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venerdì, Aprile 26, 2024
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Culla violentemente il figlio neonato fino alla morte, mamma condannata a Verona

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Avrebbe cullato il figlio neonato “troppo violentemente”, forse in preda alla stanchezza lo avrebbe “scosso con eccessiva energia” al punto da provocargli danni e traumi risultati poi fatali e che avrebbero ucciso il piccolo dopo 10 mesi di agonia. Una mamma di Verona è stata condannata martedì 6 dicembre alla pena di 6 anni e 8 mesi per omicidio preterintenzionale. La Cassazione ha infatti respinto nelle scorse ore l’ultimo possibile ricorso da parte della difesa, rendendo così definitiva e non più impugnabile la pesante condanna inflitta alla mamma. A riportarlo è Il Corriere della Sera.

Una condanna che la donna potrebbe, almeno inizialmente, scontare dietro le sbarre. Fino all’ultimo l’avvocato Massimo Ruffo ha tentato di far riaprire il processo chiedendo ai giudici “l’affidamento di una perizia che accerti il nesso causale tra le lesioni riportate dal piccolo e il decesso”, ma dai magistrati è arrivata risposta negativa. Si chiude così dunque per la magistratura la tragica vicenda avvenuta nel 2017.

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I fatti nel 2017

Cominciò tutto il 26 settembre di 5 anni fa quando il bebè aveva solo un mese. Quel giorno i genitori fecero intervenire d’urgenza un’ambulanza a casa per soccorrere il figlio. “Venite, non respira più” aveva urlato sconvolta la mamma al telefono. Da lì inzio un lungo calvario per la coppia e soprattutto per il piccolo Nicola, attaccato 24 ore su 24 alle macchine, assistito giorno e notte dalla mamma e dal papà, nel reparto di Rianimazione all’ospedale di Borgo Trento. Dopo 10 mesi, quando il bebè ne aveva solo 11, la tragica morte. Una tragedia doppia per i genitori, da subito indagati per lesioni gravissime: il 21 luglio 2018, alla morte di Nicola, il pm ha poi sollecitato per entrambi il processo per omicidio preterintenzionale.

La coppia ha sempre negato di aver “mai voluto fare del male” al figlioletto. Il papà venne assolto con formula piena per “non aver commesso il fatto”, mentre la mamma, nonostante i giudici di primo e secondo grado abbiano sostenuto che si tratti di “una brava madre” e che con ogni probabilità la tragedia sia avvenuta per “colpa della stanchezza”, è stata condannata a 7 anni in primo grado a Verona, ridotti a 6 anni e 8 mesi in appello a Venezia.

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