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mercoledì, Maggio 22, 2024
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TERMOVALORIZZATORE, UN GIGANTE BUONO AL SERVIZIO DELLA SOCIETA’ MODERNA

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Disteso nella valle c’era un mostro che ingurgitava un nauseabondo cibo ed emetteva uno strano fumo azzurrino. Numerosi erano i sudditi che sversavano nel suo ventre migliaia di tonnellate di cibo al giorno, il mostro non se ne faceva un problema, le distruggeva nel suo caldo ventre e le trasformava in un denso fumo bruno, dall’acre odore.Sembrava disteso, come un vecchio leone dalla criniera grigia e dagli artigli consumati dal tempo. Era silenzioso e stanco e mesto e tristemente vivo. Era avido, come solo gli uomini sanno essere.
Nella strada che portava al cancello, una fila di camion attendevano di poter lasciare il loro carico, un miscuglio di avanzi o scarti o altro, un miscuglio che sarebbe servito al mostro per sostenersi, un miscuglio che avrebbe presto metabolizzato e trasformato in energia per poi ruttare i cataboliti gassosi dalla enorme ciminiera rivolta al cielo. Il mostro era vivo. Il mostro era attivo.
Attraversato il cancello e dopo un breve tratto di strada c’era la fossa, all’interno della quale finiva il cibo. Uno scavo profondo, che avrebbe assicurato al mostro una autonomia sufficiente anche quando i sudditi non avrebbero provveduto alla raccolta del cibo. I miasmi emessi dalla fossa erano densi e il potente fetore avrebbe fatto appassire ogni fiore della zona, ma per il mostro la putrefazione era come nettare puro e, con delle prese d’aria simili a potenti branchie, aspirava tutto il biogas presente nella fossa, cosicché nessuno all’esterno avrebbe dovuto subire gli effetti della puzza.
Da un lato entravano tonnellate di cibo e dall’altro uscivano pochi chili di feci grigie e un continuo sbuffo di fumo. Ma cosa accadeva dentro al mostro?

Il mostro non è il personaggio di un racconto fantasy, non è nemmeno un mostro in carne ed ossa. Questo mostro rappresenta l’unica soluzione ai mali della società moderna, l’unico mezzo per riportare l’equilibrio destabilizzato dal consumismo. Diremo termovalorizzatore è non mostro. C’è differenza tra termodistruzione (mirare alla distruzione termica di qualcosa) e termovalorizzazione (dare un valore aggiunto tramite un trattamento termico). Dire incenerimento è sbagliato.
Il principio è semplice ma efficace: entrano mille tonnellate di rifiuto al giorno (portata tipo di un impianto di grosse dimensioni) ed escono circa duecentocinquanta tonnellate di scorie stabili e per niente pericolose. Facendo un semplice bilancio, settecentocinquanta tonnellate vanno in “fumo”. Visto che si tratta di combustione, per bruciare c’è bisogno di combustibile, in questo caso il rifiuto, di comburente, quasi sempre ossigeno, e di una fiamma che accenda il tutto.
Tutto ciò avviene nel ventre del termovalorizzatore formato da una griglia molto complessa, dopo la quale si trova un calderone, detto in gergo tecnico “camera di post combustione” dove questi fumi vengono bruciati ulteriormente. La post-combustione serve ad “ossidare” tutte le sostanze che sulla griglia non hanno avuto un buon contatto con l’aria. I rendimenti sono sempre prossimi al 100%, il che significa che tutto il carbonio presente nel rifiuto è diventato anidride carbonica e tutto l’idrogeno è diventato acqua.
Ci sono due modi di bruciare un rifiuto, la combustione “tal quale” dove il rifiuto non subisce nessun intervento preliminare, e la combustione del “C.D.R.” (combustibile da rifiuto), precedentemente prodotto selezionando i rifiuti. Se bruciamo tal quale, nei fumi ritroveremo tutta una serie di schifezze che l’impianto deve eliminare assolutamente, se bruciamo il C.D.R. le schifezze ci saranno ma in maniera meno marcata.
Dopo la post-combustione nei fumi ci saranno dei solidi, definiti “polveri volanti” e alcune sostanze gassose pericolose che vengono eliminate con rendimenti prossimi al 100%. Le polveri si eliminano con delle apparecchiature dai nomi singolari: “cicloni” e “filtri a manica”, che se combinati assicurano la totale eliminazione del particolato solido, cioè nei fumi non ci saranno polveri. Le sostanze gassose pericolose (che sono anidride solforosa SO2, ossidi di azoto NOx, acido cloridrico e altri acidi) vengono eliminati con processi di “assorbimento” ad umido (con torri dove si simula l’effetto della pioggia) e a semisecco, particolarmente indicati per rimuovere i prodotti dello zolfo con formazione di gesso che può essere commercializzato, e con processi di “riduzione catalitica”, particolarmente indicati per la rimozione degli ossidi di azoto, neutralizzando il tenore acido dei fumi e scongiurando problemi di piogge acide. Tutto con rendimenti sempre prossimi al 100%.
I fumi, così depurati, vengono inviati al camino (la ciminiera) che li manda in atmosfera. La legge italiana è molto severa in termini di concentrazioni di inquinanti in uscita da un impianto di comustione e con i processi messi a punto si riescono a rispettare ampiamente i limiti di legge. Le apparecchiature chimiche utilizzate assicurano rendimenti altissimi e non c’è interesse da parte dei gestori di far funzionare male un impianto di termovalorizzazione per un motivo molto semplice: i soldi.
La legge impone sempre che a valle della combusione ci sia un recupero energetico, cioè l’utilizzo della energia termica prodotta ad esempio producendo vapore e quindi, con delle turbine, energia elettrica che lo stato è “obbligato” ad acquistare con prezzi vantaggiosissimi. In breve, un impianto può arrivare a produrre un milione di euro di energia al giorno, farlo funzionare male significa l’interruzione del processo e la perdita di milioni di euro. Inoltre avere una buona combustione significa produrre molta energia ed inquinare pochissimo: massimizzare i profitti e minimizzare le spese.
Ecco che il mostro stanco, non è altro che un gigante buono. Un gigante al nostro servizio. Secondo voi come si produce l’energia che noi utilizziamo ogni giorno? Con centrali termoelettriche che bruciano carbone e che sono parimenti pericolose, ma nessun corteo è stato mosso contro questi “mostri”. Bruciare rifiuti risolve il problema delle discariche che saranno interessate non da mille tonnellate di rifiuti al giorno ma solo da duecentocinquanta tonnellate di scorie “stabilizzate” e risolve anche il problema energetico, perché se brucio rifiuti non brucio carbone e inquino di meno. Bisogna rendersi conto che ci sono centinaia di scienziati che lavorano per migliorare la combustione dei rifiuti, persone che passano le loro giornate a fare ricerca e che hanno messo a punto processi affidabilissimi.
In definitiva, un impianto come quello di Acerra, in proporzione inquina meno di un’automobile, ovviamente se gestito come si deve.

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