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mercoledì, Maggio 1, 2024
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Presunti killer liberi e mandanti in carcere: lo strano caso dell’omicidio Autuori

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Ritenuti gli autori materiali dell’omicidio ma sono indagati a piede libero mentre mandanti ed intermediari sono finti in carcere. E’ lo strano caso di Antonio Tesone o’ bastardo e Gennaro Trambarulo. Dall’ordinanza che ha portato all’arresto di 5 persone per il delitto di Aldo Autuori, sarebbero loro i due sicari presi in prestito dai clan Licciardi e Mallardo per eliminare l’imprenditore, che aveva fatto “lo scostumato”- come emerge da un’intercettazione- con i reggenti dei Pecoraro-Renna a Pontecagnano. Autuori, dopo un lungo periodo di detenzione, si era rimesso in affari nel settore dei trasporti su gomma ed aveva iniziato a pestare i piedi a Francesco Mogavero, riferimento sul territorio in quel campo. Quest’ultimo, anche attraverso i Cesarano di Castellammare, ha chiesto in prestito all’Alleanza di Secondigliano i sicari.

Poche settimane prima dell’agguato mortale in Via Alfani, Autuori aveva avuto una discussione proprio con Mogavero e con i gemelli Sergio ed Enrico Bisogni, referenti del clan Pecoraro-Renna. In quell’occasione, avrebbe fatto “lo scostumato” e per questo andava punito. Ma per farlo, Mogavero ed i Bisogni pensano di chiedere supporto ad esponenti dei clan Licciardi e Mallardo dell’area napoletana e stabiese. Il perché è presto spiegato da due motivi. In primo luogo la necessità di fare un lavoro “pulito”, da professionisti, con manovalanza abituata a sparare ed uccidere; in secondo luogo, per il rapporto d’affari che lega i reggenti dei Pecoraro-Renna ai Licciardi-Mallardo, proprio nel settore del trasporto su gomma.

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 Le tappe sono serrate, le precauzioni accurate ma non sufficienti a depistare Procura e Carabinieri, che mappano le chiamate dalle cabine telefoniche, gli sms, gli appuntamenti e gli incontri tra Mogavero, Bisogni e Luigi Di Martino di Castellammare di Stabia, intermediario per il clan Mallardo.

Il collegamento con i Licciardi, invece, è assicurato dal killer Antonio Tesone; mentre l’altro esecutore materiale del delitto- Gennaro Trambarulo- viene prestato proprio dai Mallardo dopo il via libera arrivato dal boss in libertà vigilata a Sulmona. Nonostante il pesante quadro indiziario, il gip ha ritenuto non sufficienti gli elementi di colpevolezza a carico di Tesone e Trambarulo, negando il loro arresto. Ma la Direzione Distrettuale Antimafia ha già pronto il ricorso a Riesame. Nei prossimi giorni ci saranno anche gli interrogatori delle persone arrestate.

l boss del clan Cesarano Luigi Di Martino, conosciuto col soprannome di ‘o profeta, raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere con l’accusa di aver partecipato all’omicidio di Aldo Autuori, avvenuto a Battipaglia nel 2015. E’ il risultato di un’indagine della Dda che, ieri mattina, ha applicato cinque misure di custodia cautelare nell’ambito di un’indagine che ha svelato l’esistenza di un patto di ferro tra i clan Mallardo di Napoli, Cesarano di Castellammare e Pompei e la cosca Pecoraro attiva nella Piana a Sud di Salerno.

Il delitto Autuori

Erano le 20.30 del 25 agosto 2015 quando Aldo Autuori, un piccolo boss che stava provando a mettersi in proprio, venne affrontato dai sicari a Pontecagnano. I primi due colpi di una calibro 9 non lo uccisero; sanguinante, tentò di scappare rifugiandosi in un vicolo, ma i due sicari, con casco integrale in sella a uno scooter, lo raggiunsero e lo finirono esplodendo altri due proiettili. Morì così Aldo Autuori, nei pressi di un bar in piazza a Pontecagnano Faiano, nel Salernitano. Ieri, dopo quasi quattro anni di indagini affidate ai carabinieri della Compagnia di Battipaglia, la Direzione distrettuale antimafia di Salerno, nonostante l’arma non sia stata mai trovata, ha chiuso il cerchio e ha chiesto e ottenuto dal gip un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per cinque persone, di cui quattro già detenute per altro. Nell’inchiesta, risultano indagate altre due persone che, per i pm titolari del fascicolo Marco Colamonici e Rocco Alfano, sarebbero i due esecutori materiali del delitto, per i quali, però, il giudice per le indagini preliminari ha rigettato la richiesta di misura e la procura ha già presentato ricorso al Riesame.

Il movente

Il delitto metterebbe in luce una collaborazione tra diversi clan campani, tanto che è stata necessaria una sinergia tra la procura antimafia salernitana e quella napoletana. La ricostruzione della Dda descrive come mandanti dell’omicidio Francesco Mogavero ed Enrico Bisogni, due elementi di spicco del clan Pecoraro-Renna operante nella Piana a Sud di Salerno. I due si sarebbero rivolti a Luigi di Martino, detto ‘o profeta, affiliato al clan Cesarano di Castellammare di Stabia, chiedendogli una “collaborazione” per l’esecuzione materiale dell’omicidio. Di Martino, a sua volta, avrebbe fatto da intermediario tra i mandanti e gli esecutori materiali del delitto rivolgendosi a Francesco Mallardo, capo indiscusso dell’omonimo clan di Giugliano in Campania, il quale avrebbe, poi, dato incarico di uccidere Autuori ad Antonio Tesone, alias ‘uomo della masseria’, e a Gennaro Trambarulo. Le risultanze investigative hanno svelato come Francesco Mallardo, che all’epoca dei fatti era sottoposto al regime della libertà vigilata a Sulmona, sarebbe stato, più volte, contattato e raggiunto in Abruzzo da Luigi Di Martino, al quale avrebbe fornito la disponibilità dei suoi uomini a compiere il delitto. In questo contesto, si inserisce la figura di Stefano Cecere, stretto collaboratore Di Mallardo, che avrebbe fatto da trait d’union con Luigi Di Martino. Cecere e’ stato il primo ad essere arrestato a Giugliano in Campania, tra ieri sera e stamattina, perchè risultava irreperibile e i militari dell’Arma hanno scoperto che aveva in uso una scheda telefonica intestata ad una persona deceduta. Dalle investigazioni, è emerso, per il procuratore capo facente funzioni Di Salerno, Luca Masini, “il forte legame tra Francesco Mogavero ed Enrico Bisogni con Luigi Di Martino del clan Cesarano, tanto da consentire ai primi di chiedere l’aiuto al secondo per eseguire l’omicidio”.

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