25.5 C
Napoli
mercoledì, Luglio 3, 2024
PUBBLICITÀ

PACCHI DONO PER I VOTI, DUE ARRESTI
Indagini nel collegio Villaricca-Melito-Mugnano

PUBBLICITÀ


MELITO. Minacce per costringere due imprenditori a finanziare pacchi dono che un candidato alle ultime elezioni provinciali, non ancora identificato dagli inquirenti, avrebbe regalato agli elettori del collegio provinciale di Mugnano-Melito-Villaricca. Con l’accusa di estorsione, aggravata dalla circostanza di aver agito utilizzando un metodo mafioso, sono stati fermati Rosario Fusco, di 45 anni, e Antonio Ronga di 43, due esponenti di un clan camorristico che controlla le attività illecite nella zona. Il provvedimento di fermo è stato emesso dalla Direzione distrettuale antimafia. Gli investigatori hanno raccolto le dichiarazioni di due imprenditori di Melito che hanno denunciato di essere stati avvicinati dai due fermati e da altri soggetti non identificati, i quali li hanno costretti a finanziare l’acquisto di 160 pacchi dono, contenenti generi alimentari vari, del valore di 30 euro ciascuno, per un valore complessivo di 4800 euro che – come hanno riferito i due imprenditori – erano destinati ad un candidato al momento non ancora identificato, il quale ne avrebbe fatto un uso propagandistico in vista della recente consultazione elettorale. La vicenda, si sottolinea in una nota del coordinatore della Dda Felice Di Persia, dimostra «in maniera estremamente significativa quale livello di collusione esista nella cittadina di Melito tra esponenti della criminalità organizzata ed alcuni esponenti politici». Già in occasione delle amministrative dello scorso anno a Melito, ricordano gli inquirenti, indagini della Dda misero in luce episodi analoghi. I due fermati appartengono ad uno dei due gruppi camorristici che si contendono il controllo delle attività illecite tra Melito e Mugnano, dove è in corso una “faida”.INTERNAPOLI





DAL «MATTINO» DELL’11 LUGLIO 2004

PUBBLICITÀ




Politico non ancora identificato
Indagini nel collegio
Mugnano-Villaricca-Melito
I pm: alto livello di collusione





di DARIO DEL PORTO




Stavolta il «pizzo» non doveva servire a sovvenzionare le famiglie dei detenuti. Nel giugno scorso, la camorra avrebbe imposto la tangente ai commercianti per finanziare l’acquisto di pacchi dono contenenti generi alimentari. Le confezioni, hanno riferito ai magistrati due imprenditori vittime del racket, erano destinate a un politico, candidato alle ultime elezioni provinciali nel collegio Mugnano-Villaricca-Melito, che le avrebbe poi regalate ai suoi sostenitori durante la campagna elettorale. Sull’episodio sta indagando ora la procura di Napoli. Per ordine dei pm Filippo Beatrice, Giovanni Corona e Marco Del Gaudio sono finiti in carcere i due presunti estorsori: Rosario Fusco, di 45 anni, e Antonio Ronga, di 43.
Fino a questo momento, va chiarito, l’inchiesta non ha consentito di individuare il candidato al quale i pacchi dono sarebbero stati consegnati. Qualsiasi accostamento tra la vicenda sotto indagine e i politici in lizza in quel collegio va dunque considerato, allo stato attuale, del tutto inopportuno. Anche perché in questa fase non è possibile neppure escludere un millantato credito da parte degli estorsori. Gli accertamenti comunque proseguono. Il quadro che sembra trasparire dall’inchiesta lascia intravedere uno scenario ancor più ampio di quello finito ora all’esame dei magistrati. «La vicenda in esame – scrive infatti la procura – dimostra in maniera estremamente significativa quale livello di collusione esista nella cittadina di Melito tra esponenti della criminalità organizzata e alcuni esponenti politici». I magistrati ricordano inoltre che già in precedenza le indagini effettuate dal pool anticamorra della procura avevano portato ad ipotizzare, con riferimento «alle elezioni amministrative svoltesi nello scorso anno» sempre a Melito, «il verificarsi di analoghe vicende».
Fusco e Ronga sono stati raggiunti da un decreto di fermo nel quale è ipotizzata l’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Il provvedimento, eseguito dagli agenti della squadra mobile diretti dal vicequestore Giuseppe Fiore, dovrà ora essere convalidato dal giudice. I pacchi dono acquistati attraverso il danaro proveniente dalla tangente imposta ai due imprenditori sarebbero stati 160, contenenti generi alimentari di diversa natura. Il valore di ciascuna confezione è stimato in 30 euro, quindi l’ammontare complessivo dell’estorsione è valutato in 4.800 euro. Il materiale, così come emerso dalle dichiarazioni raccolte dagli inquirenti, doveva quindi essere donato «a scopo propagandistico» agli elettori del candidato. L’identità del politico appare al momento difficile da svelare. Gli investigatori comunque sembrano intenzionati a non lasciare alcunché di intentato e disporranno ulteriori verifiche nei prossimi giorni. I due indagati sono stati bloccati dalla squadra mobile mentre si trovavano in un ristorante nel centro di Melito. Li stavano cercando già da alcuni giorni, da quando cioè i due le dichiarazioni di due imprenditori melitesi avevano consentito di aprire questo delicato filone d’inchiesta. Non appena si sono resi conto che si trovavano all’interno del locale sono entrati in azione assieme agli uomini del commissariato di Giugliano e ai carabinieri della locale compagnia. Nel corso dell’operazione, sono stati identificati all’interno del ristorante altri pregiudicati ritenuti vicini al clan camorristico che, secondo gli investigatori, è guidato da Paolo Di Lauro, presunto boss tuttora latitante.
A giudizio della procura, i due fermati apparterrebbero a uno dei due gruppi malavitosi che in questi giorni si stanno contendendo a suon di omicidi il controllo delle attività illecite nella zona di Melito e Mugnano. È in questa faida che le indagini fanno rientrare alcuni tra i più eclatanti omicidi commessi negli ultimi mesi nella periferia settentrionale della città.




