giovedì, Luglio 31, 2025
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Fatture false per 10 milioni di euro, sequestri in 3 aziende nel Casertano

Fatture false per 10 milioni di euro, sequestri in 3 aziende nel Casertano. Oggi il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Caserta ha dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo emesso dal G.I.P. del Tribunale di Santa
Maria Capua Vetere, su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di 3 società operanti nel settore del commercio all’ingrosso di materiale plastico, nonché dei rispettivi 5 amministratori di diritto e di fatto, per un valore complessivo di circa 2 milioni di euro.

Il sistema di frode all’Iva

Le misure cautelari in rassegna, eseguite dalla Compagnia G. di F. di Capua e coordinate dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, traggono origine da una complessa attività d’indagine, che ha consentito di disvelare ed interrompere un articolato sistema di frode all’Iva, perpetrato da una società, che, costituita nell’anno 2019, aveva
esponenzialmente incrementato il proprio volume d’affari nei due anni successivi, emettendo fatture per oltre 10 milioni di euro senza adempiere ad alcun obbligo fiscale.

La frode carosello e le fatture false

I successivi accertamenti svolti, ad oggi nella fase embrionale delle indagini preliminari,
hanno fatto emergere che la società, rappresentata nel corso del tempo da due prestanome compiacenti ed amministrata di fatto da un terzo soggetto e priva di una sede effettiva, dei mezzi e del personale necessari allo svolgimento di attività commerciale, risultava svolgere il ruolo di mera cartiera all’interno di una frode carosello, che, mediante l’emissione di fatture per operazioni soggettivamente inesistenti, si interponeva negli acquisti di materiale plastico tra i fornitori esteri e le società beneficiarie stabilite sul territorio nazionale, destinatarie dell’odierno provvedimento.

L’analisi dei documenti bancari

In realtà, le cessioni dei beni oggetto della commercializzazione erano fittizie poiché la merce proveniente dall’estero non sarebbe mai transitata dalla sede della società interposta. L’analisi della copiosa documentazione bancaria acquisita ha consentito di consolidare l’ipotesi che, contrariamente ad ogni comune ed ordinaria prassi commerciale, fossero sempre le imprese finali beneficiarie della frode a finanziarie l’acquisto dai fornitori unionali di riferimento, anticipando le liquidità necessarie alla società cartiera. Le somme accreditate venivano quasi contemporaneamente bonificate alle società estere per effettuare gli acquisti di merce.