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“Non vogliamo andare a Nisida”, rivolta nel carcere minorile: tentativo di fuga anche al Beccaria

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“La sfrontatezza, il menefreghismo, il mancato rispetto delle regole minime ed il senso di impunità di cui sono convinti di godere taluni detenuti del carcere minorile di Bologna sono tali che assistiamo ogni giorno a incredibili e gravi episodi di violenza tanto che ci chiediamo cosa ci stiamo a fare in carcere a prendere ogni giorno sputi, insulti, minacce e parolacce se il primo a non tutelarci è quello Stato che noi rappresentiamo nelle galere regionali e della Nazione…”. E’ sconfortato Francesco Campobasso, segretario per l’Emilia-Romagna del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, nel raccontare quel che è avvenuto nelle ultime ore nel carcere minorile del Pratello, dove un detenuto ha prima dato in escandescenza per non essere trasferito e poi si è scagliato, insieme ad un altro ristretto, contro il Comandante del Reparto ed alcuni poliziotti, ferendone uno al volto. “Questa volta i fatti sono avvenuti durante una esecuzione del trasferimento di un detenuto dall’Ipm di Bologna a quello di Nisida, nel Napoletano. Il detenuto, dopo essersi rifiutato e incurante della mediazione del Comandante Dirigente Aggiunto di Polizia Penitenziaria, ha attuato resistenza, evitando di farsi ammanettare. Contemporaneamente ed unitamente ad altro detenuto si scagliava contro il comandante e altri colleghi, procurando anche delle ferite al volto di un poliziotto“.

“Così non si può più lavorare”, denuncia Campobasso. “Quel che è accaduto evidenzia ancora una volta come dentro le carceri del nostro Paese, ma in particolare in quelle per minorenni (dove in realtà ci stanno, per assurdo, detenuti fino a 25 anni di età!), siano saltati completamente tutti gli schemi e in alcuni detenuti non siano presenti anche solo il più pallido bagliore delle elementari regole di educazione e viver civile. Basta! Ci vuole una presa di coscienza e un cambio di marcia che garantisca sicurezza dentro e fuori le mura detentive o presto l’ondata di violenza sarà incontenibile e non si potrà dire che il SAPPE non l’aveva detto!”.

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Per Donato Capece, segretario generale del SAPPE, “ormai, episodi come questi, in quasi tutti i penitenziari della Nazione sono all’ordine del giorno tanto da non fare più né notizia sull’opinione pubblica e, cosa ancor peggio, da considerare il quanto non più fatti di una sbalorditiva gravità, ma quasi come ordinaria amministrazione. È seria preoccupazione, da parte del personale di Polizia Penitenziaria, che se l’andamento di violenza, che sta caratterizzando questo periodo storico, che non trova eguali negli ultimi 20anni, a dover garantire la sicurezza e legalità all’interno degli Istituti Penitenziaria, dovrà essere chiamato l’Esercito e ciò per la semplice conseguenza dell’alto numero di feriti che si registrano tra il personale del Corpo di polizia penitenziaria”.

“Quel che è avvenuto decreta che il sistema della pena minorile è da rifondare perché è stato ed è gestito in maniera fallimentare: ora mi auguro che vengano raccolti i nostri appelli che da decenni lanciamo per una nuova esecuzione della pena ed un nuovo ruolo del Corpo di Polizia Penitenziaria, mai raccolti dalla politica e dalle istituzioni. Non lasciate soli le donne e gli uomini del Corpo: il tracollo del sistema è dietro l’angolo”, conclude Capece: ““servono regole ferree per ristabilire ordine e sicurezza nelle carceri, attuando davvero quella tolleranza zero verso i detenuti violenti che, anche in carcere, sono convinti di poter continuare a delinquere nella impunità assoluta! Qui serve, forte ed evidente, la presenza dello Stato, che non può tollerare questa diffusa impunità, e servono provvedimenti urgenti ed efficaci!”.

