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mercoledì, Maggio 29, 2024
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Secondigliano: Ucciso il boss Francesco Feldi

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Il 40enne esponente di spicco del clan Amato – Pagano di Secondigliano è stato ucciso nella tarda serata di ieri, da un commando a mano armata, in Via Stelvio, a pochi passi dal Rione Berlingieri di Secondigliano. Si tratta di Francesco Feldi. Era uno dei ribelli dei Licciardi e nel 2008 riusci a sfuggire ad un altro agguato ai suoi danni sempre in Via Stelvio. I killer hanno esploso diversi colpi d’arma da fuoco. Inutile il soccorso degli uomini del 118. Quando l’ambulanza è giunta sul posto, Feldi era già morto. Le indagini sono state avviate immediatamente dopo la scoperta del cadavere da parte delle forze dell’ordine. Si indaga anche su eventuali collegamenti tra l’agguato di ieri sera e l’arresto di Domenico Antonio Pagano, considerato l’attuale reggente degli «scissionisti», sorpreso dalla squadra mobile di Napoli il 17 febbraio scorso in un appartamento a Cicciano, nell’ area nolana.

Secondo una prima ricostruzione dell’agguato, Feldi stava rientrando a casa quando, pochi minuti dopo le venti di ieri sera, in Via Stelvio, feudo dei Di Lauro, un tempo fiorente piazza di spaccio e punto di riferimento del narcotraffico partenopeo, è stato raggiunto dai proiettili sparati dai sicari. Almeno due persone lo hanno avvicinato ed hanno esploso diversi colpi di pistola. Feldi cade al suolo, accanto ad un’aiuola e non molto lontano dalla chiesa del rione, in posizione scomposta e muore sul colpo. Sul posto pochi minuti dopo giungono le volanti dei carabinieri e un autoambulanza. I medici del 118 non possono fare altro che constatare il decesso. L’intera zona viene recintata. Poco dopo arrivano anche gli uomini della scientifica per effettuare i rilievi. Intorno al cadavere di Feldi, in Via Stelvio, si forma via via una folla di persone che spinge per vedere, capire e farsi un’idea di ciò che è accaduto. I carabinieri faticano non poco per tenere indietro la marea umana che vorrebbe andare oltre il nastro bianco-rosso, per interpretare eventuali segni lasciati dai sicari che, com’è consuetudine, rappresentano la firma del delitto. Gli inquirenti conoscevano molto bene Francesco Feldi, classe 1970, a suo carico numerosi precedenti penali. Secondo la Dda era un elemento di spicco. Il delitto è avvenuto in uno dei rioni che la magistratura Antimafia definisce ad alto rischio criminale.

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