IERI I FUNERALI A MARANO
Una folla commossa ha salutato ieri il piccolo Luigi Napolano, il bimbo di 5 anni morto per i postumi di una banale gastroenterite. Il funerale è stato celebrato nella parrocchia San Ludovicò d’Angiò a Marano. La chiesa era gremita già alcune ore prima di quella fissata per la cerimonia che, alla fine, è stati anticipata. Straziati dal dolore i parenti, commossa la folla che si è stretta intorno.
Alle esequie ha partecipato molta parte di una città incredula per una morte dovuta a una causa così banale. E non si capacitano nemmeno i familiari, che continuano a lanciare accuse ai medici dell’ospedale di Praia.
«Me l’hanno ammazzato – ripete in lacrime a mo’ di litania il padre Vincenzo – com’è possibile morire così. Avrei preferito toccasse a me». Anche la mamma, tra le lacrime, urla: «Me l’hanno strappato, me l’hanno ammazzato».
Quando il feretro lascia la chiesa, i familiari sono costretti a sorreggerli nel breve percorso che li separa dal cimitero di Poggio Vallesana. Poi accettano di parlare e raccontano la disperazione di chi ha visto morire un bimbo di 5 anni per una banale infezione intestinale. Descrivono i momenti terribili trascorsi al capezzale, del dolore della sorellina, poco più grande, che sa della morte ma non l’accetta e attende il suo ritorno. Raccontano di quei medici «che hanno sbagliato e lo hanno ucciso» denuncia Luigi Napolano, il nonno.
«Mi chiedo se nel 2002 si possa ancora morire di gastrenterite come un secolo fa – dice in lacrime – era un bimbo bellissimo, vispo, intelligente. Era così contento d’essere andato in vacanza. Si è sentito male e mio figlio l’ha portato all’ospedale di Praia. Lo hanno sottoposto a lavaggi che ha solo complicato le cose. Dopo, quando si sono resi conto le cose si erano messe male l’hanno portato a Lagonegro».
Per l’anziano non ci sono dubbi: «Il nostro unico errore è stato quello di portarlo in quell’ospedale. La prima cosa che ci hanno detto a Lagonegro è stata che ”era troppo tardi”. Un medico ha ammesso che se lo avessimo portato prima lo avrebbero salvato. Chi ha sbagliato deve pagare, vogliamo giustizia».
ANTONIO POZIELLO – Il Mattino 25 agosto 2002