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È morto O.J. Simpson, il suo caso giudiziario sconvolse il mondo

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È morto l’ex giocatore di football americano O.J. Simpson dopo una battaglia contro il cancro. Aveva 76 anni. Lo riporta Tmz citando la famiglia.

‘The Juice’, così come era conosciuto negli anni d’oro quando indossava la maglia dei San Francisco 49ers, era stato accusato di aver ucciso la sua ex moglie Nicole e il suo amico Ronald Goldman. Il processo era andato avanti per mesi e aveva spaccato l’America, innescando anche un furioso dibattito sulla questione razziale. L’ex campione era stato alla fine scagionato per mancanza di prove. Nel 2008 però è finito in carcere per rapina e sequestro. Nel 2017 ha lasciato il carcere.

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Il caso O.J. Simpson

O.J. Simpson fu accusato dell’omicidio della moglie e di un cameriere. Nel processo a più alto tasso mediatico che la storia recente Americana ricordi, fu assolto. La clamorosa vicenda che coinvolse il campione di football americano, e attore, O.J. Simpson che è morto oggi, risale agli anni Novanta. Il caso O. J. Simpson è tutto relativo al processo penale che lo vide sul banco degli imputati accusato di aver ucciso la moglie Nicole Brown Simpson e il cameriere Ronald Lyle Goldman. Il duplice omicidio avvennne il 12 giugno 1994. Ufficialmente noto come People of the State of California v. Orenthal James Simpson, il processo venne condotto presso la Corte Superiore della Contea di Los Angeles. Il verdetto emesso il 3 ottobre 1995 assolse Simpson dall’accusa. Viene poi giudicato colpevole nella causa civile intentata dalle famiglie delle vittime due anni dopo. Ma ripercorriamo il caso giudiziario passo passo.

Quando Nicole Brown fu uccisa la coppia si era separata da pochissimo. Il corpo della donna venne trovato davanti al suo condominio all’875 di South Bundy Drive, una via tranquilla di Brentwood, il distretto più ricco di Los Angeles. Accanto al suo cadavere c’è quello di Ron Lyle Goldman, 25 anni, cameriere che era passato di là per consegnarle gli occhiali da sole che aveva dimenticato al ristorante. Sono stati uccisi entrambi a pugnalate.

Sposati per sette anni: accuse di violenze coniugali

Nicole Brown e O.J. Simpson si erano sposati il 2 febbraio 1984. Simpson aveva smesso da cinque anni di giocare a football a livello agonistico. Avevano due figli, Brooke Sydney Simpson e Justin Ryan Simpson. Il matrimonio era durato sette anni durante i quali Simpson era stato accusato di violenze coniugali. La Brown aveva chiesto quindi il divorzio il 25 febbraio 1992. Motivazione: «Differenze inconciliabili».

La dinamica del duplice omicidio

Alle 00:10 del 13 giugno 1994, Nicole Brown Simpson e il venticinquenne Ronald Lyle Goldman furono trovati uccisi. Nicole, quella sera, era andata a cena con la madre al ristorante Mezzaluna, aveva poi telefonato al locale per segnalare che la mamma aveva dimenticato sul tavolo i suoi occhiali da sole. Così Ron Goldman, che lavorava nel ristorante come cameriere, si era quindi offerto di riportarglieli.

I cadaveri erano a terra in un lago di sangue: la donna aveva ricevuto 12 coltellate e aveva la testa quasi mozzata,oltre a ferite da difesa sulle mani, segno che aveva provato disperatamente a difendersi. La ferita attraverso il collo l’aveva lasciata con la bocca aperta. Sul corpo del giovane vennero rinvenuti i segni di 20 coltellate. I due figli di Nicole e O. J. dormivano in casa al momento del crimine e nessun testimone assistette all’omicidio. Le prove trovate e raccolte sulla scena del crimine portarono la polizia a sospettare di Simpson, su cui gravavano precedenti denunce da parte della moglie per maltrattamenti domestici. Henry Chang-Yu Lee fu uno degli investigatori del caso.

L’arresto di O J Simpson

Il Los Angeles Police Department cercò subito di contattare Simpson e scoprì che questi aveva preso un aereo diretto da Los Angeles a Chicago alle 23:45. Alla notizia della morte dell’ex moglie, Simpson tornò a Los Angeles nel pomeriggio del 13 giugno, fu ammanettato e portato alla centrale di polizia per essere interrogato, ma fu rilasciato poche ore dopo. Il 14 giugno Simpson assunse come avvocato Robert Shapiro. In seguito al ritrovamento in giardino di macchie di sangue compatibili con quello di Simpson, i sospetti della polizia continuarono ad aumentare e nella notte tra il 16 e il 17 giugno fu formulata esplicitamente l’accusa di duplice omicidio di primo grado.

La fuga

Intorno alle 8.30 del 17 giugno, la polizia telefonò a Shapiro, informandolo delle accuse a carico di Simpson e chiedendo che l’accusato si consegnasse spontaneamente entro le 11, termine dopo il quale sarebbe stato considerato un fuggitivo. Shapiro si recò a casa dell’amico Robert Kardashian nella San Fernando Valley, nella California meridionale, dove O. J. Simpson aveva passato la notte, e ricevette una seconda telefonata in cui gli veniva esplicitamente richiesto il luogo in cui il suo assistito si trovava. Shapiro fornì l’informazione alla polizia e giustificò il ritardo con alcune visite mediche a cui Simpson si stava sottoponendo, poiché gli era stata diagnosticata una forte depressione. Quando la polizia giunse sul posto alle 11, trovò Shapiro, Kardashian e alcuni medici, ma non Simpson, che nel frattempo era scappato dalla porta sul retro insieme all’amico ed ex compagno di squadra Al Cowlings.

L’inseguimento della polizia in diretta tv che tenne incollati 75 milioni di telespettatori

Shapiro e Kardashian tennero una conferenza stampa annunciando la fuga e ipotizzando che Simpson potesse spingersi fino a tentare il suicidio. Intorno alle 14 il comandante David Gascon della polizia di Los Angeles annunciò pubblicamente che Simpson era ricercato per duplice omicidio. Nel frattempo la polizia si mise sulle tracce dei due fuggitivi e intercettò la Ford Bronco bianca di Cowlings sull’Autostrada 405, diretta verso la Contea di Orange, dando così inizio a un lento inseguimento sulle autostrade di Los Angeles (poi definito dai media “The Bronco Chase“), ripreso in diretta TV e seguito da circa 75 milioni di telespettatori (la NBC interruppe addirittura la diretta della partita tra Houston Rockets e New York Knicks, di gara 5 delle NBA Finals 1994 e dell’inaugurazione del Campionato mondiale di calcio 1994, per trasmettere l’inseguimento), durante il quale O. J., che aveva con sé una pistola, minacciò più volte di suicidarsi e che terminò quando lo stesso Simpson decise di tornare a casa. LAlla fine O. J. Simpson fu arrestato. Ecco il video dell’inseguimento.

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