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venerdì, Aprile 26, 2024
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Il piano di morte di Pasquale: ha spiato il padre Antonio per ‘rubare’ il fucile

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Pasquale De Falco ha messo in atto un piano criminale tenendo conto degli spostamenti dei genitori. Ha atteso che papà Antonio uscisse di casa per andare nel suo fondo agricolo, com’era solito fare quasi ogni Mattina. Così come ha atteso il ritorno della madre Teresa Licciardiello, la quale era uscita a fare la spesa. . A quel punto Pasquale aveva la casa a sua completa disposizione. Nei giorni precedenti probabilmente aveva spiato il padre Antonio per capire dove nascondesse la chiave della cassaforte nella quale era nascosta l’arma con cui ha ucciso la mamma. Non è stato difficile per lui trovare due i fucili e 160 munizioni, tutto regolarmente dichiarato e detenuto dal padre.

L’ARRESTO E I RITROVAMENTI

Lo hanno ritrovato in cucina, senza il fucile tra le mani. Così Pasquale De Falco è stato arrestato dal reparto speciale dei carabinieri che ha fatto irruzione nell’abitazione di via Campana a Qualiano, dove 11 ore prima il 37enne aveva ucciso sua madre Teresa. Due fucili e 160 cartucce: questo l’equipaggiamento trovato nelle disponibilità dell’uomo che ha tenuto in scacco un’intera città. Uno dei due fucili, forse quello utilizzato da Pasquale per sparare a bruciapelo la donna, gli ha fatto “compagnia” tutto il giorno. Secondo il racconto dei carabinieri che hanno tenuto d’occhio l’appartamento dalle prime ore, il 37enne ha sempre imbracciato il fucile, senza mai abbandonarlo e girando nervosamente in casa. Regolarmente detenute dal padre Antonio, appassionato di caccia, le armi erano – probabilmente – riposte in una cassaforte, ma su questo toccherà adesso agli inquirenti chiarire le modalità di custodia.

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LE FALSE NOTIZIE

Nessuna pistola è stata trovata nell’appartamento, diversamente dalle voci girate nel corso di tutta la giornata.  Nessun vilipendio al cadavere della donna o all’animale domestico, così come affermato da qualcuno. Pasquale, una volta compiuto l’efferato omicidio. Ha esploso diversi colpi nel cortile alla presenza dei carabinieri senza mai rivolgergli l’arma contro, ma contravvenendo all’ordine di abbassare il fucile. Da qui l’accusa “accessoria” di resistenza a pubblico ufficiale.

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