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mercoledì, Maggio 1, 2024
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MELITO, DEVASTATA LA SEDE DEI DS

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dal nostro inviato a MELITO








POLITICA E VIOLENZA, MELITO ORA HA PAURA




Irruizione notturna nel locale di via Roma: porte sfondate, vetri in frantumo, mobili distrutti e un biglietto intimidatorio: non seguite Tuccillo. Appena tre giorni prima c’era due ordigni sotto casa dell’ex sindaco. Il paese trema per il nuovo dilagare della delinquenza organizzata



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MELITO – La camorra alza il tiro a Melito. Ennesimo atto intimidatorio ai danni dell’ex sindaco diessino, Bernardo Tuccillo. L’altra notte, ignoti hanno devastato la sede del partito nel pieno centro della cittadina. Su un tavolo della sezione hanno lasciato un biglietto minaccioso. Un pezzo di carta che non lascia spazio ad alcun dubbio. “Non fate gli stronzi. Ci rivolgiamo a tutti. Lasciate perdere Tuccillo”. Una scritta a mano, in stampatello. Un foglio a righe, messo sotto una tanica di benzina.
Un “avvertimento” al quale in serata non era stata ancora data una spiegazione dagli investigatori che stanno valutando sia una possibile matrice politica, sia una vendetta legata alle numerose denuncie presentate da Tuccillo contro il malaffare locale. Di certo c’è che l’ex sindaco ed ex capogruppo consiliare dei Democratici di Sinistra da anni è preso di mira da sconosciuti che appena tre giorni fa gli hanno fatto esplodere alcuni ordigni sotto casa.


I FATTI – I balordi, almeno due, sono entrati in azione la notte tra sabato e domenica. Hanno sfondato la porta di ingresso della sezione in via Roma, il corso principale di Melito. Hanno distrutto tutto: televisore, apparecchiature elettriche, mobili, suppellettili, sedie. Tutto devastato dalla furia dei malviventi. L’ultimo atto, il più infame, si è consumato nel retro della sezione: una piccola stanza adiacente al locale d’ingresso. Qui gli ignoti hanno adagiato il foglio intimidatorio sotto un contenitore di benzina verde. Hanno poi lasciato i locali senza che nessuno si accorgesse di nulla. A dare l’allarme, ieri mattina intorno alle nove, è stato uno dei simpatizzanti della sezione. Immediate sono partite le indagini. Sul posto i carabinieri della locale tenenza e quelli della Compagnia di Giugliano, diretti dal capitano Gianluca Trombetti e dal tenente Orazio Ianniello, coadiuvati dagli agenti del Commissariato di polizia di Giugliano, agli ordini del vicequestore Alberto Francini. Insieme, polizia e carabinieri, hanno cercato qualche traccia che potesse subito indirizzare le ricerche verso i presunti autori del gesto.
LA PAURA – Tanta l’apprensione in casa Tuccillo, il diretto obiettivo delle minacce. Non è certo la prima volta che l’esponente politico melitese subisce atti intimidatori di questo calibro. A differenza di qualche anno fa, però, oggi c’è anche una bambina di 19 mesi e un altro in arrivo a destare ulteriore preoccupazione. Nel 1998 gli attentati intimidatori furono talmente tanti da costringere il Sisde ad assegnare al già ex sindaco l’accompagnamento protettivo per otto mesi. Nel 2000 la sua auto fu incendiata. Episodi appena sopiti nella mente e che d’un tratto tornano ad inquietare.

