Il pareggio casalingo del Napoli per 0-0 contro l’Eintracht Francoforte è stato visto come una grande delusione dalla stragrande maggioranza dei tifosi azzurri.
Sarebbe potuta essere l’occasione per risollevare la classifica e le ambizioni europee della squadra, a maggior ragione dopo il pesante 6-2 subito ad Eindhoven lo scorso 21 ottobre. La squadra è apparsa, invece, lenta, macchinosa, prevedibile e che non ha quasi mai provato a cambiare registro nel corso dei 90 minuti. E per quanto Conte ne abbia avuto da dire nella conferenza stampa post-partita, circa il discorso relativo a infortuni, turnover e doppio impegno settimanale, non c’è alibi che tenga: il suo gioco è ormai prevedibile e quella di ieri sera è stata un’autentica occasione sprecata.
Il paradosso del “solito” Conte: certezza assoluta in Italia, prevedibile in Europa
Partita contro l’Eintracht che lascia sempre più spazio a quello che è ormai un dato di fatto: Antonio Conte è il miglior allenatore italiano della storia in Serie A per media punti (2,24 il dato aggiornato dopo la decima giornata contro il Como), ma lo stesso non si può certo dire in Champions League, dove il valore crolla a 1,37 punti a partita (poco più di una vittoria le ogni tre match). Sembra assurdo, eppure questi numeri si riferiscono alla stessa persona. Il tecnico pugliese sperava di riscattare la sua carriera “internazionale” al Napoli, ma le ultime pesanti delusioni contro PSV ed Eintracht continuano ad alimentare questo grande paradosso: Conte primeggia tra le innumerevoli eccellenze della scuola italiana, ma quando si va fuori dai confini accade qualcosa di difficile da spiegarsi, il suo gioco diventa troppo prevedibile.
Certo, si può dire che sia mancato il guizzo del fuoriclasse, quel Kevin De Bruyne che dovrà stare fermo almeno fino al mese di gennaio 2026 a causa dell’infortunio rimediato nella gara contro l’Inter e le cui verticalizzazioni, inserimenti e cambi di passo avevano letteralmente iniziato a far andare a nozze Hojlund e i due esterni d’attacco, e che ora ha “costretto” Conte a rimediare tornando al 4-3-3. Il cambio di moduli non ha dato origine, fin qui, a prestazioni brillantissime, tutt’altro: Conte ha dato la colpa al catenaccio dei tedeschi, che sicuramente hanno giocato con molta prudenza ma in questa stagione di certo non brillavano in difesa. Nei 12 match precedenti in questa stagione tra campionato e Champions l’Eintracht aveva incassato la bellezza di 30 reti (in media più di due gol subiti a partita).
Rosa già stanca o incertezza tattica da parte di Conte?
Nella serata del Maradona, ma più in generale nelle ultime uscite del Napoli, quasi tutti i pilastri della squadra sono sembrati imballati, privi di energie. L’asse di destra Di Lorenzo-Politano non ha mai provato a sfondare; a centrocampo McTominay e Anguissa hanno creato poco e male, rendendo la vita difficile nello stesso reparto al rientrato Lobotka e mancando pure di precisione davanti la porta; in attacco Højlund (scelta obbligata dato che Lucca era squalificato) ha effettuato il suo unico vero tiro nell’ultimo minuto di recupero.
Tutti giocatori accomunati da due fattori: nessuno di essi ha mai avuto il tempo di rifiatare (tranne quando forzati da una squalifica o un breve infortunio), in più le loro alternative mancano o non sono ritenute valide da Conte, che contro l’Eintracht ha effettuato soltanto un paio di sostituzioni. A questo punto, le cose sono due: squadra già col fiato corto al netto di infortuni e mancanza, di conseguenza, del dovuto turnover o incertezze tattiche da parte di Conte che non riesce a dare un’identità ben precisa alla sua squadra, nonostante l’ultima esosa campagna acquisti con ben nove calciatori da lui stesso avallati?
Unica nota lieta, l’inedita catena di sinistra
Ma in mezzo a tanta negatività, c’è comunque qualcosa di positivo di cui parlare e che ha rubato l’occhio al tifoso napoletano. Eljif Elmas, schierato come esterno sinistro d’attacco, è stato giudicato da molti come il migliore in campo dei suoi ieri sera ed è andato a costituire un’inedita catena di sinistra con l’altro neo-acquisto, Miguel Gutierrez in posizione di terzino.
L’intesa tra i due sembra aver funzionato e anche piuttosto bene: anche questo potrebbe rappresentare un monito per Conte, che forse dovrebbe iniziare a fidarsi maggiormente delle seconde linee per tornare a far funzionare la squadra.
Cosa aspettarsi ora dal Napoli in Champions?
Le aspettative del Napoli in questa edizione della Champions League sembravano essere, ala vigilia, tutt’altre. Dopo la prima sfida persa col Manchester City, tra l’altro in inferiorità numerica per 75 minuti di gioco, il calendario pareva piuttosto in discesa, ovviamente con tutto il rispetto parlando per le avversarie. E invece, dopo la vittoria per 2-1 contro lo Sporting Lisbona, sono arrivate la batosta per 6-2 contro il PSV Eindhoven e il triste 0-0 contro l’Eintracht Francoforte.
L’accesso diretto tra le prime otto posizioni è fortemente compromesso, nulla però è ancora perduto verso la qualificazione ai playoff. Sarà fondamentale conquistare la vittoria nel prossimo impegno contro il Qarabag il 25 novembre. I partenopei giocheranno nuovamente in casa, dove hanno raccolto tutti e quattro i punti finora conquistati, potendo ancora contare sul proprio fortino: il pareggio a reti bianche infatti ha contribuito lo stesso ad allungare la serie di risultati “positivi” al Maradona, dove il Napoli ha perso una sola volta nelle ultime 19 partite di Champions League. Un dato che serve per ridare fiducia ai campioni d’Italia, e magari per schiarire un po’ le idee di Conte per provare ad invertire il suo ruolino di marcia oltre i confini nazionali.

