La mamma di Giuseppe Montella, l’appuntato al centro dell’inchiesta sulla caserma di Piacenza, ha parlato ai microfoni de ‘La Stampa’. La donna difende il figlio carabiniere, prova a smontare i fatti e soprattutto prova a raccontare il figlio da un’altra prospettiva. Una ‘chiacchierata’ fuori alla villetta di Gragnano Trebbiense, poco distante dalla città emiliana.
Questione ‘Gomorra’
Più volte in questi giorni il nome della serie tv Gomorra è stato accostato ai fatti di Piacenza. Qualcosa che però la mamma di Giuseppe non può e non vuole accettare. “Tirano fuori Gomorra perché veniamo da Napoli. Se Peppe era di Piacenza non lo dicevano che era Gomorra”. Ma quel paragone, in realtà, è stato accennato proprio da un suo amico per descrivere le botte con le quali, il militare, avrebbe “fracassato” un uomo all’interno di una concessionaria d’auto nel Trevigiano.
Poi continua: “Mio figlio stava per laurearsi in Giurisprudenza. È un bravo ragazzo e io non ci credo a tutte quelle storie che ho sentito in televisione“. In ogni caso, la donna si dice pronta ad affrontare la realtà: “È giusto che mio figlio paghi per quello che ha fatto. Se faceva male deve pagare“. Parole dure, anche se la madre dell’appuntato resta sempre della sua idea: “Io non ci credo che lui abbia fatto tutto quello che dicono. Non è così che lo abbiamo educato a casa“.
Parola al padre del carabiniere
Nella villetta, posta adesso sotto sequestro dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Piacenza Luca Milani, c’è anche il papà di Giuseppe. “Questa è la villa con la piscina. Ho venduto due case per comprarla. La piscina tra l’altro è anche usata. I lavori li ha fatto mio genero che lavora tutto il giorno con le escavatrici. Tutto è intestato a Giuseppe perché era meglio e più comodo”.
I conti correnti. Un altro punto importante che toccano anche i genitori. A parlare è di nuovo la madre: “Il mio conto personale, ma anche quello di mio marito, sono intestati a mio figlio. Stamattina sono andata a fare il bancomat ma hanno bloccato tutto. Io so del mio conto, di quello di mio marito e di quello personale di Giuseppe. Ma quegli altri 20 conti, proprio non lo so da dove spuntino“.
Le banconote false
Tra i reati c’è anche quello delle banconote false. «Mi aveva detto che con gli amici avevano vinto il Superenalotto. È stato tutto ingigantito». Una spiegazione lecita che si collega alla foto durante la grigliata in pieno lockdown, che un collega della sala operativa avrebbe coperto dopo la segnalazione di una vicina al 112. “C’era lo champagne, ma per festeggiare…”.
Tra l’altro, secondo gli inquirenti, quel tenore di vita era difficile sostenere con 31.500 euro di stipendio lordo. La donna ha infatti spigato il perché delle 11 auto e 16 motociclette cambiate in 12 anni. «Mio figlio non pagava l’affitto, non c’è il mutuo. Il suo stipendio da carabinieri lo spendeva nelle auto di cui è appassionato. Ha iniziato a fare il carabiniere a Secondigliano, poi in Sardegna. E quindici anni fa è arrivato qui: mio marito, per fargli fare bella figura, gli comprò l’Alfa 166 e la Yamaha. L’Audi che aveva adesso era usata »