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sabato, Aprile 27, 2024
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MARANO, BERTINI ATTACCA PERROTTA: «SEI SBIADITO». LA REPLICA: «SONO IL NUOVO»

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Non si è ancora insediata ed è già polemica sulla nuova amministrazione maranese. All’attacco del neo sindaco, Salvatore Perrotta, eletto con il 64,02 per cento dei consensi, è già partito l’ex primo cittadino, Mauro Bertini, rimasto fuori dal consiglio comunale raccogliendo solo 448 voti. «Il consenso per Perrotta, un personaggio sbiadito, è stato procurato con pressioni consistenti anche da parte di ambienti estranei alla politica», attacca Bertini. Inutile chiedere nomi, ma quello che dice, in una città dominata dai Nuvoletta, è molto più di quello che non dice. «I cittadini hanno votato il cambiamento e hanno creduto in un Comune Amico, come ho ripetuto continuamente con il mio slogan nella campagna elettorale», ribatte secco Perrotta, E più che annunci di guerra, sono già grida di battaglia. Una battaglia cominciata in realtà molti anni fa e combattuta con tutte le armi possibili in uno scenario sempre più inquietante dove le accuse di vicinanza ai clan sono partite più volte e da diverse parti. Pentiti, prefetti, questori, tutti hanno avuto una parte in una storia più avvincente di un romanzo. Era il 1991 quando il consiglio comunale venne sciolto per infiltrazioni camorristiche e otto consiglieri furono accusati di essere vicini alle cosche. Ventiquattro mesi e due commissioni prefettizie dopo, in città arrivò Malvano, ora aspirante sindaco sconfitto a Napoli, allora poliziotto di ferro a Marano. Fu lui che, dopo aver spinto in avanti numerose indagini, accompagnò il Comune alle elezioni. La campagna elettorale fu un inferno. Cinquantatré i candidati raggiunti da avvisi di garanzia o da arresto. «Rimasi praticamente da solo e perciò arrivai al ballottaggio», ricorda Bertini, candidato a capo di una lista di Rifondazione Comunista. L’ex seminarista, l’ex prete operaio arrivato a Napoli dalla provincia Toscana per studiare teologia e diventato leader della «Comunità artigiana», una cooperativa di verniciatori edili basata su principi egualitari, si trovò così a diventare sindaco quasi per caso. Vinse con l’84 per cento dei consensi, ma due anni dopo tornò a casa. E a mandarcelo fu propio Salvatore Perrotta, il sindaco eletto domenica, allora leader del Pds, il partito che bocciò il bilancio riducendo così i propri consensi alle successive elezioni da quattro a un consigliere. «Perrotta mandò a casa la prima amministrazione di sinistra dopo 50 anni ininterrotta di governo della dc e della camorra», ricorda ancora oggi con rabbia Bertini. Marano tornò così alle urne, e Bertini si ripresentò a capo di uno schieramento formato da Rifondazione, Verdi e una lista civica. Vinse con 101 voti di scarto e una rimonta rocambolesca. A un certo punto dello spoglio la vittoria del suo avversario, il diessino Pasquale Cavallo sembrava avercela fatta. Qualche dipendente comunale si affacciò alla finestra gridando «Abbiamo vinto» e diede il via ai festeggiamenti. Per le strade sfilarono un cavallo e un asinello che furono portati fin sotto un palco improvvisato. Gli oratori furono raggiunti dalla notizia del rovesciamento di fronte e della vittoria del leader di Rifondazione nel corso del comizio. A farne le spese fu l’ asinello ucciso sul posto a bastonate. Così cominciò la seconda giunta Bertini riconfermata nel 2001, dalla vita se possibile ancora più travagliata delle precedenti. Bertini, infatti, fu accusato da un pentito, incriminato per 416 bis e scagionato in istruttoria, poi fu sottoposto a un processo per corruzione aggravata e assolto perchè il fatto non sussiste. Contemporaneamente scoppiò la crisi politica con la rottura tra il sindaco e l’allora assessore provinciale Corrado Gabriele, poi passato alla Regione: «Quello che per anni era stato il mio partito mi negava lo spazio politico, perciò passai con i Comunisti Italiani», sostiene Bertino. «L’ex sindaco è sempre stato un individualista, uno che vuole giocare da solo», replicano dall’altra parte della barricata. E l’ex primo cittadino è stato protagonista nei mesi scorsi dell’ennesima rovente (e rovinosa, almeno per la sinistra) polemica sui morti di Nassiriya. Le fila sembrarono ricompattarsi dopo lo scioglimento per infiltrazione camorristica dell’amministrazione nel 2004 e la successiva riabilitazione con il Tar. Ma non fu vero amore. Bertini si è candidato alle scorse politiche senza essere eletto. Un flop anche la sua candidatura al Comune anche se lui sottolinea: «Il mio partito si è attestato sul sei per cento, una cifra niente male». Ora toccherà a Perrotta amministrare. E lui promette di farlo a partire dal confronto con la macchina comunale. «La prossima settimana incontrerò i dipendenti e poi partirà la riorganizzazione degli uffici. Cominceremo così a voltar pagina». Il resto alla prossima puntata.



DANIELA DE CRESCENZO – IL MATTINO 1 GIUGNO 2006

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