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giovedì, Maggio 2, 2024
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Le mani dei clan sugli ospedali di Napoli, ras e boss verso il processo

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Indagini concluse e boss e ras di ben quattro clan verso il processo. Si sono concluse nei giorni scorsi le indagini preliminari per i clan coinvolti nell’inchiesta sulle estorsioni negli ospedali di Napoli. Rischio processo per il clan Cimmino e per gli altri componenti dei gruppi malavitosi che avevano messo nel mirino i nosocomi partenopei. Tutti coinvolti secondo le indagini nell’alterazione di gare di appalto ospedaliere, estorsioni alle ditte operanti presso le predette strutture: servizio di trasporto ammalati, onoranze funebri, imprese di costruzione, imprese di pulizie (leggi qui l’articolo). Tra i clan coinvolti non solo esponenti dei Cimmino ma anche i Frizziero di Chiaia, i Polverino-Nuvoletta di Marano ed i Moccia.  Le accuse sono quelle di estorsioni a commercianti ed imprenditori ed il controllo illecito degli ospedali Cardarelli, Cotugno, Monaldi, Cto ed azienda ospedaliera Università Federico II. Tra i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare il boss del Vomero Luigi Cimmino, in manette assieme al figlio Franco Diego. Tra i quaranta arrestati, anche l’imprenditore Giovanni Caruson conosciuto con l’appellativo di ‘o chiatton e l’attuale reggente del clan Andrea Basile. Adesso per tutti il rischio concreto del rinvio a giudizio.

L’articolo precedente: il boss Cimmino non risponde al gip

Si è avvalso della facoltà di non rispondere il boss Luigi Cimmino davanti al gip di Napoli Marcopido che nei giorni scorsi, su richiesta della Dda, ha emesso nei suoi confronti una misura cautelare in carcere nell’ambito dell’indagine sugli appalti ospedalieri finiti nelle mani dei clan napoletani. Collegato in video-conferenza dalla casa circondariale dove si trova detenuto, il capo dell’omonimo clan del Vomero ha dichiarato di non essere, per ora, in grado di difendersi alla luce dei voluminosi atti che lo riguardano. Nell’ultimo processo che lo ha visto imputato, Cimmino, a fronte di una richiesta di 18 anni formulata dal pm, ottenne una condanna a 3 anni e 6 mesi di reclusione, grazie all’accoglimento di una serie di richieste formulate dalla difesa, in particolare grazie all’esclusione dell’aumento per la recidiva malgrado fosse stato condannato già due volte per il reato di associazione mafiosa con ruolo verticistico sin dagli inizi degli anni novanta. Proprio per questo Cimmino era stato scarcerato, pochi giorni fa, e si trovava in libertà vigilata in un comune del Lazio, prima di finire nuovamente in manette. Il boss ha nominato come suo legale l’avvocato Dario Vannetiello ma il penalista ha fatto pervenire in aula una dichiarazione di non accettazione di incarico in quanto da oltre due anni quali nuovi incarichi accetta solo difese innanzi alla Suprema Corte di Cassazione.

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