Iervolino: i miei sospetti erano fondati



«Qualcuno l’aveva già detto, mi pare», dice il sindaco Rosa Russo Iervolino. Ma non c’è entusiasmo nelle sue parole quanto piuttosto amarezza e fastidio. Il primo cittadino aveva raccontato espressamente, all’indomani delle elezioni provinciali, di aver appreso nel suo quartiere notizia circa episodi di voto di scambio alla vigilia della competizione elettorale. «Di Mugnano e e Villaricca non so niente – spiega ora la Iervolino – e non voglio certo speculare su un’inchiesta della magistratura. Però io avevo riferito un segreto di Pulcinella. Chi abita in una zona come la mia, frequenta il mercato e chiese molto affollate, può ascoltare discorsi di questo genere. Se avessi appreso anche i nomi, li avrei fatti. Ma questa indagine dimostra che facevo bene a fidarmi di forze dell’ordine e inquirenti: gli accertamenti spettano a loro, io avevo riferito però che due più due fa quattro». Per un politico di lungo corso come Rosa Iervolino episodi del genere equivalgono a ferite profonde. «Sono storie tristissime, e non solo perché siamo costretti a vedere che ancora oggi si prova a raccogliere consensi in questa maniera – argomenta il sindaco – ma fa ancora più male vedere che si prova a speculare sulla disperazione della gente».
La procura sta indagando (ma non ci sono persone sotto inchiesta) su episodi analoghi che si sarebbero verificati a margine delle elezioni amministrative svoltesi lo scorso anno a Melito. Il sindaco della cittadina, Gianpiero Di Gennaro, dice: «Abbiamo fiducia nella magistratura. Per conto mio posso solo ricordare che, appena insediato, ho voluto stipulare un protocollo di legalità con la Prefettura che controlla tutti gli appalti. E mi sono impegnato per mettere più uomini in strada anche attraverso una convenzione con il Comune di Napoli. La nostra è un’amministrazione che crede molto nella lotta a ogni forma di illegalità».




Quattro morti
faida tra clan
nell’area nord



La faida tra i clan attivi sui territorio di Melito e Mugnano ha provocato negli ultimi mesi la morte di quattro persone. A margine del blitz sul «racket dei doni elettorali», la procura ricorda gli omicidi di Raffaele Duro e Salvatore Panico, considerati esponenti del clan Di Girolamo-Amitrano, uccisi a Mugnano; l’assassinio di Federico Bizzarro, ritenuto capozona del clan Di Lauro, ucciso da killer travestiti da poliziotti mentre si trovava in un albergo nella zona della circumvallazione di Napoli; l’agguasto costato la vita all’ex campione di box dei pesi massimi Massimo Migliaccio.

d.d.p.




IL MATTINO 11 LUGLIO 2004

PUBBLICITÀ
PUBBLICITÀ

RESTA AGGIORNATO, VISITA IL NOSTRO SITO INTERNAPOLI.IT O SEGUICI SULLA NOSTRA PAGINA FACEBOOK.

PUBBLICITÀ

Ultime Notizie

Scippa lo smartphone in pizzeria, 52enne arrestata ai Quartieri Spagnoli

È la dipendente di una pizzeria dei Quartieri Spagnoli che urla in strada. In via Speranzella i palazzi fanno...

Nella stessa categoria

PUBBLICITÀ