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giovedì, Maggio 23, 2024
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I killer dei Lo Russo stanno con i nemici dei Nappello, ecco chi comanda a Miano

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Un quadro che da complesso si sta semplificando sempre di più, con alleanze che tenderebbero a stabilizzarsi dopo lo choc post pentimento dei fratelli Lo Russo, Mario e Carlo, e del nipote Antonio, figlio dell’altro collaboratore di giustizia Salvatore: tutti pezzi da novanta del clan – scrive Il Roma – A Miano ora si sarebbe saldato un asse tra il gruppo Perfetto e gli“scissionisti” dei Nappello, ritenuti ormai vincenti nella zona. Mentre a Chiaiano gli Stabile-Ferraro si sarebbero volutamente tenuti fuori dalla mischia dopo il “botta e risposta” dell’anno scorso con il gruppo del ras Valerio, allora unito. Sullo sfondo invece, investigatori e inquirenti vedono un interessamento dei Licciardi della Masseria Cardone verso il territorio e in particolare per le storiche e fiorenti piazze di droga.
Dunque, la fase successiva al pentimento di tre big dei “Capitoni” sembrerebbe finita. L’agguato a Mario Centanni, se la pista battuta si rivelerà quella giusta, non è il frutto avvelenato della fibrillazione che si è creata sul territorio per circa un anno. Ma di una vendetta dei due Perfetto, Carlo e Marco, nei confronti del pentito per le dichiarazioni rese negli anni scorsi su uomini e fatti del clan Lo Russo. Tra l’altro è una vicenda tra parenti (sempre che gli indagati, al momento da considerare innocenti, alla fine del procedimento penale risulteranno colpevoli): il 41enne pentito che ha abbandonato il programma di protezione è rispettivamente zio e cugino di secondo grado dei presunti responsabili. Non solo: il mancato ferito è nipote dei Lo Russo, a loro volta imparentati direttamente con i Perfetto.
Per i carabinieri della compagnia Vomero, che conducono le indagini, così come per i poliziotti che seguono il territorio (commissariato Scampia e Squadra mobile della questura) lo scenario complessivo presenta due certezze: l’agguato a Mario Centanni non è collegabile al duplice omicidio Nappello (Carlo senior e junior); il collaboratore di giustizia (non ha ancora ritrattato le dichiarazioni verbalizzate e stava formalizzando l’uscita dal programma di protezione) non è tornato a Napoli per frequentare nuovamente gli ambienti di camorra, trovandosi quindi implicato in affari illeciti, ma solo per stare vicino ai familiari stretti. Con ciò allontanando l’ipotesi che abbia preso posizione nella situazione in atto nel quartiere. Sabato scorso non è stato il primo giorno in cui Mario Centanni si è visto in giro.
Era tornato da almeno una settimana e alcuni investigatori l’avevano notato, facendogli presente il rischio che correva. Ma il 41enne non voleva tornare sui propri passi, anche se la sparatoria di piazza Tafuria Marianella potrebbe fargli cambiare idea. In queste ore, ormai al sicuro dopo essersi buttato nelle braccia dei carabinieri della locale Stazione, sta sicuramente riflettendo sulla sua vita futura.

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