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venerdì, Maggio 17, 2024
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Il Convento Francescano non sarà un ristorante, è stata solo organizzata una cena di beneficenza

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Una polemica agitata dalla superficiale lettura di un volantino

di Emmanuele COPPOLA

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Il Convento francescano, a sua insaputa, continua a far parlare di sé, ma restando al di sopra e distante dalle ricorrenti inevitabili illazioni, che tali sono le considerazioni gratuite che si raccolgono abitualmente in istrada in un confronto accalorato tra gli sfaccendati, che nel migliore dei casi, e benevolmente, sono soltanto delle persone disinformate. Tramontate le crociate laiche di quanti, nell’estate di circa un anno fa, scesero in piazza agitando i vessilli ancora odoranti di naftalina per una difesa ad oltranza a favore dei Frati Francescani che non avrebbero dovuto lasciare lo storico Convento nelle mani della Curia Diocesana di Aversa, quei militanti in quiescenza hanno atteso, direi quasi spasmodicamente, che accadesse qualcosa per dissotterrare l’ascia di guerra, continuando però a tenere desto il sospetto, come per dire, amleticamente, che ‘‘c’è del marcio in Danimarca’’. Ed ora, invece, tirato ancora, ed inopinatamente, in ballo, siamo costretti a svelare l’arcano, il mistero che aleggia sopra il Convento, dal momento che si è cominciato a denunziare l’esistenza di una sua incredibile e mercenaria trasformazione. Qualcuno, infatti, ha agguantato a volo una locandina pubblicitaria in formato digitale e l’ha sottoposta immediatamente ai Raggi X, per addivenire ad una conclusione, passando da una ipotesi ad una certezza che andrebbe ad avvalorare il sospetto che si stia cominciando a snaturare la missione del Convento Francescano. Sarebbe la questione del Ristorante, tanto è vero che dopo qualche ora ho ricevuto questo messaggio da un ignaro concittadino: «Ho saputo che è stato aperto un ristorante con prezzi modici all’interno dell’ex convento di San Francesco d’Assisi». Al mio ingenuo interlocutore non ho trovato di meglio che rispondere così: «Chi ti ha riferito la sciocchezza del ristorante nel Convento? Sarà una semplice Cena di beneficenza con posti limitati. Il popolo parla… pecché tène ’a vocca». Per me il problema sta tutto qui, cioè che il popolo parla, pecché tène ’a vocca. Mi riferisco, ovviamente, non al ‘‘popolo’’, ma semplicemente a quei pochi resistenti delle crociate laiche, che, del Convento, continuano a non sapere niente, e che molto probabilmente non hanno mai frequentato, se non la chiesa per qualche funerale. Ricordo ancora quelle sterili polemiche dell’estate scorsa, quando si confondevano i Frati Minori con i Cappuccini. Ma anche questa è una storia passata, perché il Convento, che si chiama sempre ‘‘francescano’’, non è stato abbandonato, non è andato in malora, non è diventato una esclusiva residenza privata, non è stato girato a mendicicomio o ad altri usi socializzanti che vanno per la maggiore, né in esso si sono acquartierati i preti della Diocesi di Aversa. Dico ‘‘preti’’ per adeguarmi al linguaggio dissacrante di chi è abituato a criticare chi non conosce.

Per questo, ricordo le barricate verbali che si tentò di innalzare contro il Vescovo di Aversa, definito, a dir poco, un ‘‘usurpatore’’, quasi avesse brigato con la Provincia Minoritica Francescana di Santa Maria La Nova per cacciare i Frati dal Convento allo scadere dei quattrocento anni dalla sua fondazione. Il Convento c’è, funzionale alla chiesa, come edificio di culto, ed alla missione religiosa sociale e culturale francescana, affidato dal Vescovo Mons. Angelo Spinillo alle cure pastorali del sacerdote Don Massimo Del Prete, trasferito dalla Parrocchia di Sant’Anna con la nuova responsabilità di Rettore. Tanti altri disinformati hanno di continuo asserito che nell’attigua chiesa si celebra la Messa domenicale, come per dire che stia chiusa negli altri giorni, ignorando, invece, che non sono cambiati gli orari quotidiani delle Celebrazioni Eucaristiche, dell’Adorazione Sacramentale del giovedì, degli incontri di preghiera del venerdì, e di tutte le altre funzioni religiose, come e più di prima, perché la chiesa resta aperta di mattina e riapre dal pomeriggio fino a tarda sera.

Vi si celebrano matrimoni e funerali, corrispondendo sempre con attenzione e sollecitudine alle esigenze di tutti i cittadini di Giugliano, considerato che il Convento non è una Parrocchia, ma un luogo monumentale di aggregazione religiosa sociale e culturale. Tutto questo, ovviamente, è risaputo da quanti lo hanno frequentato in passato e si ritrovano a farlo nel presente, perché in esso vige sempre la caritatevole disponibilità francescana, per cui si può dire, con una dotta reminiscenza culturale, che ‘‘Porta patens esto. Nulli claudatur honesto’’. Al contrario, si racconta che, spostando quel punto, l’Abate Martino abbia perso la cappa, ovvero il mantello simbolo dell’autorità monastica. Quel volantino pubblicitario, con il quale si annunziava una imminente Cena da tenersi nel Convento, è stato il motivo scatenante di una polemica sul ventilato distorto uso del Convento stesso. Insomma, si è cominciato a fare polemica sulla differenza comportamentale tra i monaci ed i preti, certamente virtuosi i primi, mentre dei secondi ci sarebbe ancora tutto da vedere. E si è parlato, da parte dell’incredulo e già quasi scandalizzato osservatore, di ‘‘un gioiello trasformato in ristorante’’, concedendosi (come ipotesi del terzo tipo) di sperare timidamente che non sia vero.

Ebbene, possiamo rassicurare chi, inopinatamente, è scivolato nell’immediato vortice delle illazioni, come succede quando molti disinformati sono pronti ad aprire la bocca. Pertanto, a ragion veduta, possiamo dire che ‘‘Non è vero’’. Don Massimo, avvalendosi della piena collaborazione delle diverse comunità che insistono ed operano proficuamente nel Convento, ha proposto di organizzare una economica Cena di beneficenza, con una limitata prenotazione dei posti, per poter ricavare un minimo contributo per la gestione del complesso monumentale. E, di queste Cene, ce ne saranno altre, con la stessa finalità. Così anche si prevede di organizzare delle Sagre, dei Pellegrinaggi, delle Feste e delle attività ludiche per i ragazzi, maschi e femmine di ogni età. Così, inoltre, Don Massimo, in corrispondenza con il Vescovo Mons. Angelo Spinillo, avrebbe in mente di ricostituire lo Studentato Universitario nelle cellette al primo piano del Convento. E tutto questo rientra in un progetto sociale religioso e culturale, come le persone meglio informate già sapevano, un anno fa, che sarebbe accaduto con la provvidenziale devoluzione del Convento alla Curia Diocesana di Aversa.

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