Le intercettazioni, registrate dagli inquirenti durante l’inizio della nuova faida di camorra del centro storico di Napoli, rivelano le strategie criminali dei baby boss emergenti e la paura di essere braccati non solo dai rivali ma anche dalle forze dell’ordine. Genidoni teme infatti un blitz dell’antimafia che potrebbe far cadere tutto quello “costruito” da lui ed i suoi fedelissimi per scalzare i capi clan e mettersi alla testa dei clan della Sanità.
Emanuele Esposito, figlio e fratello delle due vittime dell’officina di Marano, si chiede come si faccia ad ammazzare un uomo che lavoro come meccanico, gente che non ha nulla a che vedere con la loro vita criminale, mentre Antonio dice che se lo aspettava un’infamità da questi e lo aveva già previsto.
Antonio: «Lascia stare, mo scendiamo noi!».
Emanuele: «Dobbiamo solo sapere chi è… perché sta qualcuno che sta portando le imbasciate interno.. Antonio ’ofrat…. credimi …credimi a me..qualcuno che’o frat …tutta la tarantella ..credimi a me!».
Antonio: «Emanuele».
Emanuele: «Sono andati a pigliare (colpire) a papà, Antonio».
Antonio: «Eh».
Emanuele: «A mio fratello».
Antonio: «Devo vedere solo di non farmi arrestare adesso, semi arrestano a me… è finita! Solo di non farmi arrestare …però qua non posso stare …perché qua sicuramente fanno qualche blitz mo!».