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sabato, Aprile 27, 2024
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Omicidio a Ponticelli, il boss De Micco si difende:«Parlavamo di una partita di biliardo»

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Ha cercato di respingere le accuse a partire proprio dal sequestro e dalle minacce proferite a Giovanni Mignano, ossia colui che gli avrebbe indicato il nome di Carmine D’Onofrio poi ucciso. Il boss Marco De Micco, per il quale è stato deciso il carcere nonostante la mancata convalida del fermo a suo carico (leggi qui l’articolo), ha negato di conoscere Mignano provando dunque a smontare le accuse della Dda. De Micco è difeso dall’avvocato Stefano Sorrentino. Dopo ore di violenza Mignano avrebbe pronunciato un nome: Carmine. Sarà la condanna a morte per il giovane che solo qualche mese prima aveva saputo di essere figlio di Giuseppe De Luca Bossa, nemico storico dei ‘Bodo’. I due avrebbero dunque piazzato la bomba carta sotto casa di De Micco in via Piscettaro, azione che avrebbe decretato la condanna a morte del giovane. Nelle intercettazioni ambientali si sentono i rumori degli schiaffi contro Mignano con De Micco che urla contro di lui:«Vattene, senti a me è meglio che te ne vai, vattene, è meglio!». In una successiva intercettazione Ciro Ricci, che era stato comandato dallo stesso De Micco di trovare quel giovane, ha una conversazione con Antonio De Micco, padre del boss che gli rivela che «Lo hanno picchiato malamente», alludendo proprio a Mignano. Ricci, parlando dell’autore, dichiara che l’unica soluzione da adottare è quella dell’omicidio:«Ora lo devono atterrare, lo devono uccidere, lo devono uccidere e basta! E sì, e non se ne importano, questi devono morire, devono morire proprio, lo devono atterrare e non lo devono trovare!».

La difesa di De Micco: il riferimento a una partita di biliardo

Una ricostruzione, questa, che si basa su alcune intercettazioni ambientali raccolte grazie alle microspie posizionate all’interno dell’abitazione di De Micco, luogo dove il brutale interrogatorio sarebbe avvenuto. Una ricostruzione che, tuttavia, è stata ampiamente contestata dallo stesso De Micco e dal suo difensore. Come evidenziato dal legale non vi sarebbe certezza circa l’identificazione delle persone coinvolte visto che molte persone vengono chiamate per nome. Inoltre, per il legale di De Micco, nelle parole ‘riprese’ dalla cimice si farebbe riferimento ad una partita di biliardo e non all’organizzazione del delitto. Argomentazioni che non hanno fatto breccia presso il gip che, pur non convalidando il fermo, ha deciso per il carcere per il boss.

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