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Cresce la tensione per l’assegnazione delle case

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Nuovo campo rom, a rischio l’autogestione. Trascorsi i sette giorni previsti dall’accordo siglato in Prefettura, dal Comune scrivono a Procura e prefetto per segnalare che il percorso avviato per la revisione dei criteri di assegnazione delle case, deciso dopo il raid incendiario, si è bloccato; mentre gli attivisti chiedono di non accelerare sulla consegna per consentire alle famiglie di trovare un accordo condiviso. Insomma, scaduta la settimana concessa ai rom, resta ancora deserto il villaggio attrezzato realizzato con i fondi della Provincia su un terreno comunale a ridosso della zona Asi, all’interno del quale si dovrebbero trasferire 24 famiglie sulle 80 presenti nell’area industriale da metà degli anni Ottanta. In mancanza di una proposta, allora dal Comune rivendicano la titolarità giuridica del processo di assegnazione, così come ribadito dal procuratore De Chiara in un documento successivo al tavolo in cui venne stabilita l’autogestione.
«Noi siamo pronti alla consegna – dice l’assessore alle politiche sociali Mario Delfino è evidente che non vogliamo forzare la mano per
evitare altri disordini, ma abbiamo pubblicato un bando e agito in maniera trasparente e se non ci sono proposte alternative, riteniamo ufficiale la nostra graduatoria». Secondo quanto stabilito a Napoli con le associazioni i rom assegnatari avrebbero dovuto rinunciare alla consegna, ma – dicono al Comune – finora sono arrivate solo sei rinunce su 24, mentre altre dieci famiglie hanno già provveduto ad allacciare luce e acqua.
Quest’ultimo dettaglio testimonierebbe la scarsa volontà di rivedere coralmente i requisiti e procedere all’assegnazione in maniera pacifica. Ma gli attivisti insistono e chiedono di poter proseguire con gli incontri: «L’accordo prevedeva che si dessero garanzie agli esclusi – dice Felicetta Parisi, comitato campano per i rom – Siamo in attesa della mappa dell’area per stabilire quali sono i siti inquinati che secondo il provvedimento della Procura vanno liberati con priorità per definire quali sono le aree in cui eventualmente le famiglie escluse possano trovare spazio per le loro baracche».
Oltre ai 300 esclusi resta da trovare una sistemazione alternativa alle tre famiglie che avrebbero dovuto occupare i containers distrutti nell’incendio doloso appiccato nelle settimane scorse. Si chiede di fare presto anche dal Consorzio imprese di Giugliano.
«Non si può più aspettare, il cantiere per la recinzione va avviato subito» dice il presidente del Cig, Angelo Punzi, che nei giorni scorsi aveva lanciato un
appello al prefetto De Martino e al sindaco Pianese.
Insomma, la tensione cresce. (Da Il Mattino il 23/02/2010)

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