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venerdì, Aprile 26, 2024
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Perizia psichiatrica per il killer di Matteo e Pierluigi, potrebbe ottenere l’infermità mentale

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La procura di Trieste chiederà una perizia psichiatrica collegiale per valutare la capacità di intendere e volere di Alejandro Augusto Stephan Meran che venerdì scorso ha imbracciato due pistole e ha ucciso in questura gli agenti Matteo Demenego e Pierluigi Rotta di 31 e 34 anni.
La consulenza sarà affidata ai massimi esperti della materia e servirà a determinare se nel momento della sparatoria il 29enne avesse piena facoltà di sé oppure si possa parlare di infermità, ossia di vizio parziale o totale di mente, un aspetto che ha rilievo ai fini processuali tanto da poter rendere non imputabile chi ha commesso il reato.”E doloroso dirlo, ma le due vittime, Rotta e Demenego, sono morti senza che si sappia il perché, ed un controllo in questura per fatto di per sé comunque non grave si è trasformato, a causa della furia dell’indagato, in una tragedia che non verrà presto dimenticata”. E’ uno dei passaggi dell’ordinanza del gip di Trieste Massimo Tomassini che ha convalidato il fermo e disposto l’arresto in carcere per Alejandro Augusto Stephan Meran.

Nella sua ordinanza il giudice ravvisa il pericolo di fuga del dominicano e di “recidiva specifica”. “L’indagato – scrive il giudice – è gravemente indiziato di reati di assoluta gravità e che – aggiunge – potevano avere un esito ancora più tragico”. Il magistrato parla chiaramente di “mattanza”. E di un soggetto che aveva “familiarità con le armi”. Nell’indagine (pm Federica Riolino) non è stata trovata traccia di documentazione che attesti una possibile malattia psichica. Quindi avrebbe agito con lucidità. Anche da qui la decisione del carcere.

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Premurosi, allegri, vivi. È questo il ricordo che i cari e i colleghi di Pierluigi Rotta e Matteo Demenego, i due poliziotti uccisi in Questura a Trieste, vogliono serbare di loro.

«Dormite sonni tranquilli, c’è la Volante Due». È la frase che i due dicono nel video pubblicato dai canali social della Polizia: gli agenti, pare fosse una loro consuetudine, iniziano il loro turno con «Figli delle stelle» di Alan Sorrenti e, con un sorriso, salutano chi li ascolta.

Il salvataggio

Due poliziotti giovani, due di quelle persone, come ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, «che sviluppano il nostro Paese e contribuiscono alla vita della nostra società».

“Matteo Demenego e Pierluigi Rotta avevano interpretato il loro lavoro come una missione, che assolvevano con capacità, passione e amore”. Comincia così il racconto pubblicato sulla pagina ufficiale della Polizia di Stato su Facebook sui due agenti uccisi nella sparatoria di Trieste. I due sarebbero intervenuti per salvare un 15enne da un tentativo di suicidio. “Tra le tante storie che stanno venendo fuori, c’è anche quella di 10 giorni fa quando la loro volante 2 fu inviata su un ponte stradale dove era stato segnalato un tentativo di suicidio – si legge ancora -. Un quindicenne, con un rapporto molto complesso con la famiglia, voleva farla finita. Pierluigi e Matteo, con la calma e la pazienza di due fratelli maggiori, convinsero l’adolescente a rinunciare e a provare a risolvere i problemi in un altro modo”. Poi, l’amara conclusione: “Con la semplicità di chi pensa di aver fatto solo il proprio dovere, tornarono in ufficio, contenti per quel ragazzo. In fondo era troppo giovane per morire. Esattamente come lo sarebbero stati loro, 10 giorni dopo; con un finale, purtroppo, diverso”.

Trieste, capo volanti: agenti uccisi preparati, grandi doti umane

“Matteo e Pierluigi erano due eccellenti operatori di Volanti legati da un leale rapporto di colleganza e anche da una splendida amicizia al di fuori del lavoro”. Il commissario capo Stefano Veronese, dirigente volanti della Questura di Trieste, ha ricordato con queste parole Matteo Demenego e Pierluigi Rotta, i suoi due colleghi uccisi nella sparatoria di venerdì scorso nei locali della questura del capoluogo giuliano. “Io mi fido ciecamente dei miei uomini – ha aggiunto – e so che tutti i miei uomini sono preparati professionalmente e hanno anche delle doti umane non indifferenti”.

“Li ricordo come due colleghi molto educati, sempre corretti, mai una parola fuori posto, disponibili e preparati”, ha aggiunto parlando dei due agenti. Quando uscivano in volante, Matteo era il capopattuglia, mentre Pierluigi era l’autista. “Ho un bel ricordo di loro, hanno sempre ben operato”, ha osservato il dirigente. Matteo veniva destinato anche al compito di operatore di sala, che “svolgeva con grande pazienza”, mentre Pierluigi, essendo tra i più giovani, a volte veniva messo di vigilanza all’edificio della Questura, “incarico che non amava – ha detto Veronese – ma che ha sempre svolto con professionalità”. Veronese ha quindi ricordato l’intervento di una decina di giorni fa, quando i due poliziotti hanno sventato un tentativo di suicidio di un giovane.

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