative – sottolinea – vota il 70% dei cittadini, quindi il quorum potrebbe essere fissato al 35. Oppure si potrebbe dire che conta la metà delle persone che hanno votato alle ultime elezioni politiche. Ma se si lascia tutto così come è rende veritiero chi dice che sono soldi buttati».