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sabato, Aprile 27, 2024
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Mala vesuviana, scarcerati i boss del Piano Napoli di Boscoreale

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Racket al Piano Napoli di Boscoreale, tornano a casa i presunti boss di una delle maggiori piazze di spaccio d’Italia. Hanno infatti ottenuto i domiciliari Giuseppe Pesacane, 65enne indicato come a capo dell’omonimo gruppo di Boscoreale e Scafati e tre presunti ras, Umberto Pesacane, 51 anni, Giuseppe Ranieri, 53 anni mentre per Santolo Martire, 54 anni e già ai domiciliari è stata revocata la misura. Tutti erano gravemente indiziati, a vario titolo, del reato di tentata estorsione continuata ed in concorso, con l’aggravante dell’appartenenza alla camorra ed in particolare al clan Pesacane. La decisione è stata presa dalla Corte d’Appello di Napoli che ha rideterminato la pena per i quattro nonostante le già lievi pene rimediate in primo grado: merito delle argomentazioni del collegio difensivo composto dagli avvocati Antonio Rizzo, Anselmo D’Agostino e Antonio Usiello. Durante il primo grado (leggi qui l’articolo precedente) i quattro furono assolti relativamente ad una presunta vicenda estorsiva ai danni di una impresa aggiudicataria di un appalto inerente lavori di ristrutturazione di un edificio pubblico a Boscoreale. Riguardo invece un’altra vicenda, quella relativa ad un tentativo di estorsione aggravata dal metodo mafioso ai danni di un’impresa con cantiere sempre a Boscoreale (nonchè il pestaggio dell’imprenditore titolare della ditta che sarebbe stato avvicinato e picchiato da due affiliati del clan armati di bastone), i legali di Pesacane e degli altri tre riuscirono a dimostrare l’esclusione della causale estorsiva dell’aggressione.

La decisione di primo grado: l’articolo precedente

I quattro per tale vicenda in primo grado hanno rimediato pene lievi (a fronte di un’iniziale richiesta di otto anni di reclusione). I due Pesacane e Ranieri ha rimediato solo due anni e sei mesi mentre Martire ha rimediato due anni di reclusione. Giuseppe Pesacane, indicato come un ‘pezzo da novanta’ della mala vesuviana, era stato scarcerato nel mese di ottobre 2018 dopo una detenzione decennale. Per gli inquirenti stava tentando di riorganizzare l’omonimo clan, la cui influenza nel recente passato era scemata a causa dello stato detentivo di diversi elementi di spicco.

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