Quando la bara bianca varca il portone della chiesa di San Pasquale Baylon, le lacrime trattenute a fatica esplodono. Per l’ultimo addio a Savio Napolano – il centauro di 15 anni morto in seguito all’impatto tra il suo ciclomotore e l’auto guidata da un 21enne senza patente – c’è una folla straripante. Qui a Villaricca, a poche centinaia di metri dal centro di Qualiano, sono arrivati in tanti. Ragazzi e ragazze: sono soprattutto loro a gremire la chiesa. Saranno almeno seicento persone, accalcati dentro e fuori. Per la lettura del Vangelo don Giuseppe Tufo, il sacerdote che celebra le esequie assieme a padre Alfonso Ricci, sceglie un brano del Vangelo secondo Luca: la «morte di Gesù»; e nell’omelia ricorda che «solo Dio è la strada maestra per la Resurrezione». Poi tocca a loro, agli amici di Savio. Uno alla volta, salgono sull’altare e leggono emozionati frasi e pensieri dedicati al compagno di sempre che non c’è più. «Ricorderemo i tuoi occhi – singhiozza una ragazza di colore – Eri tanto dolce e pieno di grinta: non ti dimenticheremo mai…». Poi tocca a una compagna di scuola dell’Istituto alberghiero di Monterusciello: «Oggi – sussurra singhiozzando – in paradiso è festa grande perché è arrivato un nuovo angelo: tu». Il dolore, a questo punto, diventa contagioso. Come il pianto. I genitori di Savio ascoltano in silenzio, abbracciati. Mamma Annamaria è inconsolabile. Il papà Vicenzo Napolano, presunto affiliato al clan dei Nuvoletta e scarcerato solo sei giorni prima dell’incidente, non fa altro che fissare la foto del figlio. Sulla bara ci sono due sciarpe: quella del Milan e quella del Napoli. Ci hanno pensato gli amici dell’«Associazione sportiva Calvizzano» a sistemarle sul feretro.
Applausi e palloncini accolgono Savio all’uscita della chiesa. Da qui al cimitero il corteo funebre prosegue a piedi, attraversando il centro di Qualiano.
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