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mercoledì, Maggio 1, 2024
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Mala di Caivano, stop dalla Procura ai ras del Parco Verde

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Per la Procura avrebbero estorto per anni denaro agli imprenditori della zona di Caivano, in provincia di Napoli. Oltre a pretendere il pagamento del “pizzo”, imponevano anche chi assumere decidendo quindi a tavolino i posti di lavoro. Il clan era riuscito anche a monopolizzare il settore caseificio. Oltre a questo il clan continuava a detenere il monopolio dei traffici di droga della zona.  A farne le spese erano alcuni produttori non vicini ai Sautto-Ciccarelli, attivi sopratutto nella zona di Caivano e nei comuni limitrofi. Veniva infatti imposto il divieto a un imprenditore di vendere i propri prodotti caseari nel territorio di Caivano. Il tutto per favorire un altro soggetto colluso con l’organizzazione criminale i cui prodotti, tra cui le mozzarelle, venivano invece imposti a un supermercato locale. L’organizzazione camorristica aveva la sua roccaforte nel Parco Verde, una delle piazze di spaccio tra le più grandi d’Europa. Oltre venti persone finirono nella rete dei carabinieri di Castello di Cisterna e quell’inchiesta è culminata con le condanne d’appello nel giugno scorso. Condanne che non hanno soddisfatto la Procura generale che ha fatto ricorso in Cassazione sia riguardo la continuazione sia per le generiche, ovvero per un’eccessiva diminuzione di pena. Tra le posizioni spiccano quella di Domenico Ciccarelli che, condannato a cinque anni in appello in continuazione, era sul punto di essere scarcerato ed ora, in virtù di tale ricorso, rimarrà in carcere. Stessa posizione per un altro pezzo da novanta del sistema del Parco Verde, Nicola Sautto: il ras era stato condannato in appello a sette anni.

Nessun ricorso per Pasquale Fucito ‘o marziano

Nessun ricorso è stato fatto invece riguardo la posizione di Pasquale Fucito ‘o marziano (difeso dall’avvocato Rocco Maria Spina). Fucito, già assolto dall’associazione, è stato l’unico per il quale non è stata impugnata la sentenza. Riguardo le altre condanne d’appello sono state impugnate le sentenze riguardanti le posizioni di Francesco Cordua, 6 anni e 8 mesi; Emanuele De Simone, 7 anni e 2 mesi; Antonio Della Ratta, 10 anni e 4 mesi; Luigi Ferraiuolo, 11 anni; Cristofaro Iuorio, 6 anni e 8 mesi; Pietro Iuorio, 6 anni e 8 mesi; Alfredo Mauro, 6 anni e 8 mesi; Diego Mirti, 6 anni e 8 mesi; Gennaro Sautto, 6 anni e 8 mesi a fronte dei precedenti 14 anni;
Salvatore Sautto, 6 anni e 8 mesi; Benedetto Sgambati, 7 anni e 8 mesi; Emanuele Sorio, 6 anni e 8 mesi, Antonio Cocci (3 anni), Ciro Lobascio (4 anni), Gennaro Masi (3 anni) Vincenzo Iuorio (3 anni).

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Una delle piazze di spaccio più grandi d’Europa

C’entra, infatti, la camorra nell’organizzazione di un mercato che ha pochi eguali nel resto dell’Europa occidentale ed è il frutto di un sistema ben collaudato che fruttava una quantità impressionante di denaro liquido. In totale erano 14 le piazze di spaccio attive all’interno del Parco Verde. Tutte facenti capo a Nicola Sautto e al suo clan, già colpito da una precedente operazione effettuata nel novembre del 2019, frutto sempre della stessa indagine. Le piazze funzionavano in maniera autonoma ma dovevano chiedere tutte l’autorizzazione a funzionare a Sautto e dovevano versare alle casse del clan una tangente. In alcuni casi si trattava di una percentuale sulle vendite, in altri di una quota fissa di 60mila euro al mese come nel caso di Pasquale Fucito che versava i soldi direttamente a Sautto. Anche l’approvvigionamento della droga doveva avvenire passando per il clan.

I “capi-piazza-imprenditori”

La gestione della piazza era poi demandata ai singoli “capi-piazza-imprenditori” che si assumevano il rischio d’impresa ed erano costretti a pagare il clan anche in caso di perdite o di spese dovute ad arresti. Nell’ordinanza di custodia cautelare è riportato, per esempio, il caso di Antonio Cocci, affiliato del clan Ciccarelli, costretto a pagare la cocaina 36mila euro al chilo. Una spesa diventata un debito maturato con Sautto che è stato costretto a pagare nonostante il suo clan fosse stato decimato dal blitz di fine 2019 e i “carcerati” avevano bisogno di assistenza legale. In ogni caso tutti i contrasti venivano sedati da Nicola Sautto che incontrava i capi-piazza sul lastrico del suo palazzo e mediava come nelle scene dei più diffusi gangster movie. Il suo più importante atto di mediazione è stato quello di far “firmare” la pace tra il clan Ciccarelli e il gruppo di Massimo Gallo. L’accordo era che fuori Caivano, gli uomini di Gallo potessero continuare a spacciare senza mettere piede nella cittadina a nord di Napoli.

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