Dopo anni di latitanza, si è conclusa la fuga di Flavius Savu, cittadino romeno di 43 anni condannato in via definitiva a 5 anni di reclusione per estorsione ai danni dell’ex rettore e dell’ex vicerettore del santuario della Madonna della Bozzola a Garlasco. L’uomo è stato individuato e fermato in territorio svizzero.
Le estorsioni ai sacerdoti
Secondo quanto accertato dalle indagini e dai processi, Savu – insieme a un connazionale – aveva costretto i sacerdoti don Gregorio Vitali e don Pietro Rossoni a consegnare ingenti somme di denaro. Le minacce riguardavano la possibile diffusione di materiale audio e video a sfondo sessuale, con il rischio di divulgarlo anche in televisione.
Avendo già scontato circa un anno di custodia cautelare, Savu dovrà ora espiare quasi 4 anni di pena residua.
Il legame con il caso Poggi
Il nome di Savu è tornato al centro dell’attenzione anche per i riferimenti al delitto di Chiara Poggi, uccisa a Garlasco nel 2007. Durante la latitanza aveva rilasciato dichiarazioni televisive su presunti “festini segreti” nel santuario e su un possibile collegamento con l’omicidio. Ipotesi che la procura ha definito prive di riscontri oggettivi, ma che hanno alimentato nuove strategie difensive da parte dei legali di Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara.
A queste versioni si sono aggiunte segnalazioni contenute in un memoriale del nipote di Savu, detenuto per omicidio.
La disponibilità a collaborare
Secondo il suo avvocato Roberto Grittini, Savu non si opporrà all’estradizione in Italia e intende collaborare con la Procura di Pavia, anche in relazione agli sviluppi sul caso Poggi. Resta da capire se le sue dichiarazioni potranno avere un reale peso investigativo.
L’incidente probatorio
Intanto, a Milano, negli uffici della Questura, si è svolto un nuovo incidente probatorio nell’ambito del processo per il delitto Poggi. Gli esperti nominati dal gip hanno esaminato diversi reperti: l’etichetta arancione di un bricchetto di Estathé, una confezione di biscotti, un sacchetto con cereali e il sacco della pattumiera contenente i resti della colazione di Chiara.
Proprio sulla cannuccia del succo Estathé è stato isolato il DNA di Alberto Stasi, risultato che al momento rappresenta l’elemento più rilevante tra le nuove analisi genetiche.