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giovedì, Maggio 2, 2024
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Il ‘sistema’ criminale a Caivano: erano i politici a riscuotere le tangenti, una quota andava alla camorra

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Un patto criminale avrebbe tenuto sotto scacco l’imprenditoria e il commercio di Caivano. Da una parte il clan Angelino e dall’altra alcuni politici locali. Due mondi che, almeno secondo le regole della democrazia, dovrebbero essere su posizione antitetiche e che invece avrebbero stretto un accordo inconfessabile. Questo è il cuore pulsante dell’inchiesta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli che ha emesso un decreto di fermo nei confronti di 8 indagati: le accuse riguardano l’associazione di tipo mafioso, le estorsioni aggravate dal metodo mafioso e la corruzione.

Dunque dal giugno 2022 all’agosto del 2023 sarebbe stata vissuta una relazione contram naturam per imporre le estorsioni e condizionare gli appalti dei lavori pubblici in cambio di una tangente pagata dai vincitori. Alla fine i soldi sarebbero finiti nella cassa del clan per poter mantenere gli affiliati e i detenuti, parallelamente, il denaro sarebbe servito anche per assicurarsi una rete di appoggi al fine di evitare gli interventi delle forze dell’ordine.

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UN SISTEMA INQUIETANTE

Oltre alla gestione dei racket ai commercianti, Antonio Angelino, Giovanni Cipolletti e Massimiliano Volpicelli avrebbero creato un Sistema di gestione camorristica dell’attività amministrativa di Caivano, ben collaudato e radicato nel tempo. Quindi avrebbero condizionato gli affidamenti dei lavori pubblici comunali, fondati sulla corruzione, che avrebbero avuto come perno il dirigente del settore lavori pubblici Vincenzo Zampella, il quale, in accordo con l’ex assessore Carmine Peluso, l’ex consigliere Giovanbattista Alibrico, tecnici privati come Martino Pezzella ed esponenti politici come Armando Falco, in qualità di intermediari, avrebbero affidato i lavori alle ditte compiacenti.

Gli imprenditori avrebbero poi, in cambio delle aggiudicazioni, pagato il funzionario e gli amministratori pubblici, e, parallelamente, sarebbero stati costretti a dare soldi al clan anche tramite l’intermediazione dei soggetti pubblici.

UN BOSS CON I CONTATTI AL COMUNE DI CAIVANO

Centrale era la figura del boss Antonio Angelino che avrebbe indicato agli affiliati i nomi degli imprenditori e dei commercianti da vessare. Il capoclan Tibiuccio, inoltre, avrebbe avuto contatti con Peluso, Alibrico, Pezzella e Falco.  Dunque il comparto politico-amministrativo si sarebbe informato sulle imprese aggiudicatarie dei lavori pubblici, mentre le stesse avrebbero ricevuto l’incarico grazie alle determine firmate dal dirigente Zampella.

Così la camorra e i colletti bianchi avrebbero avuto, di fatto, in pugno gli appalti da concedere ai loro favoriti. Il giro delle mazzette avrebbe avuto un ordine preciso: i soldi sarebbero stati versati dagli imprenditori ai politici e al funzionario in cambio degli affidamenti, dopodiché, una quota sarebbe finita anche nelle tasche degli affiliati del clan Angelino.

I RAPPORTI TRA CAMORRA E POLITICA

Cipolletti e Volpicelli avrebbe eseguito le richieste estorsive di Tibiuccio, quindi, gli imprenditori sarebbero stati costretti a pagarli per poter proseguire i lavori. Sempre i due uomini di fiducia del boss si sarebbero occupati di tenere i contatti con Peluso, Alibricio, Falco e Pezzella. Quel filo rosso avrebbe assicurato anche informazioni al clan in merito all’aggiudicazione degli appalti. Emblematiche della metastasi comunale sarebbero le parole di Cipolletti captate in un’intercettazione con Tibiuccio: “Ma ci devono dare i soldi, i primi sono gli Assessori Comunali che hanno preso la delibera e hanno avuto la “mazzetta” subito in tasca”.

Gaetano Angelino era il braccio destro del boss e suo autista, infatti, avrebbe partecipato alle riunioni del clan nelle quali si sarebbero pianificati il racket e l’assegnazione dei lavori pubblici da dare alle imprese ‘amiche’. L’altro uomo di fiducia di Angelino sarebbe stato Raffaele Bervicato che si sarebbe occupato del pizzo, mentre a Raffaele Lionelli sarebbe stato dato il compito di occuparsi dell’arsenale del clan e di tenere i contatti con gli affiliati detenuti.

TRA POLITICA E CAMORRA

Alibrico e Falco si sarebbero avvicinati ai vincitori dell’appalti per intascare i soldi destinati al clan, ma una parte sarebbe stata trattenuta dall’ex consigliere di maggioranza e dall’ex  renziano. Entrambi avrebbero anche informato i vertici della cosca in merito alle imprese vincitrici e sui costi di aggiudicazione degli appalti.

Secondo gli inquirenti sarebbero proprio Alibriaco e Falco gli anelli di congiunzione tra  i due mondi, poiché avrebbero indirizzato le aggiudicazioni alle ditte compiacenti grazie al sostegno del dirigente Zappella. Anche Pezzella sarebbe stato l’intermediario tra l’assessore Peluso, Alibrico e Zampella e i vertici del clan come Volpicelli, Antonio e Gaetano Angelino.

LE COMPLICITA’ CON IL DIRIGENTE COMUNALE

Un ruolo importante dell’inchiesta della Procura è giocato da Zappella, caposettore Lavori Pubblici del Comune di Caivano che avrebbe cooperato con Peluso, Alibrico e Falco. Quindi gli indagati avrebbero scelto le ditte a cui affidare i lavori pubblici, in forma diretta, attraverso il modus della somma urgenza, e in procedura negoziata. Le imprese sarebbero state indicate dai colletti bianchi in cambio di tangenti, le stesse poi finite nelle tasche dei politici e dei camorristi.

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Alessandro Caracciolo
Alessandro Caracciolo
Redattore del giornale online Internapoli.it. Iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti dal 2013.
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