Nel laboratorio di Mezzocannone 14, il 27 aprile scorso, nel cuore del centro storico di Napoli e a pochi passi dal centro pulsante dei diversi atenei che da anni accolgono tantissimi studenti provenienti da molte zone di Napoli e della Campania,si è svolto l’incontro e dibattito “Le parole contrarie: sul diritto al dissenso”, con sottotitolo “Dalla Val di Susa alle lotte campane contro il biocidio”, che ha visto una sala gremita. Lo scrittore ed attivista napoletano ha incontrato fan e la stampa per presentare la sua ultima fatica letteraria, ispirata proprio dalla vicenda e dal processo che l’ha visto protagonista in Val di Susa, in cui De Luca è stato rinviato a giudizio per le sue contestazioni sulla linea ad alta velocità che collega Torino con Lione.
All’incontro hanno partecipato numerosi esponenti dei comitati cittadini come quelli contro la discarica di Chiaiano, con cui lo scrittore si è confrontato, affermando che il diritto al dissenso è un diritto sacrosanto per ogni cittadino di manifestare la propria opinione per dei progetti che nella realtà non sono utili alle persone che vivono quel territorio. Si è partiti dal suo ultimo libro “La parola contraria” (Feltrinelli, 2015). Saggio e cronaca in risposta alla sua accusa di “istigazione al sabotaggio” dei cantieri operanti per la Tav Torino-Lione. Il processo al quale è sottoposto lo scrittore è stato assunto a “fotografia interessante del tempo in cui viviamo. Un tempo in cui ci si può stringere con una mano al lutto per i vignettisti parigini uccisi per la loro satira sull’Islam e con l’altra condannare uno scrittore per un’opinione di dissenso […] perché smaschera le ipocrisie di ogni società civile […] c’è infatti l’imposizione di un pensiero”.
Sto subendo un abuso di potere annuncia lo scrittore nel corso del suo processo: Oggi la mia parola intralcia il malaffare dei lavori pubblici in Val di Susa, domani potrà fare di più. Insieme alla linea Tav in Val di Susa, si potrà sabotare la volontà di censura. In margine al diritto di parola contraria, desidero scrivere che per me si tratta di dovere. Se non lo facessi, se per convenienza tacessi, badando ai fatti miei, mi si guasterebbero le parole in bocca. Il mio vocabolario di scrittore si ammalerebbe di reticenza, di censura. Perderei la bella compagnia che la scrittura mi tiene dalla remota età del primo raccontino. Per me, da scrittore e da cittadino, la parola contraria è un dovere prima di essere un diritto. Torto: non sto subendo un torto, che riguarda un comportamento scorretto tra privati. Un torto lo può fare un automobilista a un incrocio. Sto subendo un abuso di potere da parte della pubblica accusa che vuole impedire, dunque sabotare, il mio diritto di manifestazione verbale. Sto subendo un processo per questo e non lo sgarbo di un estraneo.
L’attenzione di Erri De Luca si sposta dalla Val di Susa a Chiaiano. Un dibattito lungo all’incirca un’ora che ha solcato i più disparati territori: dalla Val di Susa, appunto, fino ad arrivare al territorio campano, quello di Napoli, quello di Chiaiano, e quello delle lotte territoriali, fuori dalle logiche di partito, istituendo quella che è la vera politica dal basso (senza alcun bisogno di reti virtuali). Il diritto al dissenso è atto pratico che riguarda la parola come dimostrazione di un pensiero che non può, e non deve, essere condannato, o per lo più indiziato. “Parola contraria è dire anche le cose come stanno”. Diritto che si rafforza quando si è consapevoli del fatto che si è “sudditi di un potere che decide della nostra salute […] Lo stato non è un’azienda che concede servizi, è luogo dei diritti”. Il diritto di parola non riguarda, ricorda lo scrittore, solo ed esclusivamente noi italiani. Anche, e soprattutto, quelle persone, marchiate come clandestini, profughi, che perdono la vita per poter giungere qui da noi. “L’accoglienza è fecondità […] è la storia dalla quale proveniamo”- e riprendendo la storia biblica ebraica “Devi onorare lo straniero, poiché straniero sei stato”
Oltre De Luca a prendere parola è stato il giovane Karim, direttamente dalle file di Kobane, che ha ricordato quanto “non basta combattere in un posto solo, ma dovunque ci sia ingiustizia”. E ancora, Alfonso Catalano, dei comitato ambientale di Chiaiano, ha ricordato che “uno Stato che incrimina l’opinione è uno Stato debole”. Al centro anche un’altra questione portante: come oggi i termini legalità e giustizia non sono più complementari. Legalità è diventata sempre di più, espressione di giustifica dei poteri alti, che ha giustificato la repressione militare con il d.l 90/2008, che ha giustificato la “non bonifica” di territori martoriati, che giustifica la volontà di distruzione ambientale. Ed è per tale motivo che la giustizia, sociale e politica, non può,dunque, essere considerata complementare al senso di legale. Al termine del dibattito vi è un stata una breve disputa inerente la presunta “‘ambiguità” che riguarda De Luca, e su alcuni scritti, riguardanti la questione israelo-palestinese. Alla domanda di un giovane di origine palestinese, sul perché una personalità, come la sua non prenda posizione netta sulle politiche del governo d’Israele, l’intellettuale, ha risposto che “I muri sono tutti da abbattere” e che “Non può occuparsi di tutti i popoli che ne hanno bisogno”. Dibattito concluso. Dopo l’incontro, lo scrittore è stato il protagonista dell’apertura del Maggio dei Monumenti con la Notte dei Filosofi, l’evento dedicato alla filosofia ed organizzato all’interno del complesso di San Domenico Maggiore.
Al dibattito erano presenti molti studiosi provenienti da Chiaiano, Giugliano, Qualiano e differenti scrittori e redattori di diverse collane di libri.

