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martedì, Aprile 30, 2024
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“I Licciardi lo volevano morto”, nuove rivelazioni di Felice D’Ausilio sull’omicidio di Cavalleggeri

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Rodolfo Zinco doveva morire. In molti volevano la sua testa. Gruppi pericolosi che volevano allargare il loro giro alla zona flegrea. Questo quanto rivelato in uno dei suoi primi verbali da Felice D’Ausilio, l’ex boss di Bagnoli e da qualche mese collaboratore di giustizia. Qualche giorno fa nel processo d’appello per l’omicidio il Procuratore generale ha chiesto di ascoltare le dichiarazioni di altri due collaboratori di giustizia in merito all’ omicidio, lo stesso D’Ausilio e Youssef Aboumuslim, nipote acquisito del ras di Bagnoli Massimiliano Esposito ‘o scognat.

D’Ausilio, in uno dei suoi primi verbali, ha parlato proprio di quel delitto che vede alla sbarra i ras dei clan Giannelli e Cutolo:«In merito all’omicidio di Rodolfo Zinco posso dirvi che è stato commesso da Alessandro Giannelli e mi riporto al manoscritto consegnatovi. Questa circostanza mi è stata raccontata da mio fratello Antonio, anche se non ricordo se nel 2015 o nel 2016 quando sono uscito. In relazione ad altri correi mio fratello mi fece solo il nome di un certo Vincenzo detto o’ pozzo di cui non ricordo il cognome. Anche questo Vincenzo se non ricordo male è stato sparato nelle gambe in quanto vicino ai Sorrentino, all’epoca della loro scissione dal nostro gruppo.

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Questo omicidio fu commesso da Giannelli Alessandro dopo un periodo in cui il Giannelli era stato in carcere e so che si é trattato di un omicidio organizzato cosi come raccontatomi da mio fratello Antonio perché Giannelli cercò di conquistate la fiducia di Zinco Rodolfo, facendogli credere che avrebbe condiviso con lui gli affari della zona di estorsioni e della droga. Sempre per quello che mi è stato raccontato, so che a volere la morte di Zinco Rodolfo era anche l’Alleanza di Secondigliano ed in particolare Patrizio Bosti ed e Licciardi, perché ritenevano che Zinco Rodolfo, unitamente al fratello Zinco Patrizio avessero commesso l’omicidio di Gennaro Esposito detto ‘o curt. Il motivo per cui quelli dell’Alleanza pensavano questa cosa è perché i fratelli Zinco erano vicini a Bruno Rossi e Misso Giuseppe, che poi sono diventati collaboratori di giustizia ed hanno confessato come da loro commesso l’omicidio di Gennaro Esposito».

Le richieste di condanna

In merito al delitto di Cavalleggeri qualche settimana fa la Procura aveva invocato la conferma di tutte le condanne inflitte in primo grado a ras e gregari dei clan Giannelli e Cutolo in relazione all’omicidio di ‘o gemello, delitto avvenuto nel 2015. Chi rischia maggiormente è proprio il boss Alessandro Giannelli indicato come mandante e coesecutore e che già nel marzo scorso si era visto infliggere la pena dell’ergastolo (leggi qui l’articolo precedente). Questa la richiesta del procuratore generale nel processo che si sta svolgendo presso la Corte d’Assise d’Appello di Napoli (IV sezione). Pena che adesso rischia di vedersi confermata. Per quell’omicidio è imputato anche il ras dei Cutolo Patrizio Allard, che grazie all’esclusione della premeditazione in primo grado era riuscito a evitare il carcere a vita, rimediando 30 anni di reclusione. Maurizio Bitonto invece, nonostante la richiesta iniziale del pubblico ministero all’ergastolo rimediò ‘solo’ vent’anni.

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