Un’esecuzione vera e propria. Che fosse da monito per tutti. Si fa largo la pista dello sgarro nel mondo dello spaccio di droga come movente dietro l’omicidio di Camillo Esposito. Il 29enne ucciso nel negozio di barbiere in via Arcangelo Ghisleri a Scampia. Contro Esposito scaricato un intero caricatore. Un agguato che dunque non doveva lasciargli scampo a dimostrazione che dietro la sua morte potrebbe esserci una ‘punizione’ per qualcosa che Esposito avrebbe fatto o tentato di fare. Secondo la ricostruzione della polizia il killer è entrato arma in pugno poco prima della mezzanotte nel salone di barbiere di via Ghisleri 16 “Hair design Luxury Ciro Morvillo”, ha fatto fuoco per poi allontanarsi a bordo di un’auto con un complice alla guida che lo attendeva.
Le indagini sulla morte di Camillo Esposito
Secondo le ultime informative l’uomo, negli ultimi tempi, si sarebbe avvicinato al sottobosco criminale della zona. Lì insiste il clan della Vanella Grassi dedito allo spaccio di droga. Le indagini, affidate agli uomini della squadra mobile (guidata da Giovanni Leuci) sono indirizzate su quella pista. Esposito vantava precedenti per rapina e porto abusivo di armi. A soli 18 anni fu arrestato per tentata rapina proprio dalla polizia per aver puntato al volto di una coppietta una pistola insieme ad un complice minorenne.
L’agguato mortale a Scampia
Gli agenti, allertati da una telefonata, giunsero nei pressi del parcheggio della metropolitana in via Emilio Scaglione. Notarono due ragazzi che, alla vista della Volante, si diedero a una precipitosa fuga ma furono subito bloccati dai poliziotti. Negli ultimi tempi avrebbe dunque cercato il ‘grande salto’ attratto dai facili guadagni e in virtù di quella fascinazione del male che lo aveva portato a tatuarsi Scarface e Totò Riina sulla pelle