LO SCENARIO – Trentaquattromila anime. Tante ne conta Melito, il paese tra i più piccoli dell’entroterra giuglianese, dove miseria e degrado hanno dato pieni poteri alla camorra. Una camorra che torna in primo piano, che ostenta sicurezza, forza, arroganza. E impone le sue regole.
Melito è uno strano miscuglio di cemento e degrado. Qui il Male si espande come un cancro. E’ l’asse mediano, la frontiera cupa che separa la grande Napoli dalla periferia del malessere. Qui ci sono i giovani che spesso, troppo spesso cedono ai richiami della malavita. Li vedi con i motorini che girano apparentemente senza una meta. Molti sono tossicodipendenti, consumano eroina e spendono cento euro al giorno che fanno la fortuna dei clan locali , sotto il cartello dell’Alleanza di Secondigliano. Melito è il respiro affannoso di mille motorini che cercano una felicità in vendita, un torpore che appiattisce e che rende tutto più cupo e incolore. Di verde c’è ben poca traccia, gli alberi sono imbrigliati da contorni grigi in cemento, freddi, senza un’anima. Melito è anche il paese delle mille speculazioni edilizie. L’ affare si chiama calcestruzzo. Il fulcro di tutti gli affari. Il principale veicolo di tutti gli introiti. Che ha cominciato a fruttare già negli anni della ricostruzione post terremoto , e fino alla metà degli anni ’90. Qualcosa cambiò, nel ’95, quando fu eletto a sindaco Bernardo Tuccillo. Frenò la speculazione, intaccò gli interessi dei clan , sostenne numerose iniziative a favore della legalità. E’ allora che cominciarono le intimidazioni. Sempre più frequenti, più allarmanti. Gli spararono sotto casa, gli bruciarono l’auto. Incendiarono le auto dei segretari di Rifondazione e Ds, che sostenevano la sua maggioranza, e fecero saltare con una bomba la sezione dei Verdi. Tuccillo oggi è nuovamente nell’occhio del ciclone. E’ infatti uno dei primi dimissionari degli undici consiglieri, sia di maggioranza che di opposizione, che hanno mandato a casa il nuovo sindaco, Antonio Amente. Quest’ultimo ha anche presentato un ricorso al Tar. Melito adesso è senza governo. C’è un commissario prefettizio che fa quel che può in attesa della prossima primavera, quando si tornerà a votare. E intanto il paese, smarrito, teme di nuovo il dilagare della delinquenza organizzata.






LE REAZIONI



MELITO (ufer) – “Si tratta di un episodio molto grave, che denuncia un clima torbido”. A caldo, l’ex sindaco di Melito ed ex capogruppo dei Democratici di Sinistra Bernardo Tuccillo, commenta l’atto intimidatorio compiuto l’altra notte in via Roma. “Sono molto preoccupato: ho già chiesto alla direzione provinciale dei Ds di attivarsi presso la prefettura e la questura affinché possano valutare la situazione e adottare le misure necessarie per tutelare me e la mia famiglia da nuovi atti intimidatori”. Tuccillo spiega che “potrebbero esserci nessi con la situazione politica” che vive Melito. “Con la crisi amministrativa e il ‘licenziamento’ di questa amministrazione – spiega – si sono messi in gioco corposi interessi che nel corso degli ultimi anni si sono consolidati attorno alla Giunta guidata dal sindaco Amente. Questo avrà creato senz’altro una situazione di allarme e di preoccupazione in determinati ambienti”. Non nasconde timore, l’esponente Ds. Già in passato è stato vittima di numerose intimidazioni. Dall’incendio dell’auto alle bombe sotto casa. “E’ un clima cupo quello che si vive oggi in città- aggiunge -. Spero che possa rasserenarsi in vista delle elezioni di giugno, affinché i cittadini siano in condizione di esprimere il proprio voto liberamente da pressioni e condizionamenti di ogni tipo”. Diego Belliazzi, segretario provinciale dei Ds, lancia “un grido d’allarme” e invita “tutte le forze democratiche ad operarsi perché venga riportata la legalità a Melito”. “La vicenda – spiega – è il frutto di un clima pesante vissuto in città, dove la funzione e il ruolo dei Ds è stato quello denunciare e combattere le influenze dei poteri criminali”. Solidarietà ai Ds di Melito è stata espressa dal segretario provinciale di Rifondazione Comunista, Giuseppe De Cristofaro, che parla di “un attentato alla libertà”. Anch’egli fa un appello “alle forze democratiche affinché questi messaggi intimidatori non riescano ad isolare chi in questi anni ha lavorato e tuttora lavora per contrastare i poteri criminali”. Corrado Gabriele, assessore provinciale al Lavoro, spiega che “a Melito si è già aperta la campagna elettorale”. “A farla da padrone – aggiunge – è stata ancora una volta la criminalità organizzata, che ha fatto sentire la sua voce prepotente in un momento di grave incertezza”.

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