MILANO, FOLLIA AL “BECCARIA”: DETENUTI DEL CARCERE MINORILE SEMINANO IL PANICO, AGGREDISCONO POLIZIOTTI, DANNO FUOCO ALLA STRUTTURA E TENTANO FUGA IN MASSA

“Ancora c’è chi si ostina a chiamare ‘poveri ragazzi’ questi delinquenti criminali? La sfrontatezza, il menefreghismo, il mancato rispetto delle regole minime ed il senso di impunità di cui sono convinti di godere taluni detenuti del carcere minorile di Milano sono tali che assistiamo ogni giorno a incredibili e gravi episodi di violenza tanto che ci chiediamo cosa ci stiamo a fare in carcere a prendere ogni giorno sputi, insulti, minacce e parolacce se il primo a non tutelarci è quello Stato che noi rappresentiamo nelle galere regionali e della Nazione…”. E’ sconfortato Alfonso Greco, segretario per la Lombardia del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, nel raccontare quel che è avvenuto nelle ultime ore nel carcere minorile Beccaria di Milano. “Questa volta i fatti sono avvenuti nella notte. Tutto è successo perché un detenuto aveva la tosse: a mezzanotte gli hanno procurato lo sciroppo ma lo ha rifiutato! Poi un gruppo di detenuti hanno incendiato un materasso e quando il poliziotto ha aperto la cella per intervenire, i ristretti lo hanno accerchiato e picchiato! Gli hanno rotto il labbro, la testa e spruzzato l’estintore in faccia! Sono scesi, hanno colpito altri colleghi e hanno preso le chiavi e sono usciti all’aria! Sicuro volevano evadere! È arrivato supporto anche dai vigili del fuoco, polizia e carabinieri. Tre detenuti inviati in ospedale, rientrati all’Ipm entro due ore mentre i poliziotti feriti sono sei, quello picchiato, uno con trauma cranico e gli altri intossicati”

“Così non si può più lavorare”, denuncia Greco. “Quel che è accaduto evidenzia ancora una volta come dentro le carceri del nostro Paese, ma in particolare in quelle per minorenni (dove in realtà ci stanno, per assurdo, detenuti fino a 25 anni di età!), siano saltati completamente tutti gli schemi e in alcuni detenuti non siano presenti anche solo il più pallido bagliore delle elementari regole di educazione e viver civile. Basta! Ci vuole una presa di coscienza e un cambio di marcia che garantisca sicurezza dentro e fuori le mura detentive o presto l’ondata di violenza sarà incontenibile e non si potrà dire che il SAPPE non l’aveva detto!”.

Per Donato Capece, segretario generale del SAPPE, “ormai, episodi come questi, in quasi tutti i penitenziari della Nazione sono all’ordine del giorno tanto da non fare più né notizia sull’opinione pubblica e, cosa ancor peggio, da considerare il quanto non più fatti di una sbalorditiva gravità, ma quasi come ordinaria amministrazione. È seria preoccupazione, da parte del personale di Polizia Penitenziaria, che se l’andamento di violenza, che sta caratterizzando questo periodo storico, che non trova eguali negli ultimi 20anni, a dover garantire la sicurezza e legalità all’interno degli Istituti Penitenziaria, dovrà essere chiamato l’Esercito e ciò per la semplice conseguenza dell’alto numero di feriti che si registrano tra il personale del Corpo di polizia penitenziaria”.

“Quel che è avvenuto decreta che il sistema della pena minorile è da rifondare perché è stato ed è gestito in maniera fallimentare: ora mi auguro che vengano raccolti i nostri appelli che da decenni lanciamo per una nuova esecuzione della pena ed un nuovo ruolo del Corpo di Polizia Penitenziaria, mai raccolti dalla politica e dalle istituzioni. Non lasciate soli le donne e gli uomini del Corpo: il tracollo del sistema è dietro l’angolo”, conclude Capece: ““servono regole ferree per ristabilire ordine e sicurezza nelle carceri, attuando davvero quella tolleranza zero verso i detenuti violenti che, anche in carcere, sono convinti di poter continuare a delinquere nella impunità assoluta! Qui serve, forte ed evidente, la presenza dello Stato, che non può tollerare questa diffusa impunità, e servono provvedimenti urgenti ed efficaci!”.

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