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Pizzo e camorra, inflitti 4 secoli ai Pianese-D’Alterio

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Tutti colpevoli. Per aver fatto parte del clan Pianese- D’Alterio, per aver messo a segno condotte estorsive per conto del sodalizio o per aver in qualche modo favorito qualcuno dei suoi esponenti. Ieri pomeriggio, intorno alle sei, il giudice per le indagini preliminari Francesco Cananzi del tribunale di Napoli ha messo la parola fine al processo con rito abbreviato (formula
che prevede lo sconto di un terzo
della pena) istruito a carico di una
delle due famiglie malavitose che
negli anni scorsi hanno trasformato
Qualiano in un campo di battaglia.
Inflitti complessivamente quattro
secoli di carcere, condannati in 44:
numeri da capogiro (più bassi comunque di quelli sperati dalla procura)
che premiano l’impostazione accusatoria tratteggiata dal procuratore
aggiunto
Nunzio Fragliasso
che ha
coordinato l’indagine quando era
ancora sostituto procuratore presso la
Direzione distrettuale antimafia di
Napoli e che ci ha tenuto a seguire
anche la fase processuale. Disposte
pene che vanno dai 3 anni ai 18 anni:
il massimo è stato sentenziato per
Domenico D’Alterio
, ma nella sua
condanna è confluita una precedente
pena rimediata sempre per la sua attività malavitosa; e la continuazione ha
‘viziato’ anche il risultato finale della
pena a 16 anni stabilita per
Bruno
D’Alterio. E’, invece, una condanna
‘secca’ quella inflitta a
Raffaella
D’Alterio
, la vedova nera della
camorra, la donna che – secondo i
pentiti – avrebbe fatto uccidere il proprio uomo, il boss
Nicola Pianese, per una questione di soldi: ha rimediato 13 anni e 6 mesi di reclusione.
per associazione di
stampo mafioso a
fronte dei venti anni
(il massimo possibile per il tipo di rito
scelto e per il tipo di
reati contestati) proposti dal procuratore
aggiunto Nunzio
Fragliasso. Pene più
basse rispetto a
quelle invocate sono
state disposte anche
per altri imputati: è
il caso di Paolo
Iovinelli e di
Luigi
Murolo
: Iovinelli
(difeso dagli avvocati
Luigi Ferro
e
Leopoldo Perone
)
rischiava sei anni ed
otto mesi di reclusione ed è stato con-
dannato a 4 anni ed
otto mesi; 8 anni ed
8 mesi sono stati,
invece, inflitti a
Luigi Murolo
(difeso dall’avvocato Ferro) che rischiava
13 anni. Entrambi sono stati riconosciuti di associazione di stampo
mafioso. Condanna meno severa della
richiesta della procura anche per
Sal-
vatore De Marino
(di Castelvolturno,
difeso dall’avvocato
Nando Letizia
):
ha rimediato 6 anni e 8 mesi, due anni
in meno rispetto alle attese del magistrato. Disposta anche la confisca dei
beni appartenuti ad alcuni esponenti
del sodalizio e già sotto sequestro: 4
società, due appartamenti, 86 veicoli
tra moto e ciclomotori. Si chiude dunque così il primo maxi-processo a
questo potente sodalizio salito alla
ribalta delle cronache dopo essere
entrato in rotta di collisione con la
frangia scissionista dei De Rosa: al
centro dell’inchiesta un fitto brogliaccio di intercettazioni e le dichiarazioni
pentiti (nove in totale, che hanno reso
ben 76 interrogatori; quattro malavitosi sono passati a collaborare con la
giustizia a processo iniziato, tra questi
c’è anche Bruno D’Alterio fratello di
Raffaella), perno dell’impostazione
accusatoria che ha superato a pieni
voti il primo scoglio processuale.


Manuela Galletta – Cronache di Napoli 31 luglio 2013

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