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giovedì, Maggio 2, 2024
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Uccisa dal ladro, si cercano due fratelli rom

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Si è presentato nel pomeriggio ai carabinieri accompagnato da un avvocato: maschio, 23-25 anni, nomade, etnia slava. La sua presenza è collegata senza dubbio all’inchiesta per l’omicidio di Piera Calanna, travolta e uccisa, l’altro ieri, dall’auto della figlia Lisa Odierno, guidata da un ladro. Poco dopo sono giunti in caserma i pm Sanseverino e Fini, delegati dall’aggiunto Mancuso, che indagano sul caso. Al momento, secondo quanto spiegato dagli inquirenti non vi sarebbero ancora svolte investigative né confessioni. Ma c’è un dato certo: il cerchio si restringerebbe attorno alle comunità rom, grandi esperti di furti d’auto con cavallo di ritorno, e si sta vagliando la posizione di questo giovane. Secondo quanto si è appreso in tarda sera il riconoscimento dell’uomo da parte della ragazza ha dato esito negativo. Nel frattempo, sul fronte dell’indagine la parola passa agli esperti di investigazioni tecnico-scientifiche: da Roma sono arrivati gli uomini del Ris, il «reparto indagini scientifiche», su richiesta del comandante territoriale di Castello di Cisterna, il colonnello Aldo Saltalamacchia, d’accordo con il comandante provinciale Gaetano Maruccia. Sono questi gli elementi che hanno caratterizzato la giornata di ieri, dopo una notte nella quale i carabinieri hanno fatto decine di perquisizioni, fermato e condotto in caserma pregiudicati per furto d’auto e ricettazione, molti dei quali avevano però un alibi. Una caccia all’uomo che non conosce soste, secondo l’impegno del colonnello Maruccia: «Non dormiremo finché non li prendiamo». Il nomade potrebbe essersi presentato dopo il pressing dei carabinieri che – come conferma una fonte dell’Opera nomadi – nei diversi campi rom hanno invitato tutti i pregiudicati a presentarsi in caserma. Ma c’è un’altra pista sulla quale si stanno muovendo i carabinieri: cercherebbero due fratelli, sempre slavi, che sarebbero stati visti da più persone nella zona della tragedia poco dopo le 8,30 di mercoledì. E poi uno soltanto a bordo di una vecchia vettura. E si ripropone il problema della sicurezza della zona per la quale è stata organizzata una raccolta di firme per l’autofinanziamento di un servizio di vigilanza. Nel garage della caserma di Castello di Cisterna, i tecnici del Ris hanno lavorato sulla Punto rubata a Lisa Odierno, in via vicinale Amodio 58, da un uomo che, per garantirsi la fuga, ha travolto e ucciso la madre di Lisa: si cercano elementi più utili e più concreti. Anche il ventilato identikit del ladro-assassino è venuto a mancare: le descrizioni fornite da Lisa Odierno non hanno consentito di comporre il mosaico grafico di un volto. Dalle prime battute investigative gli inquirenti si sono orientati sulla ricerca di due persone. Ma la deduzione dei carabinieri ha una sua logica: le gang di ladri d’auto specializzate in cavalli di ritorno, se non inquadrati in una vasta organizzazione, agiscono sempre a coppia. Inoltre c’è un ulteriore motivo per propendere sulla coppia di ladri: la Punto, ritrovata dai carabinieri in via Grotta dell’Olmo, segnalava un’avaria. In pratica il ladro è stato costretto ad abbandonarla. E siccome l’immediata caccia all’uomo avviata con cani ed elicotteri non ha dato esiti, è ovvio pensare che un complice abbia raccolto il ladro in fuga.

