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sabato, Aprile 27, 2024
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Cutolo: “Se parlo io trema il Parlamento”, la famosa intervista a Repubblica

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Raffaele Cutolo è morto. Il superboss della Camorra si è spento nel carcere di Parma, dove era sottoposto da 28 anni al 41 bis. Se n’è andato con la scatola nera dei suoi segreti di mafia e di Stato. Aveva fondato  la sanguinaria Nco, Nuova camorra organizzata, inquinando economia e Palazzi e inondando di sangue e vendette la Campania e non solo, fin dai primi anni Settanta. Il suo nome resterà per sempre legato a una delle pagine più buie della storia repubblicana: la trattativa tra camorra e Brigate Rosse, di cui fu regista assoluto dalla sua cella incontrando Servizi deviati e esponenti della Dc, per la liberazione dell’allora assessore regionale democristiano Ciro Cirillo. Un patto scellerato, sviscerato in migliaia di pagine dal giudice napoletano Carlo Alemi, che porta 2 miliardi e mezzo alle Br e, stando ai suoi, altro denaro a lui.

Il due marzo 2015, rilasciò un’intervista a Repubblica che fece molto rumore. “Mi tengono sepolto vivo in una cella perché se esco e parlo crolla il Parlamento”, disse dal carcere di Parma. Ne venne fuori un polverone. Perché le parole dell’ex spietato boss della camorra, pluriergastolano, record di detenzione (oltre mezzo secolo di carcere, di fatto in isolamento dal 1982), già allora fiaccato da una serie di patologie, erano sì, a metà tra l’atto di accusa e la rassegnazione di chi sapeva che sarebbe morto dietro le sbarre. Ma andavano dritte a un punto: «I miei segreti fanno tremare tutti. Chi è al comando oggi, chi siede in parlamento, è stato messo lì dai politici che venivano a pregarmi”.

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Cutolo: nelle prossime ore sarà eseguita l’autopsia

Sarà sottoposto nelle prossime ore ad autopsia il corpo di Raffaele Cutolo, boss della Nuova Camorra Organizzata morto ieri sera a Parma nel reparto detenuti dell’Ospedale Maggiore. La salma di ‘oprofessore’ è ora nel reparto di medicina legale dell’Università di Parma, sempre nel nosocomio emiliano, alla presenza di Polizia, Polizia Penitenziaria e carabinieri.

Intorno alle 10.30 sul posto è arrivata anche la moglie del boss, Immacolata Iacone, accompagna da alcuni familiari. Prima si è seduta su una panchina all’esterno della porta della camera ardente del marito, poi si è rifugiata in un’auto parcheggiata a poca distanza. Non ha rilasciato dichiarazioni ai giornalisti presenti.

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