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domenica, Maggio 19, 2024
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Scissionisti in guerra a Melito. La regia di un uomo del clan dietro gli ultimi agguati

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Dapprima gli hanno
tolto i gradi di socio
della piazza di
spaccio più redditizia per il
clan, poi l’hanno cacciato.
Innescando una reazione,
rabbiosa, che rischia di
accendere la miccia di un
nuovo conflitto di camorra.
C’è la storia del demansionamento
di un personaggio
che conta nella
camorra a nord di Napoli
dietro gli ultimi episodi di
sangue che hanno mandato
in fibrillazione gli Amato-Pagano,
solidi come una
roccia nella gestione degli
affari illeciti tra Melito e
Mugnano. C’è la storia di
un fuoriuscito che ora brama
vendetta e che, forse,
ha trovato la sponda in un
clan che opera non lontano
dai suoi vecchi amici.

Ruota
tutto attorno alla figura
di Elia Cancello, il cui nome
è ricorso spesso negli atti
delle passate indagini sui
clan che strisciano tra
Secondigliano, Scampia e
i comuni della cintura a
nord di Napoli. Trentuno
anni, Elia Cancello muove
i suoi passi all’ombra
del gruppo Bastone, noti
narcos degli scissionisti
della prima ora del clan Di
Lauro e poi gestori stabili
della piazza del Lotto K
di comune accordo con la
Vanella Grassi quando nel
2012 gli Amato-Pagano si
frantumano in più pezzi e
diverse famiglie rivendicano
una propria autonomia
criminale, a cominciare
dalla Vanella Grassi sino
ad arrivare al blocco Abete-Abbinante-Notturno.


Elia
Cancello si distingue, sino
a tornare in pianta stabile
sotto l’ombrello degli Amato-Pagano
che, pure a corto
di uomini che contano
nell’ambito della famiglia,
decidono di promuoverlo,
facendogli scalare in tutta
fretta la scala gerarchica
del potere. Elia Cancello
diventa socio della più fiorente
piazza di spaccio del
clan, la cosiddetta ‘219’ di
Melito. E, come se non bastasse,
viene delegato pure
a partecipare per conto della
famiglia ad un summit
con esponenti della Vanella
Grassi e dei Sibillo per la
compravendita di armi o
di droga. Elia Cancello
macina soldi. Ma brucia la
fiducia guadagnata a poco
poco. Contravviene, è il
sospetto, ad alcune regole
non scritte nella gestione
dei soldi macinati dalla
piazza a lui affidata e s’attira
pure le antipatie dei ‘sottoposti’.
Col risultato che i
vertici degli Amato-Pagano
decidono di intervenire per
ristabilire gli equilibri. Ed è
qui che si consuma lo strappo.
Elia Cancello – recitano
gli ultimi atti di indagine –
si ritrova da socio a mero
gestore del ‘punto vendita’.


Dalle stelle alle stalle. E
la cosa a questo 31enne che sognava un giorno di
fregiarsi del titolo di boss
non va a genio. Tanto che
si verifica l’imprevisto. Elia
Cancello fa armi e bagagli
e sparisce. Via da Melito.
Via dall’abbraccio degli
Amato-Pagano. E a questo
punto iniziano i problemi.
Tra il 18 ed il 19 maggio
scorso Pietro Caiazza, zio
dei pentiti Antonio e Paolo
(ex killer al soldo degli
Amato-Pagano), scampa
per miracolo ad un agguato
mentre è in auto, insieme
alla moglie, sull’asse
mediano: due persone in
macchina lo affiancano e
il passeggero esplode oltre
dieci colpi di pistola al suo indirizzo; a segno vanno
solo un paio di proiettili e
Caiazza riesce a raggiungere
da solo l’ospedale. Se
la cava.

Poche settimane
prima Giovanna Arrivoli
non è stata altrettanto
fortunata . Sequestrata,
forse torturata, uccisa e
poi sepolta. Gestiva un bar
nella “219” e gli inquirenti
sospettano che quel locale
fosse un appoggio per soldi
e droga della famiglia.
Due agguati e una pista
da seguire. La scissione
di Elia Cancello. La sete
di vendetta di quel 31enne
che, molto probabilmente,
potrebbe aver orchestrato
l’agguato a Pietro Caiazza:
Caiazza ha preso infatti il
suo posto, dopo aver vissuto
a sua volta un periodo
di oblio. Ed Elia Cancello
potrebbe aver deciso così
di lanciare un segnale agli
Amato-Pagano che l’hanno
defenestrato. Più fumoso,
invece, il quadro investigativo
sino ad ora tracciato
per l’omicidio di Giovanna
Arrivoli. legare la morte della
donna ad un possibile movente
è complicato. Resta la
certezza della ribellione di
Elia Cancello e il sospetto
che il 31enne abbia incassato
il sostegno di un altro
gruppo malavitoso. Sullo
sfondo una situazione incandescente
che rischia di
esplodere in faida.



di Manuela Galletta, Metropolis

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