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mercoledì, Maggio 1, 2024
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Il racconto del pentito Roselli: “Quel summit con Vincenzo di Lauro per apparare la situazione”

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Intervenirono come mediatori in un tentativo di estorsione e per questo sono indagati: Vincenzo Di Lauro e il suo fedele alleato Umberto La Monica sono finiti nell’inchiesta sulla cosca di Secondigliano. Tutto è partito dal racconto di Salvatore Roselli. Infatti l’ex moglie della vittima dell’estorsione è diventata poi compagna proprio di Salvatore Roselli, alias Frizione, che all’epoca chiedeva il pizzo per gli Scissionisti e che poi è diventato collaboratore di giustizia. Ecco il racconto del pentito: “Alla mia ex compagna incendiarono l’auto. Io capii che era stato l’ex marito che da poco ha fatto arrestare tre persone, come ho visto in televisione. Mandai a chiamare questo nel Baku, dove si presentò con un amico. Giunto nel Baku, fu picchiato da Raffaele Notturni e Gennaro Calrdore alla mia presenza, dopo che l’amico ammise che erano stati loro ad incendiare l’auto. Dopo che fu picchiato, la vittima andò dai Di Lauro. Dopo circa un paio di giorni, venne da me Umberto La Monica, dicendomi che questo mi aveva denunciato (solo me, non anche NOTTURNO e CALDORE) per le percosse subite, essendo io all’epoca il fidanzato della sua ex moglie, e mi disse che se la sarebbe vista lui ed Enzo DI LAURO a far “levare” questa denuncia.

Mi misi d’accordo per fargli ricomprare l’auto, che fu effettivamente ricomprata. Dopo un poco di tempo, venni a sapere che i Di Lauro si erano insediati in una attività dell’imprenditore. Dopo 3 o 4 mesi, questo impremditore volle parlare con me in quanto mi disse che i Di Lauro stavano abusando di lui economicamente, dicendomi in particolare che Enzo Di Lauro e Umberto La Monica, tutti i giorni, gli dicevano che, se lui era vivo, lo doveva solo a loro, cosa non vera, perché io non avevo nessuna intenzione di ucciderlo. Io quindi mi arrabbiai e ne parlai con Marco Liguori, che mi diede il consenso per prendere un appuntamento con Di Lauro e Della Monica e maltrattarli.

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Prendemmo appuntamento a casa di Antonio Abbbinante, che Enzo DI LAURO spesso andava a trovare temendolo molto (gli portava anche i fratelli, come Salvatore e Antonio, quest’ultimo appena uscito dal carcere). Facemmo dunque questo incontro (eravamo a fine dicembre 2018) da Antonio ABBINANTE, che era dalla mia parte, con Enzo DI LAURO ed Umberto LA MONICA. Io dissi a DI LAURO che non era vero che io volevo ammazzare questa persona. Loro negarono di aver mai detto a questo che era vivo solo grazie a loro. Questo fu fatto venire lì e davanti a me ed ABBINANTE, li accusò, confermando quanto mi aveva detto in precedenza. Voleva anche che i DI LAURO uscissero definitivamente dalla sua attività. Loro dissero che avevano investito dei soldi in questa sala slot, mentrelui lo negava. Noi non sapevamo a chi credere. Io a quel punto chiesi al DI LAURO “quanto volete per uscire da questa società che vi siete inventati?” Loro dissero “o 100.000 € subito, in contanti o 300.000 € pagati a 5.000 € al mese”.

ABBINANTE mi guardò inferocito. Dissi a quel punto che andava bene la soluzione di pagare 100.000 € subito, ma che comunque gli avremmo fatto sapere, entro il successivo 8 gennaio 2019. Quando loro andarono via, tuttavia, l’imprenditore ci disse che non aveva quei soldi. Nel frattempo, ne parlai con Marco Lliguori che si arrabbiò moltissimo e voleva fare la guerra ai Di Lauro. All’inizio di gennaio, l’imprenditore aveva accumulato solo 40/50.000 €. A quel punto decisi che la parte mancante l’avrei messa io. DI LAURO e LA MONICA credevano che noi non avevamo i soldi, ma glieli facemmo trovare. Antonio ABBINANTE credeva che DI LAURO avrebbe restituito a lui una parte della somma (almeno 20 mila €) ma non fu così: presero i soldi ed uscirono dalla società.

All’imprenditore, ABBINANTE disse che poteva anche non restituire i 50.000, ma voleva il 25% dell’attività da intestare alla donna che già lavorava lì come ragioniera. Lui disse di si, ma dopo circa un mese, per gelosia nei miei confronti, si affiancò ad un Carabiniere della caserma di Casoria, che si spacciava per socio. A quel punto io feci andar via la donna Alla fine, comunque, i soldi furono recuperati grazie anche alla intermediazione di questo Carabiniere, a rate di 5000 € al mese. In definitiva, posso dire che Enzo DI LAURO e Umberto LA MONICA hanno fatto una vera e propria estorsione all’imprenditore avendo lui sempre negato che DI LAURO e LA MONICA avessero mai investito nella sua società”.

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