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sabato, Giugno 22, 2024
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Emergenza rifiuti, si ipotizza l’apertura di Settecainate
Giugliano avverte: qui non si scarica

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GIUGLIANO. Il nome è stato appena sussurrato, cava Settecainate di Giugliano. Ed è già rivolta. «Non è ipotizzabile cercare soluzioni sul nostro territorio. Non permetteremo che altre aree siano trasformate in sversatoi». Il sindaco di Giugliano, Francesco Taglialatela, chiede un incontro urgente con il neocommissario Catenacci. Settecainate è una vecchia ed enorme cava di pozzalana, l’unica che potrebbe salvare Napoli e provincia che non saprebbero come liberarsi degli scarti dei Cdr nel caso di gestione a livello provinciale.
Dopo il sindaco diessino Taglialatela, da Roma telefona il deputato del collegio, Antonio Russo, di Fi: «No, no e no. Di un’altra discarica non si parla. C’è stato un impegno solenne con i cittadini di Giugliano. Ricordo bene le parole dell’ex vicecommissario Massimo Paolucci, mi auguro che anche ora che non ricopre più l’incarico faccia sentire il valore di quell’impegno. Se vogliono avvelenare la città, anche noi rappresentanti istituzionali abbiamo il dovere di essere in prima linea con i cittadini in tutte le forme di lotta. Il sindaco non ripeta gli errori del passato, quando, per risolvere i problemi del governatore Bassolino, Giugliano è stata violentata».
Nel raggio di tre chilometri a Giugliano ci sono l’impianto Cdr, una vecchia discarica da bonificare, lo stoccaggio di balle Cdr, la cava Giuliani che per due anni ha preso tutti gli scarti dei Cdr campani, due impianti privati, una miriade di discariche abusive. A distanza di tre chilometri, nei comuni vicini di Qualiano e Villaricca, ci sono enormi cave-discariche ancora da risanare. Chi avrà il coraggio di chiedere a Giugliano un ulteriore sacrificio? Chi firmerà una positiva valutazione di impatto ambientale? Contro la riapertura di Settecainate si schiera il senatore di Rifondazione Tommaso Sodano, Legambiente con il presidente Michele Buonomo.
Ma su Settecainate c’è una polemica aperta non solo sul fronte del riutilizzo. «Fibe, che gestisce gli impianti, ha bisogno di migliaia di metri cubi di discariche, a valle dei Cdr – spiega Facchi – lasciare ai soggetti privati la ricerca sul territorio delle aree significa mettere gli altri in condizione di essere ricattati. Settecainate fu venduta dai proprietari quattro giorni dopo l’autorizzazione del progetto ad una società successivamente liquidata – rivela Facchi – la società acquistò parte dell’area a 145mila euro e 10 giorni dopo la rivendette a Fibe per 650mila euro. Di fronte a operazioni di questo tipo occorre muoversi con cautela».

FRANCESCO VASTARELLA – IL MATTINO 11 MARZO 2004

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