MAURIZIO CERINO




Il marito: l’assassino di Piera non sconterà più di quattro anni

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Quarto. «Era nella Fiat Punto, stava per fuggire dopo che mia figlia si era fatta da parte. In quell’attimo mia moglie ha gridato: fèrmati, bastardo. Quello ha interrotto la fuga, ha ingranato la retromarcia e l’ha falciata senza pietà». Arriva alla sede del «Notiziario», il quotidiano che edita dal ’94, con gli occhi asciutti ma lo sguardo triste. «In Italia – ha dichiarato dopo che gli avevano ammazzato la moglie – la giustizia mette in galera la gente per bene e lascia liberi i criminali». E ancora: «Chi ha ammazzato Piera non ha diritto a vivere». Parole durissime. Ribadite anche oggi, con uguale determinazione. Vittorio Odierno, 55 anni, il marito di Piera Calanna e il papà di Lisa, 25 anni e Benny, 27 anni, inquieta soprattutto perché sembra un uomo che abbia abdicato a ogni speranza. La giustizia non esiste? «Per troppe volte ho visto smentite dai fatti sentenze di condanna esemplare. La giustizia non ha i mezzi, le forze dell’ordine fanno più del possibile ma troppo spesso sono rese impotenti». L’assassino della giovane Annalisa Durante, uccisa a Forcella, ha ottenuto sconto di pena. «È uno scandalo. Ma lui, comunque, non voleva uccidere. Il killer di mia moglie, invece, ha interrotto la fuga in auto per innestare la retromarcia e falcidiare una donna in pigiama che portava il computer alla figlia». Se la vedrà assai brutta, se catturato. «Per un omicidio non premeditato sono previsti dodici anni di pena. Lui potrà dimostrare di aver ucciso in corso d’opera. E se dirà di aver sniffato cocaina, otterrà ulteriori sconti. Tra condizioni disagiate, disagi da comprendere e via giustificando, sconterà tre o quattro anni di carcere soft». Speriamo proprio di no. «… Che cosa dirò al processo ai miei figli? Che la vita della loro mamma vale tre o quattro anni di galera? Il governo di prima mise fuori quelli in attesa di giudizio, quello di adesso ha liberato un sacco di gente condannata». Allude all’indulto? «Già. Se si scoprisse che a uccidere Piera è stato uno che è fuori grazie all’indulto, con chi dovrò prendermela: con il suo killer o con coloro che lo hanno liberato?». Lei ha detto: «Spero che non lo prendano». Che intende? «Chiunque abbia dignità e fisicità, di fronte a un atto così efferato non può non sorprendersi a pensare di voler farsi giustizia con le proprie mani». Chi è stato a uccidere Piera? «Quest’estate ero in un bar con una famiglia tedesca: arriva una zingara che chiede elemosina. La ragazzina figlia dei tedeschi chiede meravigliata al papà: chi è questa donna? Al suo paese non aveva mai visto una zingara. Sì, penso che l’assassino sia un rom. E che siano stati almeno in due. Io non sono contro il flusso migratorio, ma qui nessuno più rispetta le regole». Quale pensiero la tormenta di più? «Hanno tolto la mamma ai miei figli. E chi l’ha fatto se la caverà con poco. Lisa e Benny hanno assistito a un orrendo, indimenticabile cortometraggio: vedere la propria madre avvicinarsi col computer in mano e guardarla, un attimo dopo, con una gamba tranciata e il volto sfigurato è una cosa che…». Che cosa ha detto a Lisa e a Benny? «Niente. Quel che è stato loro rubato è un bene insostituibile. E indefinibile». C’è un rimedio, magari lontano? «No. Sono convinto che non sia giusto campare così. Altrimenti, ci diano la possibilità di armarci tutti. Così, almeno potrò dire: sono morto perchè sono stato troppo lento a sparare. La verità è che ci sentiamo come polli in allevamento: è il signor fattore che, a caso, decide ogni giorno a chi tirare il collo». Licola è sotto assedio. «Chi vuol ritrovare un’auto rubata si reca al campo Rom di Giugliano. E la trova». Come cambierà adesso la sua vita? «Mi dedicherò molto di più ai miei figli. Con Piera ci eravamo un po’ divisi i compiti: lei pensava alle cose dell’anima, io a quelle più materiali. Ora penserò a tutto io. Chi sta peggio di tutti è Lisa: a chi confiderà le sue emozioni, i suoi problemi, le sue ansie? Le mancherà quel confronto quotidiano con la mamma, che era la sua linfa di crescita. Vorrei dire ai miei figli: scappiamocene su un’isola deserta. Ma sarei un egoista. Loro hanno il diritto di vivere. Se glielo consentiranno». E il giornale? Un giornale può essere strumento di speranza. «Lo dico con dolore, ma non ci credo. E non mi illudo. Vorrei illudermi, ma non ci riesco più: ho visto troppe assurdità. E mi sento molto stanco».

ENZO CIACCIO




La rabbia in copertina


Copie andate a ruba per il numero che titola a tutta pagina «Bastardi»: ieri il giornale edito dalla famiglia Odierno, il Notiziario Flegreo, è stato distribuito in 5mila copie. «Abbiamo scelto di essere in edicola nonostante il nostro dolore – racconta il direttore Danilo Pontillo – perché è un dovere rispettare il nostro lavoro di tutti i giorni e onorare con questa denuncia la memoria di Piera». Oggi l’edizione apre con un titolo di speranza dopo le rassicurazioni dei carabinieri che sarebbero sulle tracce dei banditi. Non hanno scritto pezzi di loro pugno i due figli della donna, Benny e Lisa, che pure fanno parte della redazione. Ieri sono passati solo per pochi attimi.
to.li.




IL MATTINO 18 MAGGIO 2007

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