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lunedì, Maggio 20, 2024
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INDENNITA’ DI DISOCCUPAZIONE, SCIOPERANO I BRACCIANTI
A Qualiano manifestano i lavoratori della terra

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QUALIANOTra quelli che pagheranno il conto salato della riduzione delle tasse voluta dal presidente del Consiglio e dai suoi alleati di governo, introdotta all’interno della finanziaria, ci sono anche loro, i lavoratori agricoli e forestali, quelli che una volta venivano comunemente chiamati «braccianti». Per otto ore, il prossimo 10 dicembre, i braccianti abbandoneranno il lavoro nei campi e nei boschi per uno sciopero di categoria che ha allo stesso tempo un sapore antico, da inizio novecento, e la fisionomia di una lotta per evitare un ritorno all’indietro con un peggioramento drammatico delle condizioni di lavoro.



Il taglio dell’indennità di disoccupazione, prevista nel documento finanziario messo appunto dall’esecutivo di centrodestra, dà un duro colpo ad un settore che basa gran parte dei rapporti di lavoro sui contratti a termine, intervallati da periodi di inattività più o meno lunghi. Un esercito di decine, centinaia di migliaia di lavoratori, con contratti a 55 giorni, 102 o 155 giorni all’anno, vedranno la loro indennità, in pratica, dimezzata.



E come al solito, così come da tre anni a questa parte, la stangata più dura, arriverà sui lavoratori del Mezzogiorno, con intere province che basano la loro economia, sul comparto primario, costrette a fare i conti con una ulteriore, drammatica compressione del loro reddito pro – capite. Un’economia che continua a basarsi su paghe modeste, spesso lontane anche dai minimi contrattuali.



In Campania i sindacati si preparano alla sciopero, provincia per provincia, aderendo all’appello dei sindacati nazionali, per contrastare «una scelta scellerata che toglie ai poveri per dare ai ricchi». Caduta nel vuoto ogni ipotesi di dialogo, la parola passa alla mobilitazione.



«Il Governo ha respinto ogni forma di dialogo – spiegano in una nota Cgil – Cisl – Uil – malgrado le richieste di incontro delle Federazioni Agricole Nazionali per un confronto di merito sulla possibile riforma della Previdenza agricola». In provincia di Napoli l’appuntamento è a Qualiano, dove i delegati e i lavoratori daranno vita ad una manifestazione che si concluderà con un attivo sindacale presso la sala consiliare del comune del napoletano. A Salerno gli operai agricoli attueranno due presidi, uno presso la Prefettura e l’altro sotto la sede della Provincia. Iniziative analoghe si svolgeranno a Caserta, Avellino e Benevento.



La scelta del Governo di dimezzare l’indennità di disoccupazione, riducendola dal 66 al 30% della paga media giornaliera, equiparando le indennità del comparto agricolo a quelle del settore industriale, è definita dai Fai – Cisl, Flai – Cgil, Uila – Uil di Napoli «un’operazione di macelleria sociale». Secondo i sindacati campani, infatti, il paragone è improponibile, in quanto il 90% dei contratti nel settore sono a termine, con fasi di disoccupazione per i lavoratori anche lunghe.



Al provvedimento, denunciano le tre confederazioni, si aggiungono «le altrettanto gravi decisioni assunte dal Governo con un decreto legge, di escludere ogni intervento a favore dei lavoratori e di prevedere sostegni mirati alle imprese agricole», le stesse che continuano a fare largo uso di lavoro nero, con il bene placet del Governo. «Con un atteggiamento arbitrario e unilaterale, si decide di togliere ai meno difesi – spiega il segretario della Flai – Cgil di Napoli, Carmine Perino – e premiare quelle imprese che continuano a diluire il pagamento dei contributi per i dipendenti e a eludere il fisco».



Il provvedimento previsto in finanziaria, secondo le organizzazioni di categoria, è solo l’ultimo anello di una catena di provvedimenti che stanno mettendo a serio rischio le condizioni dei prestatori d’opera del settore. I «contratti di riallineamento», che avrebbero dovuto spingere i salari reali percepiti dai braccianti verso i minimi salariali previsti dalla contrattazione nazionale, si sono risolti, nei fatti, in un vero e proprio flop.

Scompare qualsiasi riferimento alle paghe «legali», con il risultato che le integrazioni alle paghe provenienti dai sussidi, verranno agganciate alle paghe reali. A fare un viaggio tra i braccianti agricoli magrebini di Piana del Sele, tra i pendolari del nolano, i forestali dell’avellinese, i raccoglitori di patate e pomodori del casertano c’è poco da stare allegri.

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Le paghe continuano a rimanere molto basse. Secondo i sindacati, la paga media giornaliera si aggira intorno ai 25 euro. Con le attuali integrazioni, il reddito annuo, variabile a secondo della durata del contatto e delle condizioni climatiche (c’è da tenere conto anche di quello), oscilla tra i 2mila e i 7mila euro.



Con il dimezzamento delle indennità di disoccupazione, il reddito dei dipendenti agricoli è destinato a precipitare drammaticamente. Da qui l’appello dei sindacati a serrare le fila e a contrastare la manovra finanziaria messa in campo dall’esecutivo, che «farà pagare la riduzione delle aliquote fiscali ai lavoratori agricoli». Anche ai lavoratori agricoli.



L’ARTICOLO – inserto campano de L’UNITA’ – Martedì, 07 Dicembre



http://www.larticolo.it/modules.php?name=News&file=article&sid=741&mode=&order=0&thold=0

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