La spaccatura tra gli Esposito-Genidoni e i Mauro dei Miracoli fu causata dalle eccessive ambizioni di Antonio Genidoni e dal suo progetto di ritagliarsi un ruolo di primo piano nella malavita del rione Sanità. Si tratta di un passaggio fondamentale della storia recente della criminalità organizzata del quartiere così come spiegato nelle pagine dell’ordinanza di custodia cautelare che ieri ha smantellato il gruppo attivo nella zona dei Miracoli. Intemperanze che non piacevano ai sodali del gruppo come si evince da un incontro avvenuto in casa di Ciro Mauro (e captato dalle intercettazioni ambientali) a cui partecipano Salvatore Marfè (poi divenuto collaboratore di giustizia), Biagio D’Alterio (attualmente ricercato) e Giuseppe Chiaro. Questi commentano il modo di fare di Genidoni che «manca di rispetto, questo porta guai, porta attrito tra le famiglie, perchè questo un’altra volta comincia a fare il comandante del cazzo».
Il riferimento è alle continue liti avvenute tra lo stesso Genidoni e il suo patrigno Pierino Esposito, episodi che mettevano in difficoltà lo stesso Pierino con gli altri come più volte ribadito dagli stessi esponenti del clan Mauro. In un passaggio D’Alterio prova a calmare i toni dicendo:«Non lo si fa per Antonio, dobbiamo farlo per Pierino». Lo stesso D’Alterio racconta agli altri di aver avuto un colloquio con lo stesso Genidoni:«Io gli ho detto, Antonio noi siamo tutti compagni, io ti porto rispetto come tu devi portare rispetto a me. come ha fatto nella lettera». La lettera, quella che lo stesso Genidoni aveva inviato ai Mauro con toni fortemente offensivi come ribadito anche da Vincenzo Staterini che, durante un summit, aveva commentato con i Mauro l’episodio. Genidoni in quella missiva avrebbe imposto l’allontanamento di Staterini dalla Sanità ma l’idea non sarebbe stata gradita ai Mauro. Così Genidoni avrebbe imposto un termine per una risposta da parte dei Mauro facendo intendere che in caso di risposta negativa avrebbe fatto a meno dell’alleanza con quest’ultimi».
