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Impianto rifiuti nell’ex centrale Enel, il Comitato Qualiano–ambiente, salute e territorio dice no

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Abbiamo tante e diverse ragioni da porre sul tavolo della discussione che sta animando il territorio giuglianese, stante il piano presentato dalla Regione Campania per la costruzione di un nuovo impianto nella ex centrale Enel di Giugliano, area che già nel 2013 fu individuata per la costruzione di un impianto di incenerimento (sotto le mentite spoglie del Termovalorizzatore).

La storia delle famose ecoballe di Taverna del Re, delle quali si fa anche un abuso etimologico della parola considerandone la composizione scarsamente ecologica, è qualcosa di noto ormai a chi, nel corso degli ultimi quindici anni, si è interessato delle questioni ambientali della nostra regione. Ad oggi quell’area, ampia circa 130 ettari, resta il più ampio sito di stoccaggio di rifiuti provvisorio della regione Campania.

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Su questa vicenda tante sono state le parole spese al pari dei guai combinati; tante sono state le risposte dei cittadini organizzati, con incontri, assemblee, presidi e, finanche, batoste prese sia in senso figurato che materiale. Una situazione mai risolta, per disinteresse politico di chi ha governato la Regione ed il Comune di Giugliano fino ad oggi o, potremmo dire in maniera speculare, per interesse delle lobby industriali, della criminalità organizzata e delle cricche di potere che costruiscono le loro fortune sullo smaltimento dei rifiuti, con la complicità degli apparati politici e burocratici.

A distanza di tanti anni, dopo chiusure e riaperture del sito, rieccoci con l’ennesimo tentativo della Regione Campania di piazzare un’ambigua soluzione per “smaltire” i rifiuti stoccati, in osservanza alle imposizioni della comunità europea in tema di ambiente. Tale tentativo, tramutatosi già in piano operativo, prevede la realizzazione di un impianto, sito nell’area della ex centrale Enel di Giugliano, per la separazione e spacchettamento dei RSB (termine tecnico con il quale vengono indicate le ecoballe, ovvero Rifiuti Stoccati in Balle) e conseguente produzione di CSS (Combustibile Solido Secondario). In altri termini, un impianto per aprire le balle di rifiuti stoccati, separare da esse i metalli e, infine, confezionare il restante in materiale combustibile. Bruciare, bruciare e ancora una volta bruciare rifiuti, nonostante siano della dubbia composizione.

Giunti a questo punto ci preme analizzare due aspetti di non poco conto: il primo di carattere giuridico, se non anche tecnico-geografico e il secondo di natura più propriamente politico.

La prima questione che poniamo riguarda l’incongruenza presente nella relazione tecnica, vagliata per la realizzazione dell’impianto, con l’analisi geo-ambientale del territorio in questione. All’interno della relazione viene sviluppata un’analisi tecnica di fattibilità progettuale funzionale alla scelta dell’area geografica. In essa vengono quindi esposti criteri e vincoli per individuare il sito da scegliere. L’area di Giugliano viene indicata insieme ad altre nove possibili sottoposte al giudizio. Tra i più importanti criteri esposti troviamo la distanza delle aree interessate dai centri abitati (almeno 500 metri), un’adeguata presenza di infrastrutture e servizi per la viabilità, la vicinanza con il sito di stoccaggio (nella fattispecie Taverna del Re). Tra i vincoli che fungono da deterrente, invece, troviamo l’incompatibilità con aree di interesse nazionale, zone di protezione speciale, aree con attività di tipo idrotermale, aree vulcaniche e, solo tra le ultime righe, fatto passare quasi come elemento di ordine secondario, “aree classificate come inquinate o interessate da sversamenti/interramenti di rifiuti, ovvero da bonificare”, esattamente come recita la relazione tecnico-illustrativa. È proprio questo il caso di Giugliano, con la legge n. 87 del 2007 che vieta la costruzione di nuovi impianti di smaltimento finale su questo territorio. L’impianto in questione, sebbene non preveda lo smaltimento finale, servirà comunque alla filiera, agendo, peraltro, su qualsiasi tipologia di rifiuti stoccati in modo anomalo. Inoltre, la stessa legge, esplicitamente pone l’accento sulla necessaria attività di bonifica da avviare in questo territorio, essendo stato oggetto di attività inquinanti e dannose per la salute dei cittadini. Ciò nonostante, nelle pagine successive della relazione viene indicata, tra tutte quelle prese in esame, l’area di Giugliano in quanto meglio rispondente ai requisiti tecnico-geografici richiesti. Si parla di urbanistica, di infrastrutture, di distanza da case abitate, del sistema interno vantaggioso in termini economici per chi dovrebbe costruire e, molto genericamente, si dice essere consono ai vincoli. Tuttavia, siamo convinti che questa area vada tutelata e non nuovamente sacrificata, sottoposta a inquinamento e speculazioni.

Chi dovrebbe vigilare non vigila, chi dovrebbe garantire non garantisce, chi dovrebbe governare e tutelare il territorio non lo fa negli interessi delle collettività che rappresentano. Allo stato attuale il Sindaco di Giugliano Antonio Poziello, ed il rappresentante della Confsercenti Franco Iacolare, risulta essere tra i primi firmatari favorevoli del progetto. Con questo vogliamo introdurre il secondo aspetto, quello di carattere politico, rimandando sin da subito la questione a chi fa capo, la Regione Campania.

Chi conosce lo stato ambientale disastroso della nostra regione conosce anche le discutibili politiche del governo regionale, guidato dal Sig. De Luca, lo stesso che è finito al centro delle inchieste giornalistiche di fanpage sui traffici illeciti di rifiuti in Campania, essendo coinvolto in via personale insieme alla sua famiglia. Qui si pone un secondo grande problema: come può un soggetto simile decidere ancora in materia ambientale nella nostra terra? E come possiamo, noi cittadini, fidarci di questo governo regionale? Quesiti che non si possono ignorare e ai quali i comitati ambientalisti hanno delle risposte chiare e determinate, come determinata è stata la battaglia culturale e pratica che abbiamo promosso sul territorio di Qualiano e Giugliano nel 2013, per scongiurare la costruzione dell’inceneritore.

Tra tutte le ragioni viene sempre prima la salute di chi abita questo territorio e lo vede quotidianamente morire sotto i colpi del degrado, nel silenzio e nell’immobilismo delle istituzioni, nell’inquinamento e nell’abbandono. Abbiamo, quindi, tutte le nostre ragioni per voler dire la nostra e per poter fare la nostra parte, insieme a tutti i cittadini di Qualiano e di Giugliano. Siamo tutti responsabili delle sorti della nostra terra, a partire da chi riveste ruoli e cariche istituzionali: parlamentari, ministri, sottosegretari, consiglieri regionali, sindaci, consiglieri comunali, rappresentati delle associazioni territoriali, di categoria, e così via. Nessuno, in questa battaglia, può sentirsi sollevato dalle proprie responsabilità verso questo territorio e verso i cittadini che lo abitano. O si è a favore, o si è contro. Chi tace, chi rimanda, chi fa finta di nulla è complice.

Per canto nostro, il Comitato Qualiano – ambiente, salute e territorio metterà in campo tutte le iniziative che saranno necessarie a fermare questo nuovo, ma ennesimo, tentativo di stupro del territorio e continuerà sulla strada che gli ambientalisti qualianesi hanno sempre percorso, vigilando in materia ambientale e tutelando la salute di chi vive e vivrà in questi comuni.

 

Qualiano, 11.09.2018

 

Comitato Qualiano – ambiente, salute e territorio.

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