Una decisione che può definirsi storica quella della Corte di Appello di Napoli – Prima Sezione Penale – sulla revoca della confisca di quote societarie della società C&C Costruzioni in capo a Gennaro Chianese (difeso dall’avvocato Mario Griffo). I giudici, accogliendo l’istanza del legale, hanno restituito all’imprenditore oltre alle quote societarie anche 40 appartamenti che erano stati già confiscati nel 2009 a seguito della sentenza situati all’interno del parco Margherita ed alcuni già affidati all’Agenzia del Demanio per il riutilizzo a scopi sociali.
Il tribunale dispose la confisca di tutti i beni direttamente o indirettamente nella disponibilità di Alfredo Cicala, tra cui quelli di Gennaro Chianese, ritenuto dai magistrati “mero prestanome di Cicala Alfredo che, servendosi del primo, aveva realizzato una serie di operazioni speculative attraverso la società C&C Costruzioni”.
Nella motivazione sulla revoca della confisca i giudici della Corte di Appello di Napoli sottolineano come Chianese abbia depositato una copiosa documentazione – attraverso una dettaglia consulenza tecnico-patrimoniale – attinente alla genesi ed allo scopo della C&C Costruzioni (creata il settembre 1992), nonché alle condizioni patrimoniali e reddituali del nucleo familiare di appartenenza.
I giudici sottolineano come Gennaro Chianese appartenesse ad una famiglia di noti costruttori, infatti il padre Angelo già dal 1965 ha creato diverse società edili. Al suo decesso, risalente al 1992, beni e quote passarono in eredità ai figli. Smentita, dunque, la ricostruzione del Pm e della finanza secondo cui Gennaro Chianese fosse solo un dipendente lavoratore di una società edile, come si evinceva dalla sua posizione reddituale, e che lui dunque fosse privo di mezzi finanziari, insufficienti per costituire e capitalizzare la C&C Costruzioni. Inoltre i giudici sottolineano che “non vi furono flussi finanziari erogati da Cicala a favore di Chianese della galassia di società della sua famiglia, né in relazione all’operazione “C&C” né ad altro titolo”. Dunque dietro alle operazioni di Chianese non c’era Cicala. Chianese inoltre è stato assolto dai reati di riciclaggio e intestazione fittizia a favore del clan Di Lauro nel 2024 (processo parco Primavera).