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martedì, Aprile 23, 2024
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La storia criminale di Pino Mele tra rapine, malavita organizzata ed una giustizia penale lenta

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La storia criminale di Pino Mele è assurta agli onori dela cronaca negli ultimi mesi, soprattutto dopo che è emersa la sua vicinanza agli ambienti della malavita organizzata giuglianese e per essere vicino a Michele De Biase, alias Paparella, il ras del clan Mallardo di cui si sono perse le tracce mesi fa. Il giovane, arrestato ieri per la terza volta nel giro di soli due mesi, è noto per aver commesso una rapina in provincia di Treviso, insieme ad altri complici, nel quale spararono ad un gioielliere che aveva cercato di reagire ad una rapina, ferendoilo gravemente e costringendolo ad un lungo ricovero in ospedale. La vicenda, soprattutto nella zona dove avvenne il colpo, sta avendo una vasta eco mediatica perchè tutti gli autorio del colpo, sono a piede libero, a causa anche delle lungaggini della giustizia italiana.

Una storia criminale che ha intrecci anche con un fatto di sangue avvenuto a Qualiano il 31 maggio del 2014, quando uno dei suoi complici nella rapina a Treviso, il 22enne Giuseppe D’Aniello, fu ucciso mentre cercava con un complice di portare via l’incasso del supermercato Sisa di via Di Vittorio, da un carabiniere libero dal servizio.

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Nonostante la condanna a 10 anni per il colpo in Veneto, poi ridotti a 7 anni in Appello, Mele era praticamente a piede libero, perchè non si era mai recato nell’istituto a cui era stato affidato, ma era anzi domiciliato di fatto presso una sua zia a stretto contatto con l’ambiente malavitoso nel quale era cresciuto. Cosa che poi lo aveva portato a tentare di fare il “salto di qualità” avvicinandosi ad uno dei ras locali dei Mallardo, Michele De Biase appunto, cosa che lo ha esposto poi alle indagini della polizia che lo ha fermato e braccato in questo periodo.

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