Niente sconti. Anche in appello il ras di Cavalleggeri Alessandro Giannelli rimedia l’ergastolo in relazione all’omicidio di Rodolfo Zinco. Stessa delitto avvenuto nel 2015. Giannelli era indicato come mandante e coesecutore e che già in primo grado si era visto infliggere la pena dell’ergastolo. Queste le altre decisioni della Corte d’Assise d’Appello di Napoli (IV sezione): confermati i trent’anni per il ras dei Cutolo Patrizio Allard, che grazie all’esclusione della premeditazione in primo grado era riuscito a evitare il carcere a vita, conferma anche per Maurizio Bitonto (20 anni), Alessandro De Falco e Pasquale De Vita. È andata decisamente meglio al ras Francesco Cotugno che dai 14 anni del primo grado ha rimediato 10 anni e otto mesi ma, visto che cinque anni e quattro mesi erano in continuazione con altra sentenza, la sua pena è stata radicalmente rideterminata: tutto merito della linea seguita dai suoi legali, gli avvocati Antonio Rizzo e Giuseppe Perfetto, che hanno fatto valere le ragioni del proprio assistito. Tra le altre condanne Gennaro Marrazzo 10 anni e otto mesi, Diego Illiano, 4 anni e i nove anni e quattro mesi per Marco Battipaglia.
Giannelli tirato in ballo da Genny Carra
A parlare per primo di quel delitto il pentito Genny Carra che rivelò che «la decisione di uccidere Zinco è partita da me per motivi di rancore risalenti all’epoca della Vecchia Alleanza Flegrea. Ci riunimmo per 2 settimane con Giannelli e con Antonio Calone, affiliato al clan Cutolo anche se conserva l’egemonia sulla zona di Posillipo, per preparare l’omicidio. Giannelli era favorevole perché doveva dividere con Zinco al 50% i proventi delle attività illecite della zona di Cavalleggeri, Bagnoli e Agnano e riteneva che Zinco non si comportasse bene».