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venerdì, Aprile 19, 2024
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CAMORRA SCATENATA NELL’HINTERLAND NORD: TRE MORTI PER DUE FAIDE

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Tre morti in 18 ore, una bambina di 11 anni ferita di striscio ad un ginocchio: nell’hinterland napoletano sono riprese le stragi. La scorsa notte, poco dopo l’una e trenta, i sicari hanno ucciso Giuseppe Iadonisi, di 36 anni. Il terrore è arrivato all’improvviso in via Giorgio De Falco, a Quarto, comune flegreo. La vittima, un pregiudicato, si trovava in compagnia della moglie e dei 3 figlioletti quando gli sono piombati addosso 2 killer. Gli assassini hanno sparato 9 volte, ma uno dei proiettili ha colpito ad un ginocchio la figlioletta di Iadonisi, che si trovava in macchina, oltre che con il padre, con un fratello, la sorella e la madre. I carabinieri stanno svolgendo indagini, devono ancora chiarire i motivi per i quali Iadonisi, in passato spacciatore di droga, sia stato ucciso. Per il momento gli investigatori non rivelano le carte che hanno in mano ma si dicono certi che a fare fuoco siano stati killer della camorra. Giuseppe Iadonisi, che ha piccoli precedenti penali, gestiva insieme alla moglie un negozio di casalinghi e detersivi, da poco aperto vicino alla sua abitazione, in via De Falco, una delle vie del centro storico della cittadina flegrea. Da quanto riferito da chi conosce la famiglia, l’uomo stava cercando di “rigare dritto” dopo i problemi avuti per armi e droga. Una decisione, quella di lasciare l’illegalità, che secondo alcuni vicini era stata presa per il bene dei figli. E proprio la sua volontà di uscire dal giro malavitoso potrebbe essere, per gli investigatori, una delle possibili ipotesi di un agguato feroce, che non si è fermato neanche davanti alla presenza di bambini. Ma non si vuole escludere nemmeno l’ipotesi di una sorta di possibile doppia personalità di Iadonisi, con eventuali legami ancora attivi con attività di spaccio. Ma tutto è ancora da verificare: le indagini dei carabinieri si stanno muovendo a 360 gradi. Ieri mattina, i militari hanno ascoltato i conoscenti della famiglia; mentre non è ancora chiaro se all’omicidio abbiano assistito o meno testimoni. Don Giuseppe Cipolletta, il parroco della Chiesa di San Castrese, conosce personalmente la famiglia Iadonisi. L’agguato lo ha prostrato. “Hanno spezzato la speranza di una famiglia. Gli Iadonisi stavano cercando di costruire un futuro diverso per loro e per i propri figli. Lo conoscevo personalmente Giuseppe, e – aggiunge il sacerdote – conoscevo bene tutta la sua famiglia. Lui stava cercando di chiudere con il passato e insieme alla moglie Loredana stava costruendo un futuro per i suoi figli. Credo che per questo lo abbiano voluto punire”.




DUPLICE OMICIDIO AD ARZANO.
Diciotto ore dopo l’omicidio di Quarto, 3 e o 4 sicari, arrivati a bordo di una vettura hanno ucciso a colpi di mitragliatori i fratelli Ciro e Domenico Girardi, di 26 e 22 anni, entrambi residenti a Melito. Il duplice omicidio è avvenuto in via Cardarelli, ad Arzano, comune a nord di Napoli. I fratelli Girardi si trovavano a bordo di due moto quando sono stati assaliti dai sicari che hanno aperto il fuoco con un fucile Kalashnikov. I due sono morti all’istante. Le vittime, riferiscono fonti investigative, appartenevano al clan Di Lauro, attivo a Scampia, Secondigliano e in alcuni comuni dell’hinterland nord, tra cui Melito e Mugnano. Compiuto l’omicidio, i killer hanno bloccato un automobilista di passaggio per impossessarsi della sua vettura, una Fiat “500” con la quale hanno percorso solo poche centinaia di metri per poi fuggire, molto probabilmente, con una altra macchina. La Fiesta utilizzata dai killer per raggiungere Arzano era stata rubata lo scorso mese di aprile a Quarto. Nella macchina è stato trovato un giubbotto antiproiettile e questo induce gli investigatori a pensare che l’agguato era stata preparato attentamente, senza trascurare alcun particolare. Per le due vittime non c’è stato scampo: sono stati crivellati di colpi al volto. Fatto che ha reso molto più complessa l’identificazione della seconda vittima che non aveva in tasca i documenti di riconoscimento. Sul luogo dell’omicidio, nel giro di pochi minuti, sono arrivati i parenti delle vittime, amici, conoscenti e semplici curiosi. La folla di parenti ha aggredito la troupe di ‘Anno Zero’, futura trasmissione di Michele Santoro su Raidue. Il gruppo di giornalisti, composto da Peppe Ronca, Giuseppe Mancini e Paolo Mondani è stato costretto a calci, pugni e sputi ad allontanarsi dal luogo sul quale stava riprendendo le operazioni di rilevamento della scientifica.
Per quanto riguarda le indagini, l’agguato potrebbe segnare una ripresa della faida che tra la fine del 2004 e l’inizio del 2005 ha visto contrapposti i Di Lauro ai cosiddetti “scissionisti” con una serie di scontri a fuoco che hanno provocato una cinquantina di morti. Entrambi i clan erano stati, poi, decimati dai blitz delle forze dell’ordine, che hanno arrestato capi e gregari in piu’ riprese.

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