Gli italiani continuano a diminuire: al primo gennaio di quest’anno i residenti ammontano a 60 milioni 317 mila, 116 mila in meno rispetto allo scorso anno. Il calo è dovuto sostanzialmente al Mezzogiorno e al Centro, mentre nel Nord Italia crescono con un buon ritmo Bolzano (5 per mille), Trento (3,6 per mille), la Lombardia e l’Emilia Romagna. Tra le Regioni del Centro quella con il tasso inferiore di perdita è la Toscana. A determinare il calo della popolazione sono le nascite, decisamente inferiori ai decessi: sono 435 mila contro 647 mila. Si tratta, sottolinea l’Istat, “del più basso livello di ricambio naturale mai espresso dal Paese dal 1918”. La differenza è infatti di 212 mila unità: per ogni 100 persone che muoiono in Italia dunque ne nascono solo 67, dieci anni fa erano 96. L’età media degli italiani si alza a 45,7 anni.
Dati che mettono a repentaglio il futuro: “Chi è anziano come me ha ben presente l’abbassamento di scala della natalità nelle generazioni. Due generazioni prima della mia, i figli erano numerosi; poi si sono ridotti ancora. E questo è un problema che riguarda l’esistenza del nostro Paese. Quindi le famiglie non sono il tessuto connettivo dell’Italia, le famiglie sono l’Italia. Perchè l’Italia non è fatta dalle Istituzioni ma dai suoi cittadini, dalle persone che vi vivono”.
Gli italiani fuggono, gli stranieri continuano ad arrivare
La popolazione residente in Italia è in calo per il quinto anno consecutivo, nonostante il saldo migratorio con l’estero risulti ancora positivo, nel 2019 per 143 mila unità (è la differenza tra 307 mila nuove iscrizioni e 164 mila cancellazioni). Calano gli ingressi di stranieri in Italia: l’anno scorso sono 25 mila in meno rispetto al 2018 e 34 mila in meno sul 2017. La quota di popolazione straniera sul totale è dell’8,9%. Nel flusso con l’estero il problema tuttavia non è rappresentato dalla parte che riguarda gli stranieri, ma gli italiani. Quelli che vanno a vivere all’estero sono superiori a quelli che rientrano: il saldo migratorio degli italiani è negativo per 77 mila unità, mentre quello degli stranieri è positivo per 220 mila unità.
Costante il numero dei figli per donna: a diminuire sono le donne
Guardando invece alle nascite in Italia, nonostante il record negativo, il numero di figli per donne rimane costante, 1,29. E dunque a incidere sul calo non è la decisione delle donne di mettere al mondo meno figli, ma il calo del numero delle donne in età fertile (cioè di età compresa tra i 15 e i 49 anni): si sono ridotte infatti di 180 mila unità. Si alza l’età del parto: la media è di 32,1 anni. L’Italia è un Paese dove le donne ultraquarantenni fanno più figli delle giovani sotto i vent’anni, e quasi non esiste più il divario con la fascia 20-24 anni.