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mercoledì, Giugno 19, 2024
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La guerra sfiorata, le tensioni e gli affari insieme: il difficile rapporto tra i Polverino e gli Orlando

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Il primo e forse l’unico clan della camorra campana, insieme ai Casalesi, ad avere una vera e propria impronta mafiosa. La malavita di Marano si contraddistingue soprattutto per questa particolarità. E’ infatti una criminalità molto legata al territorio ed ai legami familiari. Dai Nuvoletta agli Orlando, passando per i Polverino, nessun clan esterno ha mai comandato la città di Marano se non loro. E quando qualche ‘forestiero’ ha provato a conquistare il territorio, hanno reagito senza scrupoli. Come successo per gli omicidi Pastella e Vigna, affiliati maranesi che decisero di appoggioare Mariano Riccio desideroso di allargare la sfera di influenza degli Amato-Pagano anche a Marano. I traditori furono uccisi dallo stato maggiore degli Orlando raggiunto dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere eseguita nei confronti del boss Antonio Orlando ‘mazzolino’, suo fratello Raffaele ‘o malomm, Armando Lubrano e Vincenzo Polverino ‘peruzzo‘. A indirizzare gli inquirenti verso il gruppo dei ‘Carrisi’ le dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia.

A ripercorrere la storia della camorra Maranese è stato il pentito Giuseppe Simioli, per anni reggente della cosca e che conosce dunque bene origini e sviluppi. “Marano tra il 1965 e la fine degli anni ’80 è stato uno storico feudo del clan Nuvoletta poi soppiantato  dal 1989 al 2014 dal clan Polverino”. In seguito alle indagini culminare con i provvedimenti cautelari eseguiti nel 2011 e nel 2013 nei confronti di capi e affiliati di spicco, il clan Polverino veniva fortemente ridimensionato, consentendo la progressiva sopravanzata del gruppo Orlando che dal 2014 ha iniziato a prendere il sopravvendo grazie ad Antonio Orlando e Armando Lubrano, ai quali si sono aggiunte via via persone che prima erano fedeli ai Polverino.

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Un rapporto, quello tra i Polverino e gli Orlando, nato sotto il segno della tensione tra le due fazioni criminali con conseguenti summit tra i “responsabili” dei rispettivi schieramenti. Infatti nella fase iniziale i due gruppi erano ben distinti e vivevano momenti di grosso contrasto poi, col passare del tempo, i due gruppi criminali si sono riavvicinari sino a dare vita ad un’unica entità camorristica, a forte connotazione orlandiana.

Nel 2015 le organizzazioni criminali egemoni in Marano si erano trovate a dover fronteggiare il tentativo di «invasione» del territorio di Marano di Napoli, da parte della frangia scissionista di Secondigliano capeggiata da Mariano Riccio.

Giuseppe Simioli, reggente dei Polverino dal 2012 al 2017, ha descritto in modo dettagliato le difficoltà incontrate dall’organizzazione criminale di riferimento, in conseguenza dei numerosi arresti patiti, ed il progressivo transito dei giovani affiliati tra le fila del gruppo Orlando. “Dopo l’arresto di Giuseppe Polverino del marzo 2012, la nostra zona di interesse criminale è stata oggetto delle attenzioni criminali di Mariano Riccio, genero di Cesare Pagano, che con l’aiuto di altri soggetti  hanno tentato di prendersi la città. Ne! mese di settembre 2012 abbiamo passato un periodo di forte tensione a causa di questa situazione.

“Ho incontrato gli Orlando ed i fratelli Lubrano, i quali mi garantirono il loro appoggio in caso di contrasti con Riccio. Ho avuto anche modo di parlare con Ruggiero Salvatore, spiegandogli che un loro comportamento poteva portare solo ad una “guerra di camorra”. Fummo rassicurati sul punto, ma ciò nonostante tenemmo alta la guardia in attesa di ulteriori eventi. Devo comunque precisare che durante il nostro predominio gli Orlando erano relegati ad un ruolo assolutamente marginale, infatti Peppe Polverino decise di elargire loro una piccola “quota” derivante dal traffico intemazionale di droga”.

I Polverino, ad un certo punto, si trovarono in difficoltà, sia economica che di uomini così decisero di chiedere aiuto agli Orlando. Giuseppe Simioli racconta: “Decidemmo di fare un accordo con gli Orlando i quali avevano due paranze dedite al traffico di droga. Consegnati 500mila euro per fare un loro investimento di droga non avendo gli stessi liquidità disponibile. Nel mese di gennaio 2013  tornarono da me richiedendo una forte disponibilità economica, nella fattispecie mi chiesero 2/3 milioni di euro e 40.000 € al mese. Considerati anche i nostri impegni economici dovuti al sostentamento delle famiglie dei nostri affiliati detenuti, dissi loro che non era possibile far fronte alle loro richieste. Quanto alla somma di 2-3 milioni di euro, non ho mai corrisposto tale cifra, ho invece corrisposto per diversi mesi la somma di 20.000 €”. 

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Antonio Mangione
Antonio Mangionehttp://www.internapoli.it
Giornalista pubblicita iscritto dalll'ottobre 2010 all'albo dei Pubblicisti, ho iniziato questo lavoro nel 2008 scrivendo con testate locali come AbbiAbbè e InterNapoli.it. Poi sono stato corrispondente e redattore per 4 anni per il quotidiano Cronache di Napoli dove mi sono occupato di cronaca, attualità e politica fino al 2014. Poi ho collaborato con testate sportive come PerSempreNapoli.it e diverse testate televisive. Dal 2014 sono caporedattore della testata giornalistica InterNapoli.it e collaboro con il quotidiamo Il Roma
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